Fabrizia Di Lorenzo è morta nell’attentato di lunedì scorso a Berlino. Lo ha confermato in una nota il ministro degli Esteri Angelino Alfano:
La magistratura tedesca, così come ha comunicato il ministero degli Affari Esteri della Germania, ha esaurito le verifiche necessarie e purtroppo, ormai c’è la certezza che, fra le vittime, c’è l’italiana Fabrizia Di Lorenzo.
“Sono affettuosamente vicino alla famiglia e ai suoi cari, condividendone l’immenso dolore”, continua Alfano.
Anche il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha dedicato un tweet alla giovane italiana rimasta uccisa nella strage:
L’Italia ricorda Fabrizia Di Lorenzo, cittadina esemplare uccisa dai terroristi. Il Paese si unisce commosso al dolore della famiglia.
Il principale sospettato per l’attentato, costato la vita a 12 persone, ora ha un nome e un volto: si chiama Anis Amri, anche se negli ultimi anni ha usato una mezza dozzina di nomi falsi, ed è nato nel 1992 nei dintorni di Kairouane, in Tunisia.
Il mandato di arresto europeo emesso nei suoi confronti lo definisce “armato e pericoloso”. Il ministro dell’Interno tedesco, Thomas de Maizière, ha precisato che non si tratta necessariamente del colpevole della strage, ma dopo la falsa pista del profugo pakistano fermato lunedì sera e poi scagionato dal DNA gli elementi resi noti fanno pensare che le indagini abbiano imboccato la via giusta.
Prima di arrivare in Germania, Anis Amri aveva passato quattro anni in carcere in Italia: era stato condannato per una violenta rissa scoppiata in un centro di accoglienza di Lampedusa. Secondo la ricostruzione di Politico era sbarcato nell’isola a febbraio 2011, senza documenti, e aveva detto di essere ancora minorenne: per queste due ragioni fu costretto a rimanere nel centro di accoglienza, allora particolarmente affollato, fino alla rissa dopo la quale fu arrestato.
Le autorità italiane – prosegue il giornale online – lo hanno rimesso in libertà nel 2015, in leggero anticipo rispetto alla scadenza prevista, per poterlo rimpatriare, ma il procedimento si è arenato perché dalla Tunisia non sono arrivati in tempo i documenti di riconoscimento necessari: la Repubblica sospetta si sia trattato una dimenticanza voluta da Tunisi. Alla fine si è riuscito solo a consegnargli un foglio di via valido per tutta la zona Schengen, e da allora il governo italiano ne ha perso le tracce.
Con ogni probabilità è allora che si è trasferito in Germania, prima in Renania del nord-Vestfalia, poi, dallo scorso febbraio, a Berlino. La sua richiesta di asilo è stata respinta a giugno, ma le autorità non lo hanno potuto rimpatriare perché non aveva un documento d’identità. È sparito nel nulla da novembre fino a lunedì, quando una copia del suo provvedimento di espulsione italiano è stata ritrovata nel camion usato per la strage.
Questo nonostante la polizia tedesca lo conoscesse bene: da gennaio scorso il suo nome compariva in una lista di potenziali terroristi, e proprio per questo motivo è stato sotto sorveglianza da marzo a settembre. Ralf Jäger, ministro dell’Interno dello stato Renania del nord-Vestfalia, ha detto alla stampa che diverse agenzie di sicurezza tedesche sospettavano volesse compiere “un grave atto di violenza contro lo stato”. Secondo la radio bavarese Bayerische Rundfunk, aveva già provato a procurarsi un fucile automatico tramite conoscenti in Francia. Il New York Times ha scritto che anche le autorità USA si erano occupate di lui e l’avevano inserito nella no fly list, l’elenco delle persone cui è vietato imbarcarsi su aerei che decollano o atterrano sul territorio nazionale.
Il suo nome è stato legato al circolo salafita di Ahmad Abdelaziz, anche noto come Abu Walaa, un predicatore iracheno arrestato a Hildesheim lo scorso novembre con l’accusa – che lui nega categoricamente – di far propaganda all’ISIS. Non è chiaro come Amri sia diventato un jihadista: secondo il padre, prima di partire per l’Europa era già un violento, ma beveva e faceva uso di droghe. A raccogliere la sua testimonianza è stata Bel Trew, una giornalista del Times di stanza al Cairo. Abdelkader Amri, uno dei suoi fratelli, ha detto alla Bild che “se sarà provato che sarà coinvolto, non farà più parte della famiglia”, mentre un altro fratello intervistato dall’agenzia AP lo ha invitato a costituirsi.
Il governo tedesco ha offerto fino a 100 mila euro di taglia a chiunque fornisca informazioni utili per portare al suo arresto.
F.M.R.
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