Arriva oggi alla Camera il disegno di legge promosso dal M5S per il dimezzamento degli stipendi dei parlamentari ma le speranze che il testo passi sono ben poche. E questo non solo per le difficoltà di approvazione di un provvedimento che “danneggia” la stessa assemblea che è chiamata a votarlo.
Bebbe Grillo parla di “giornata storica” e già sabato, tramite un videomessaggio sul suo blog aveva invitato gli attivisti a scendere in piazza domani alle 15 davanti Montecitorio. Dichiarazioni a parte però, sembra che sia il M5S il primo a non credere nel provvedimento, che infatti arriva alla Camera senza un relatore e con più di 100 emendamenti.
“Quali sono le possibilità che la proposta m5s di legge sul dimezzamento delle indennità dei parlamentari passi? Le stesse che io mi iscriva al PD, ovvero nessuna” si legge sul profilo facebook di Roberta Lombardi, prima firmataria del ddl ed ex presidente del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati.
I parlamentari italiani hanno attualmente gli stipendi più alti d’Europa. La proposta dei grillini è estrema: tagliare del del 50 per cento la parte fissa dell’indennità (da 5mila a 2500 euro netti al mese) e ridurre la diaria. Proporre un testo che già si sa avere poche speranze di passare così com’è, potrebbe far pensare a un’ennesima stoccata al Governo Renzi, in piena campagna referendaria in vista del voto del 4 dicembre.
Con il ddl del M5S, scrive infatti Grillo, “si risparmierebbe di più che con la riforma costituzionale” che mira a ridurre il numero dei Senatori (con funzioni diverse da quelle di ora) da 315 a 100. I risparmi per le casse dello Stato sarebbero fino a 87 milioni di euro (61 milioni dalle indennità e 25 milioni dalle spese).
“Il Pd è favorevole a ridurre gli stipendi, il problema è come farlo – ha spiegato ieri Matteo Renzi – . Ad esempio potremmo dare ai parlamentari l’indennità sulla base delle presenze. Di Maio ha il 37 per cento delle presenze e prende il doppio di me che non sono parlamentare. Alla fine del mese gli si dia il 37 per cento dello stipendio” ha concluso il premier.
La proposta dei grillini è l’ultima di una lunga lista serie di tentativi di riduzione dei costi della politica. In epoca recente, il primo confronto tra gli stipendi dei parlamentari italiani e quelli europei è avvenuto nel 2010, in ambito della commissione Giovannini, presieduta appunto dall’allora presidente dell’Istat. Negli anni tra il 2006 e il 2013 vi sono state ulteriori riduzioni di circa il 10% sull’indennità parlamentare. Infine, il 20 settembre 2012, l’Ufficio di Presidenza della Camera ha deliberato la stabilizzazione, fino a tutto il 2015, delle misure di riduzione dell’indennità parlamentare e di sospensione del suo adeguamento. Quello del M5S è il loro ottavo tentativo. I grillini ci avevano provato con ordini del giorno alla legge di Bilancio e altre due con emendamenti alla riforma della Costituzione (tutti bocciati dalla maggioranza).
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
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