Tangenti Ischia, D’Alema dai giudici?

Lo scandalo delle tangenti al sindaco e al Pd di Ischia si allarga in maniera preoccupante anche ai vertici nazionali del partito. Nel mirino delle intercettazioni ma sembra anche dei giudici, l’ex segretario Massimo D’Alema che i giudici vorrebbero ascoltare nell’ambito dell’inchiesta che ha portato in carcere il sindaco Giuseppe Ferrandino insieme ad altre 8 persone legati alle amministrazioni comunali dell’isola e alle cooperative rosse.

In attesa che i giudici facciano sapere se sarà interrogato o meno, D’Alema, continua a manifestare indignazione per il suo coinvolgimento: «Una vicenda scandalosa. È incredibile diffondere intercettazioni che nulla hanno a che vedere con l’indagine della Procura di Napoli. Lancio un allarme. Chi non ha ruoli istituzionali e non è indiziato di reato non può essere perseguitato in questo modo al solo scopo di ferirne l’onorabilità. Difenderò la mia reputazione in ogni sede».

«Non c’entra nulla – continua l’ex premier – la mia vicenda con quella di Lupi. Non sono ministro, non do appalti, sono un pensionato». Ma in compenso all’impresa che corrompeva il collega di partito vendeva o distribuiva a piene mani partite di vino, libri e suggerimenti.

Intanto l’Autorità per l’anticorruzione Raffaele Cantone ha fatto sapere di aver chiesto alla Procura di Napoli gli atti relativi alla vicenda. Ma come era facilmente intuibile, in casa Pd è pioggia che arriva sul bagnato, nel momento stesso in cui è in corso un logorante e difficile braccio di ferro tra minoranza, di cui D’Alema insieme a Bersani sono leader ed il premier Matteo Renzi, che intende chiudere la partita delle riforme istuzionali nel giro di qualche settimana.

P.M