È stato arrestato alle porte di Milano Abdul Majid Touil, ricercato per aver fatto parte del commando che il 18 marzo scorso assaltò il museo del Bardo a Tunisi. Nell’attacco erano morte 24 persone, tra cui quattro italiani, e altre 45 erano rimaste ferite.
Dopo aver partecipato alla strage, Touil, un cittadino marocchino senza precedenti penali di 22 anni, era scappato dalla Tunisia e si era rifugiato a Gaggiano, tra Milano e Pavia, dove vivono, con regolare permesso di soggiorno, sua madre e i suoi due fratelli; ed è proprio lì che gli agenti della Digos lo hanno trovato e arrestato.
Come ha spiegato il dirigente Digos Bruno Megale, la sua cattura è stata resa possibile da una coincidenza: non sapendo che suo figlio era stato identificato dagli inquirenti tunisini, e che le sue generalità erano state già comunicate alle polizie di mezzo mondo, la madre di Touil aveva denunciato lo smarrimento del passaporto di suo figlio, mettendo le nostre forze dell’ordine sulle sue tracce.
Abdul Majid Touil era arrivato in Italia clandestinamente, su un barcone di migranti, sfruttando la permeabilità della frontiera italiana sul mare.
La rivelazione, com’era prevedibile, ha alzato immediatamente un polverone fra i politici italiani di tutti gli schieramenti: dal responsabile per la sicurezza del PD Emanuele Fiano, che ha visto nell’arresto una “dimostrazione di capacità preventiva in questo campo da parte degli inquirenti e delle forze dell’ordine italiane”, al segretario della Lega Matteo Salvini, che ha invocato misure eccezionali – e irrealizzabili – come la sospensione del trattato di Schengen.
Un altro dettaglio potrebbe però mettere la sua storia sotto una luce diversa. Lo scorso 17 febbraio, cioè circa un mese prima di partecipare all’attentato, Touil aveva già provato a raggiungere i suoi parenti in Italia, ma era stato identificato a Porto Empedocle ed espulso.
Da allora, fino a quando è stato rintracciato di nuovo, aveva fatto perdere le sue tracce. Le indagini dovranno chiarire come abbia fatto ad arrivare in Tunisia, e poi a tornare in Italia nonostante il provvedimento di espulsione nei suoi confronti.
Quel che non potremo sapere mai è cosa sarebbe accaduto se non fosse stato espulso a febbraio: ci saremmo trovati un terrorista in casa, oppure non avrebbe mai preso parte alla strage del Bardo?
In casa della madre, gli agenti Digos e i carabinieri del Ros hanno sequestrato materiale appartenente al figlio: si spera che aiuti gli inquirenti a chiarire il suo ruolo nell’attentato. Per ora, a Tunisi si sospetta che Touil abbia partecipato non solo all’esecuzione materiale, ma anche alla pianificazione dell’assalto. La madre e i fratelli, invece, non sono coinvolti ad alcun titolo nelle indagini.
Filippo M. Ragusa
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