Continuiamo ad essere i più tartassati d’Europa, e un modesto -0,1%, in termini di diminuzione delle imposte, non aiuta certo ad arrivare più tranquilli a fine mese. Meglio anche i bilanci delle pubbliche amministrazioni, che hanno visto calare l’indebitamento netto da 43.101 milioni a 42.388 milioni.
Lo rileva l’Istat, che registra una pressione fiscale, cioè il rapporto tra l’ammontare delle imposte e il prodotto interno lordo, pari al 50,3% nel quarto trimestre del 2015.
L’istituto nazionale di statistica rivede i conti alla luce del decreto ‘Salva-banche’. Se si tratta di calcolare la ricchezza prodotta da uno Stato, monitorare regolarmente i bilanci delle Ap (Pubbliche amministrazioni) è indispensabile. L’Istat si è accorto così che il rapporto Eurostat del primo marzo doveva essere rivisto e ne ha presentato un altro a fine mese, con “alcuni lievi aggiustamenti per ciascuno degli anni 2012-2015 e una revisione puntuale di rilievo per il 2015”.
La rivisitazione dei dati più consistente è quella relativa allo scorso anno, e deriva dal trattamento “concordato di recente con le autorità statistiche europee, delle operazioni connesse alla risoluzione della crisi di quattro banche, secondo le decisioni assunte lo scorso 22 novembre dal Governo Italiano e dalla Banca d’Italia”.
Da una parte, il salvataggio di Banca Etruria, Banca Marche, Cari Ferrara e Cari Cheti, ha di fatto aumentato il volume delle tasse versate, perchè “le risorse affluite dal sistema bancario italiano al Fondo Nazionale di Risoluzione (pari a circa 2,3 miliardi di euro) sono state registrate nell’ambito delle imposte indirette (nello specifico “altre imposte sulla produzione”).
Dall’altra, “i fondi trasferiti dal Fondo stesso per coprire le perdite delle banche commissariate (circa 1,7 mld) sono stati contabilizzati all’interno delle uscite in conto capitale“, cioè sono stati calcolati non come perdite ma bensì come spese d’investimento, parte intengrante di una politica attiva in ambito economico dello Stato italiano.
Questi due fattori hanno così confermato una riduzione della pressione fiscale dello 0,1% su base annua, ma anche un rialzo dello 0,2 rispetto al primo rapporto Eurostat. Per quanto riguarda il debito pubblico, diminuisce il rapporto deficit-Pil per l’anno 2015, che cala di 0,4 punti percentuali rispetto al 2014.
P.M.
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