Appalti? Tanti e ricchi. Meglio se assegnati in regime di emergenza e con i minuti contati in prossimità delle scadenze. Tangenti? Un fiume. Tante e sempre. Come in passato. Favori? A senso unico, il mondo della politica, gli amici e gli amici degli amici. Beneficiari? Partiti, faccendieri, casta…Ventidue anni dopo Tangentopoli, a giudicare dagli arresti eccellenti di Milano, spiccati dalla magistratura nell’ambito dell’inchiesta sui lavori per l’Expo 2015 sembrano lasciare pochi dubbi sulla impossibilità di affrancare il Paese dalla piaga delle tangenti e della corruzione.
Ma quel che è peggio è che a tramare, complottare e decidere tutto in un contesto di solidarietà delinquenziale è sempre la solita rete di intermediari e procacciatori d’affari agli ordini diretti di partiti e centri di potere economico e finanziario. Dunque, perché stupirsi se dai bollettini dei catturandi della Dia vengono fuori sempre gli stessi nomi, le stesse facce, le stesse identiche storie di quattro lustri fa quando, con l’avvento di Mani Pulite, l’Italia pensò di aver cambiato pelle e coscienza?
L’arresto di Primo Greganti, il ‘compagno G’ che in nome e per conto delle cooperative rosse curava gli interessi dell’allora Partito comunista insieme a quello di Gianstefano Frigerio l’ex Dc, già condannato a sei anni e mezzo per corruzione concussione e finanziamento illecito dei partiti, riciclatosi sapientemente negli ultimi anni in quel di Forza Italia agli ordini di Silvio Berlusconi. E che dire di Angelo Paris, “il paladino della trasparenza” “l’ingegnere competente e scrupoloso” che insieme all’ex parlamentare di Forza Italia Luigi Grillo facevano e disfacevano, all’insaputa del coordinatore e commissario straordinario dell’Expo Giuseppe Sala.
“Hanno tradito la mia fiducia…”, avrebbe detto a caldo l’uomo sistemato in quel ruolo delicatissimo dall’ex premier Enrico Letta e confermato dall’attuale ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina. Ma ad entrambi verrebbe da chiedere: perché, dopo l’arresto del responsabile delle infrastrutture della Lombardia nessuno, ha provveduto e vedere e cercare di capire chi e cosa si muoveva dietro ad un giro d’affari di cinque miliardi di euro?
Molto probabilmente tutti sapevano che intorno ai Greganti, ai Paris, ai Frigerio, ai Maltauro, ai Grillo e compagnia si muovevano in maniera nemmeno tanto nascosta i soliti ignoti dinosauri della tangente e degli appalti truccati. Una ulteriore conferma che a truccare le carte e violare la legge c’è sempre il sistema Tangentopoli con i suoi personaggi sputtanati, ma tutt’altro che fuorigioco, i quali grazie alla complicità di partiti e apparati amministrativi ossequiosi e disonesti ci ricordano come in materia di corruzione siamo sempre punto e daccapo.
Quali le conseguenze di questi nuovi arresti? Passato il clamore suscitato dalle inchieste dei magistrati si tornerà al lavoro ovvero alla rivitalizzazione, in nome dell’emergenza e del recupero d’immagine dell’Italia, della palude nella quale da sempre affogano l’onestà e le aspirazioni di quanti, da sempre, sperano nell’estirpazione di un male incurabile chiamato tangenti.
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