La Lega cresce. Il sondaggio di Swg realizzato ieri per il Tg La7 di Enrico Mentana sembra andare in controtendenza rispetto a quanto sostenuto fino ad ora. Il partito di Matteo Salvini registra infatti un +0,5 raggiungendo così il 27,8 per cento in una sola settimana. Cattive notizie invece per il Partito democratico che cala del -0,7 per cento fermandosi al 19,5. Cresce, invece, l’altra forza politica al governo, il Movimento 5 Stelle che vanta un 16,7 (+0,5).
Giorgia Meloni smentisce il trend positivo di Fratelli d’Italia che arriva al 14,6 con un -0,3 rispetto alle valutazioni della settimana precedente. A crescere, esattamente quanto perde il Pd, è Silvio Berlusconi: Forza Italia segna così un +0,7 e si attesta al 6 per cento.
E’ certo invece il nuovo distacco della gente dalla politica, fenomeno già osservato negli ultimi anni. ora più che mai non ascrivibile solo a qualunquismo, disinteresse o protesta, più o meno consapevole, nei confronti di una classe politica inadeguata e ora più che mai divisa “al punto di non fornire certezze”. Il distacco infatti, se da una parte con in fenomeno della pandemia vede ogni giorno sempre più persone combattere con i problemi della sopravvivenza in mancanza degli aiuti di Stato non ancora erogati, dall’altro è indice di una radicale perdita di fiducia nella democrazia come veicolo di cambiamento ed emancipazione sociale, che oggi interessa in particolare i più poveri e i più svantaggiati. Per Giuseppe De Rita, presidente del Censis, il martellamento continuo di notizie negative accompagnato da altrettanto continue raccomandazioni intimidatorie, ha contribuito ad accrescere un sentimento di smarrimento, insicurezza, timore. “Comunicare paura ha accentrato il potere” – sostiene il sociologo De Rita -. “Sono convinto sia una condizione entrata sotto pelle: alla paura del contagio, seguirà la paura della fame. Si avverte un certo nuovo distacco della gente dalla politica che anche stavolta si è divisa e non ha saputo fornire certezze”.
Alla comunicazione utilizzata durante l’epidemia di coronavirus che ha alimentato un meccanismo di paura, quel “clima sospeso” che ha spostato sempre un poco oltre il sempre più sospirato giorno dell’uscita dal lockdown, è ora necessario rispondere con una rinnovata percezione individuale che aiuti a superare una incertezza che “non può accompagnarci per sempre”, dice il fondatore del Censis in una intervista al quotidiano Il Mattino. La comunicazione usata nell’emergenza ha favorito la paura: “Ne sono convinto. È un meccanismo non casuale, ma scelto. Se alimento sempre più paura, la gente – osserva De Rita – fa come dico io”.
“Ma è un meccanismo non solo italiano, viene usato in Inghilterra e in altri Paesi. Una comunicazione che crea un tempo sospeso, in cui nessuno dice con precisione cosa avverrà. E questo non può che accrescere la paura. Le sembra possibile – prosegue il sociologo – che di fatto i virologi o un comitato tecnico debbano dire se e quando può iniziare un campionato di calcio, o aprire una scuola? Si è creato un accentramento di potere, almeno sull’indicazione dei comportamenti da seguire”.
Secondo De Rita, “finora, si è assistito a una verticalizzazione degli indirizzi da dare alle nostre relazioni sociali, dall’alto ci è stato indicato in che modo poterle avere. Chi incontrare, come farlo, in che spazio e cosi’ via. Non credo che questo possa durare anche dopo. Guardi il famoso episodio dei ragazzi ai Navigli. La gente se esce più volte e si convince che il pericolo sta passando, si riabitua alla vita di relazione sociale come prima”. De Rita boccia la correttezza della comunicazione, con i bollettini giornalieri di morti, contagiati, ricoverati: “Ho sempre sostenuto che questo tipo di dati dovessero essere comunicati dall’Istat, che possiede almeno una cultura scientifica di statistica ed interpretazione. Sarebbe stato meglio, ma l’Istat è stato tenuto fuori anche se credo sia stato proprio la fonte principale di quelle informazioni. Comunicare un numero di morti o contagiati, non ci fa capire cosa c’è dietro quel dato. I numeri secchi, privi di analisi statistica e qualitativa, creano maggiori paure in una situazione di emergenza che ha concentro il potere in comitati scientifici, commissari, task force”.
Gli italiani supereranno la psicosi? “Sono convinto – dice De Rita – sia una condizione entrata sotto pelle, cui seguirà la paura della fame. Si avverte un certo nuovo distacco della gente dalla politica che anche stavolta si è divisa e non ha saputo fornire certezze. Siamo immersi in una situazione di indistinto, in cui tutti sono disorientati e, guardando all’indietro, si prova ancora più timore nel rileggere sull’epidemia certe indicazioni e previsioni di poche settimane fa, anche di esperti. Ecco, questa incertezza ci sbanda. Credo pero’, e si avverte anche in questi giorni, che basterà poco per ritrovare un sentire diverso. Determinante – conclude il fondatore del Censis – sarà la percezione individuale del pericolo e della paura, perché l’incertezza non può accompagnarci per sempre”.
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