Un morto e otto feriti gravi. Ieri sera nel quartiere romano Boccea, tre nomadi alla guida di un’auto in fuga hanno investito alla velocità di 180 km orari, tutti i pedoni che hanno trovato sul loro percorso: ben nove persone. A perdere la vita una filippina di 44 anni, madre di due figli. Tutti gli altri investiti, otto, sono gravi, alcuni in pericolo di vita. Una donna, filippina anch’essa, è stata sottoposta ad intervento chirurgico. Questa mattina gli agenti della Polizia di Stato hanno tramutato in arresto il fermo della 17enne avvenuto ieri sera poco dopo il fattaccio. Dovrà rispondere del reato di concorso in omicidio volontario. E’ caccia in tutta la città agli altri due occupanti dell’auto assassina, forse minori anch’essi: si stanno setacciando tutti i campi rom.
Il bilancio del tragico inseguimento tra la lancia Lybra grigia con a bordo tre rom e una macchina della polizia in via Mattia Battistini è molto pesante. “E’ un fatto di una gravità estrema – ha sottolineato il prefetto di Roma Franco Gabrielli – ma vorrei che queste cose non diventassero motivo per atteggiamenti che non servono a nessuno”. “Peraltro – ha sottolineato – un episodio del genere non è un’esclusiva di una determinata etnia”, ma “capita in un momento difficile per la nostra città, dove alcune insofferenze peraltro anche a volte legittime, come ad esempio nel caso di roghi tossici, provocasse un’esasperazione e portasse a gesti che non servirebbero a nessuno”.
La città è terra di nessuno, soprattutto le periferie. Questa è la sensazione della maggior parte dei romani che proprio pochi giorni fa, in un sondaggio condotto dal Censis in vista del Giubileo hanno manifestato un alto grado di percezione dell’insicurezza urbana. Come alto è il grado di esasperazione per furti nelle case e borseggi all’ordine del minuto nelle stazioni metropolitane e sui bus. a
La tragedia di ieri sera ha fatto esplodere nel quartiere, ma anche nel resto della città, odio e polemiche di stampo razzista alle quali in serata il sindaco Marino, da Philadelphia – dove è in viaggio per ricevere una laurea honoris causa – finalmente si degna di replicare. Lo fa duramente, lanciando un appello alla città ad “evitare le trappole”. “Qualcuno sta cercando di trasformare questa tragedia – ancora più terribile se, come sembra, a commettere l’omicidio sono stati dei minorenni – in una speculazione politica. Lo fa Matteo Salvini e lo fanno i suoi imitatori romani – sottolinea il primo cittadino -. Volontariamente accendono odio che rischia di produrre altra violenza, sperando così di avere qualche tornaconto elettorale. Gettare benzina sul fuoco non è un errore politico, è un vero e proprio delitto, imperdonabile per chi ha responsabilità politiche nazionali o locali”.
Attenzione, signor sindaco, che l’odio che produce violenza è alimentato anche dal quel finto buonismo nei confronti dei rom a fronte del quale vi è il più assoluto disinteresse della sua amministrazione. Come la vigilanza affinché alla loro inclusione nel contesto cittadino corrisponda l’obbligo per gli stessi di rispettare le regole, le stesse che qualsiasi altro cittadino è tenuto a rispettare.
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