A tre mesi dall’inizio conclamato della epidemia di coronavirus e a due dalla dichiarazione di emergenza sanitaria nazionale fatta dal governo, il 31 gennaio scorso, gli italiani cominciano a prendere coscienza del fatto che, molti dati, dichiarazioni, precisazioni e norme, non dicono la verità. Anzi ci troviamo di fronte ad autorità restie, se non omissive, ad ammettere come stiano effettivamente le cose e non dicano soprattutto cosa dobbiamo aspettarci da questa tragedia, in termini di ferite e perdite, non solo umane ma anche economiche e sociali.
Difetta la sincerità da parte di chi sta coordinando l’attività finalizzata alla sconfitta del virus? Il governo dice veramente tutto rispetto alla pandemia?
Fissiamo alcuni punti strategici fondamentali per determinare un quadro di certezze e non di analisi o di “autocertificazioni” come fa l’esecutivo ultimamente.
La pandemia ha raggiunto il suo culmine? No.
La crescita dei contagi come quella dei ricoveri e dei morti si mantiene altissima nelle zone rosse e alta nel resto del Paese. Nessuno, dall’Oms, all’Istituto Superiore di Sanità, al commissario governativo Arcuri, al capo della protezione civile Borrelli, al ministro della sanità Speranza, ai governatori delle Regioni più colpite come la Lombardia e il Veneto, è pronto a giurare su quando potremo dire che siamo fuori dal girone dantesco in cui siamo precipitati.
L’indeterminatezza e l’ambiguità dell’informazione fa comodo, soprattutto per legiferare in emergenza. Con la paura si ottiene tutto. Anche quando si dà corso a misure confuse, pasticciate ed in qualche caso senza senso. Basta vedere quanto contenuto negli undici Dpcm varati tra il 23 febbraio e il primo aprile e commentati, con toni da dichiarazione di guerra, dallo stesso presidente del Consiglio nel corso di chiacchierate “tranquillizzanti” fatte al Paese a reti unificate.
Due mesi di mobilitazione totale e auto reclusione imposta alla comunità nazionale in che misura hanno messo in sicurezza l’organizzazione della protezione civile, l’esercito dei sanitari e la stessa popolazione, esposti al rischio di contagio?
Al riguardo, dal governo sono arrivate tante assicurazioni. Tutto a posto dunque? No. Tutt’altro.
Ad oggi, non tutto il personale sanitario esposto sul fronte dell’emergenza ha a disposizione il necessario per operare in tranquillità. Lo testimoniano il gran numero, centinaia ormai, di contagiati e morti tra operatori, infermieri e medici in prima linea. Stesso discorso per i cittadini. Sono ancora milioni gli italiani che non dispongono di mascherine, malgrado i proclami di Conte e Di Maio, che da settimane parlano della disponibilità di attrezzature sanitarie di protezione e di centinaia di milioni di mascherine, omologate e certificate.
Una conferma? Nei giorni scorsi per due volte, ai medici e ai chirurghi dei capoluoghi di regione, Borrelli ha inviato maschere Ffp2 equivalenti, salvo poi bloccarle (una partita da un milione e mezzo di pezzi) in quanto “non idonee”, secondo quanto previsto dalla stessa protezione civile.
Svista imbecille? No, criminale superficialità, sulla quale il governo farebbe bene ad aprire un’inchiesta inquanto Conte dovrebbe chiedersi se quelle mascherine, una volta usate nelle corsie o negli ambulatori, avrebbero veramente protetto quei poveracci di sanitari che avessero avuto la disavventura di indossarle.
Qualcuno poi dovrebbe spiegare perchè, oggi, se un cittadino viene sorpreso fuori di casa senza mascherina anticontagio, può diventare automaticamente un “untore”, meritevole di denuncia e carcere, e un errore gravissimo come quello commesso dalla protezione civile, debba passare sotto silenzio. Come se nulla fosse.
E che dire della imperdonabile impreparazione per quanto riguarda le terapie intensive, la disponibilità di posti letto, tamponi e bombole di ossigeno, nonché dell’insufficienza dei laboratori analisi, soprattutto al Sud?
Nelle conferenze stampa quotidiane del capo della protezione civile come in quelle “straordinarie” del capo del governo di tutto ciò non c’è mai traccia
Le “perle” prodotte dalla disfunzione, dal caos e dall’improvvisazione di queste settimane non sono comunque poche.
Intanto sembra ormai acclarato che non è esatto neppure il numero dei morti provocati dall’epidemia. Nelle aree contagiate di Bergamo e Brescia il dato è certo anche se non ufficiale. I veri conti si faranno solo alla fine della giostra: per il momento prendiamo però atto che in termini di vittime, contribuiamo con un numero pari ad un terzo dei morti registrati in tutto il pianeta, dove i contagiati si avvicinano drammaticamente al milione di persone.
Come dire che purtroppo nel cuore del contagio ci siamo ancora dentro. Pesantemente. Ma nessuno lo dice con chiarezza. Neppure Giuseppe Conte, il loquace.
Enzo Cirillo
Caos? Ma quale caos? hanno appena detto che secondo un nuovo studio americano micro-particelle del virus rimarrebbero nell’aria (però tempo addietro, ma non molto, avevano detto anche che era una bufala). Quindi, mascherine obbligatorie per tutti. Quali, dove comprarle se non le hanno a sufficienza neanche i sanitari che assistono i contagiati? E’ soltanto una grande vergogna. Intanto stanno per uscire altri due decreti legge…… Intanto, la Pasqua separati da figli, nipoti, genitori. Ognuno a casa propria, come anche il 1° maggio
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