Forse ha un nome il responsabile della strage di Berlino di lunedì scorso. La polizia sta cercando un cittadino tunisino “in relazione all’attentato”. Il primo a scriverlo è stato Holger Schmidt, esperto di terrorismo interpellato dalla tv di stato ARD.
La notizia è stata ripresa e integrata da testate come Bild e Der Spiegel. Quest’ultima in particolare aggiunge che il ricercato si chiamerebbe Anis A. e sarebbe nato a Tataouine, nel sud della Tunisia, nel 1992. Dati scritti su una copia di un provvedimento di espulsione che sarebbe stato ritrovato nella cabina del camion usato per l’attacco, per la precisione sotto il sedile. Ma il sospettato, ricorda ancora lo Spiegel, “sarebbe noto anche con due altri nomi”.
Nel frattempo, il richiedente asilo pakistano di 23 anni fermato ieri è stato rimesso in libertà: l’esame del DNA ha confermato quel che aveva detto agli inquirenti, cioè che non aveva niente a che fare con l’attentato, e il suo fermo non è stato commutato in arresto. Rilasciato anche un secondo sospettato, fermato ieri e risultato anche lui estraneo ai fatti.
Anis A. ora potrebbe essere in fuga, probabilmente verso l’estero, e in questo caso si deve pensare che sia armato. Ma potrebbe essere anche uno dei feriti, alcuni dei quali intanto sono stati dimessi dagli ospedali. A ferirlo – scrive RBB, una tv pubblica regionale, sul suo sito internet – potrebbe essere stato l’impatto finale oppure la colluttazione a bordo del camion.
L’autista, infatti, ha provato in ogni modo a resistere all’attentatore ed evitare la strage. Fonti vicine alle indagini hanno rivelato alla Bild che sul suo corpo si sono trovate numerose ferite da taglio, ma che era ancora vivo mentre il suo camion si schiantava contro le bancarelle del mercatino di Natale di Breitscheidtplatz. Quando il mezzo era già fermo, è stato ucciso con un colpo di pistola alla testa.
Gli inquirenti chiariranno se sia stato il suo intervento a evitare un bilancio ancora più grave. Intanto hanno pubblicato più dettagli sul suo conto: si chiamava Lukasz Urban, aveva 37 anni, era sposato e padre da pochi mesi. Witold Waszczykowski, il ministro degli Esteri polacco, lo ha già definito un eroe e una vittima della guerra contro l’ISIS.
Oltre a Urban, le autorità hanno identificato altre sei delle dodici vittime falciate dal camion tra le bancarelle. Tra di loro non c’è Fabrizia Di Lorenzo, l’italiana di 31 anni che figura ancora tra i dispersi. Ma i suoi parenti non sperano più di trovarla viva. “Abbiamo capito che era finita stanotte all’una e mezza”, ha detto il padre Gaetano all’agenzia ANSA: “Siamo stati noi a chiamare la Farnesina”. La madre e il fratello di Fabrizia sono partiti per Berlino per essere sottoposti al test del DNA: “Aspettiamo conferme”, ha commentato il padre, “ma non mi illudo”.
Intanto, fonti investigative riferiscono del coinvolgimento di un altro italiano, che sarebbe rimasto ferito in modo non grave. Secondo altre fonti sarebbe rimasto ferito anche un terzo italiano.
“La lotta senza tregua contro il terrorismo” non deve “intaccare né i valori né lo stile di vita scelto dalle democrazie”. Lo ha dichiarato il presidente della Repubblica francese François Hollande dopo un colloquio al telefono con la cancelliera federale tedesca, Angela Merkel. Hollande ha voluto chiamare di persona la Cancelliera:
I francesi conoscono l’importanza di queste manifestazioni di sostegno nelle ore buie del lutto.
Oggi la Merkel riceverà la visita del ministro degli Esteri italiano, Angelino Alfano, impegnato in un giro delle capitali europee: ieri Alfano ha visitato Parigi e Londra, oggi dopo Berlino farà tappa a Madrid, domani andrà a Pristina, la capitale del Kosovo, da dove tornerà in Italia.
F.M.R.
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