La Roma a capo chino dopo la sconfitta dell'Allianz ma pienamente in corsa per gli ottavi
In due settimane si è passati da un “possiamo giocarcela con tutti, anche il Bayern non fa paura” ad un più realistico “loro sono più forti, vincere era impossibile, l’importante era limitare i danni“. Lo ha detto esplicitamente Daniele De Rossi a fine partita, lo aveva fatto intendere chiaramente Rudi Garcia già prima del fischio d’inizio del signor Cakir schierando una Roma, per la prima volta in stagione, con un 4-4-2 (Florenzi giostrava largo sulla linea di metà campo a dar manforte in copertura, ndr). Evitare un’altra mortificazione per evitare contraccolpi al morale e in campionato, il vero obiettivo dichiarato. Missione compiuta?
Una splendida veduta dell’Allianz Arena
Se si guarda al dato numerico, certamente sì: un 2-0 all’Allianz Arena non fa scandalo e lascia i giallorossi in una nutrita compagnia di squadre anche con maggior blasone che in Baviera hanno lasciato ( e lasceranno) i tre punti; inoltre l’inatteso “regalo” dell’Etihad Stadium dove il City, rivale designato per il secondo posto, si è suicidato con il Cska (ora in corsa per la qualificazione più degli inglesi) avvicina ancora di più per i capitolini il passaggio del turno. Paradossi della formula a gironi. Ma se si vuole andare un pò più in là del proprio naso, lo spettacolo (?) offerto dalla Roma è stato abbastanza avvilente. Le uniche due conclusioni verso la porta di Neuer (peraltro nella stessa azione) sono arrivate a meno di dieci minuti dal 90′ con il risultato già in ghiaccio per i bavaresi. Non a caso propiziate da un’accelerazione di Gervinho, il giocatore ideale per sfruttare gli spazi in una partita votata al sacrificio e al contenimento condito da ripartenze. Già, le ripartenze. Non se ne sono viste. E neppure Gervinho, per la verità. Almeno sino al 27′ della ripresa. Una sfacciata rinuncia anche ad una sola ipotesi di provare a materializzare la pur aleatoria una possibilità su dieci di cui si era dibattuto alla vigilia.
Piatto destro e palla in buca: è l’1-0 di Ribèry
A fronte di tale atteggiamento, un Bayern in vistoso imbarazzo nella prima mezz’ora, incapace di trovare la chiave per forzare il fortino giallorosso, ma prontissimo a sfruttare una veloce transizione propiziata da una palla rubata a metà campo. E con l’infermeria piena non meno dei dirimpettai. Non il miglior Bayern, certo, ma sufficiente, anche senza il “marziano” Robben (problemi intestinali per lui accusati nel pomeriggio), a portare a casa il bottino pieno che garantisce a Guardiola e ai suoi la qualificazione matematica con due turni d’anticipo. Chiaro che poi, se di fronte hai chi non riesce neppure a crearti un minimo di apprensione, premendo premendo, anche a ritmi non da offshore, il gol è solo questione di tempo.
Troppo spavalda la Roma all’Olimpico, si era detto. Non a torto. Eccessivamente rinunciataria quella vista all’Allianz. E’ altrettanto giusto riconoscerlo.
David Alaba, il “tuttocampista” del Bayern
Sugli scudi, oltre a un impeccabile Benatia (una grande rivincita, la sua), David Alaba, di padre nigeriano, madre filippina e passaporto austriaco. Nominalmente un terzino sinistro, di fatto capace di coprire quattro ruoli diversi, laddove nel nostro calcio si fa fatica a trovare anche un solo elemento in grado di farne decentemente anche solo due. Un giocatore, Alaba, universale e polivalente, tanto in campo quanto come corredo genetico. La personificazione di ciò che significhi oggi un calciatore moderno. Da una sua volata è venuto l’assist per il colpo da biliardo di Ribèry che sbloccato il risultato. Peccato che l’infortunio accusato nel secondo tempo costringerà l’austriaco in tribuna per i prossimi due mesi.
Gli infortuni, ecco un’altra nota dolente di questa Roma: Florenzi, già dolorante per un appoggio del piede poco delicato nella prima frazione, ha dovuto alzare bandiera bianca nella ripresa. Trauma distorsivo e contusivo alla caviglia destra per lui. Contro il Torino, domenica, marcherà certamente visita. A fargli compagnia, con ogni probabilità, anche Keita (si sospetta un problema al flessore della coscia destra) e Holebas (una botta al costato con tanto di vomito in campo). Piove sul bagnato.
Il raddoppio di Mario Goetze
Nella ripresa dove la Roma, già sotto nel punteggio, avrebbe potuto spostare un pò più avanti il proprio baricentro non avendo più nulla da perdere, paradossalmente, è invece uscito il Bayern che ha trovato la convinzione per schiacciare ancor più i giallorossi nella propria area. Qualcosa di simile a Olanda-Italia, la semifinale di Euro2000. Ma con un esito molto diverso: il gol di Goetze su assist di Lewandowski, altro mirabile esempio di giocatore multidimensionale nonostante la stazza, ha chiuso il sipario.
Le uniche buone notizie, per Garcia e soci, sono venute da Manchester dove il City ha confermato di attraversare un periodo veramente buio (terzo a sei punti dal Chelsea in Premier con già due sconfitte sul groppone e due miseri punti in quattro gare di Champions) e si è fatto battere a domicilio dall’ex fanalino di coda, Cska Mosca per 1-2 (doppietta di Doumbia)con ben due espulsi a carico (Fernandinho e Yaya Tourè). Alla Roma sarebbero sufficienti quattro punti in due partite per andare avanti, ma potrebbero bastarne addirittura solo due (sempre che il Cska non sbanchi Monaco e/o il City non pareggi dal 2-2 in su all’Olimpico). Ora, dalla prospettiva di giocarsi la qualificazione con i “citizens” nell’ultimo turno all’Olimpico, si passa ad un crocevia anticipato di un turno, il prossimo del 25 novembre, a Mosca con il Cska. Meglio? Peggio? Di certo non muta la circostanza che alla Roma potrebbero andar bene due risultati su tre (ma con una vittoria a Mosca e una contemporanea affermazione del Manchester su un Bayern già pago, la qualificazione sarebbe assicurata con un turno d’anticipo), ma un conto è giocare tra il caldo abbraccio dei propri tifosi, altro nel gelo moscovita. Però, a parte il diverso valore tecnico che rende i russi comunque molto meno pericolosi degli inglesi, è anche da dire che il Cska dovrà scontare il terzo turno di squalifica dei propri tifosi e soprattutto che, dovendo farsi carico di provare a vincere, dovrà tentare di fare la partita senza potersi appoggiare agli spazi concessi da avversari arrembanti. In sostanza, la squadra di Slutski sarà chiamata a fare ciò che gli riesce meno bene. Quanto alla Roma si spera che per il 25 novembre l’infermeria sia più vuota.
Adesso, il tempo dei calcoli è finito, ora Garcia dovrà dismettere i panni del ragioniere e tornare a vestire quelli che lo hanno fatto conoscere e apprezzare in quest’anno e spiccioli dal tifo romanista. Quattro sconfitte in un solo mese sono tante ma potrebbero servire a crescere.
Leo Messi, la doppietta di Amsterdam lo porta a 71 reti con Raùl e CR7
Quanto alle altre gare in programma, da segnalare le qualificazioni già ottenute da Psg e Barcellona nel Gruppo F, con tanto di doppietta di un ritrovato Messi (il primo di testa, una rarità) che raggiunge a quota 71 reti Raùl e CR7 come miglior marcatore di sempre in Champions, e del Porto nel Gruppo H.
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