Si parla di donne, ma sarebbe più appropiato parlare di ragazze. Erano infatti tutte giovani le vittime uccise dalle ustioni provocate dal carborante del gommone sul quale viaggiavano, come molti altri, al largo della Libia. La scoperta dei cadaveri (21 donne ed un uomo) è stata fatta dai soccorritori della nave Acquarius di ‘Medici senza frontiere’.
La nave di Msf aveva precedentemente tratto in salvo più di duecento migranti sulle coste libiche, ma per le giovani donne e l’uomo non c’è stato niente da fare: i volontari si sono ritrovati davanti a 22 cadaveri, ammucchiati sul fondo del gommone. Più fortunati invece le 628 persone, sempre tirati in salvo da Medici senza frontiere, tra cui vi era anche una neonata di sette mesi e un anziano di 73 anni. Questa volta l’imbarcazione era la Bourbon Argos. “Anche in questa occasione quando siamo arrivati per effettuare le operazioni di soccorso, due dei gommoni erano già sgonfi su un lato e avevano cominciato ad imbarcare acqua” ha affermato il coordinatore delle operazioni di Mfs a bordo, Kim Clausen.
Le imbarcazioni si trovano ad affrontare il mare in condizioni sempre più precarie, con pochissimo carburante, acqua e cibo a disposizione: la capacità di resistenza è di solo poche ore -ha continuato Clausen-. Nelle ultime settimane, per evitare tragedie in mare, ci siamo trovati ad effettuare salvataggi in zone sempre più vicine alle acque libiche. Queste persone si trovano ad attraversare il Mediterraneo senza nessuna protezione e dispositivo di navigazione: giubbotti di salvataggio, bussole o radio. Non possiamo lasciarle morire in mare.
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