Sono passati 40 anni dal terremoto che colpì il Friuli nel maggio del 1976, ma il livello di eccellenza nella gestione dell’emergenza e dei lavori di ricostruzione nel Friuliano non è stato in seguito più raggiunto, basti pensare alle condizioni in cui versa la città dell’Aquila, colpita da un forte sisma nel 2009. All’oggi il comune abruzzese aspetta ancora un riscatto, una rinascita, una nuova vita lontana da finanziamenti “record” e piani straordinari, libera da rimandi, tentennamenti del Governo e speculazioni edilizie.
L’Italia omaggia Comelli e il “Modello Friuli”. Venerdì 6 maggio, giorno in cui cade l’anniversario delle terribili scosse, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella farà la sua visita ufficiale in Friuli, da Gemona a Venzone per poi proseguire verso Udine. Il presidente si recherà in primo luogo al cimitero di Gemona, per commemorare le 989 vittime italiane del sisma; Mattarella visiterà poi il museo del terremoto a Venzone per poi spostarsi nel capoluogo friuliano, dove assisterà all’intitolazione dell’auditorium di Via Sabbadini ad Antonio Comelli, presidente della regione che ha guidato la ricostruzione e ha contribuito a creare il “Modello Friuli”.
Il merito di Comelli è stato principalmente quello di aver preso letteralmente in mano la situazione, spingendo il Governo a fare quella che si rivelerà essere la scelta vincente, cioè assegnare direttamente al Friuli la gestione della ricostruzione: bisognava infatti pensare non solo a tirar fuori il quasi migliaio di corpi sotto le macerie, ma anche a ricollocare gli oltre 45mila sfollati che dal giorno alla notte si erano ritrovati senza un tetto sopra la testa.
Quanto venne speso e come. I primi interventi di soccorso furono tempestivi e per molti rappresentano una delle spinte risolutive verso la o la formazione del Servizio nazionale della Protezione Civile del 1992.
Le operazioni di ricostruzione di interi comuni durarono dieci anni e i fondi furono gestiti da Comelli e dal Commissario straordinario del Governo, Giuseppe Zamberletti, incaricato del coordinamento dei soccorsi, in accordo con le istituzioni locali.Una parte dei contributi emanati dallo Stato (tra i 12 e i 29 miliardi di vecchie lire) fu affidata infatti alle varie circoscrizioni amministrative territoriali, mentre 500 miliardi vennero spesi per incentivare la ripresa economica dell’area.
Così scriveva Luigi Offeddo dalle pagine del Corriere della Sera nel 1998: “Gruppi di turisti fotografano il Duomo e passeggiano sotto i portici di via Bini. Duomo e portici che sembrano così com’erano prima del 6 maggio 1976, ma che invece l’orcolat aveva frantumato, e che la gente ha ricostruito pezzo per pezzo secondo il procedimento chiamato Anastilosi: raccogliere ogni pietra, numerarla, ricollocarla al suo posto. Ancora oggi, su alcune pietre dei portici si legge un numero. Ma quel numero, insieme a uno spezzone della chiesa della Madonna delle Grazie, è l’unica traccia che ricordi il passaggio dell’orco”.
Così scriveva Luigi Offeddo dalle pagine del Corriere della Sera nel 1998: “Gruppi di turisti fotografano il Duomo e passeggiano sotto i portici di via Bini. Duomo e portici che sembrano così com’erano prima del 6 maggio 1976, ma che invece l’orcolat aveva frantumato, e che la gente ha ricostruito pezzo per pezzo secondo il procedimento chiamato Anastilosi: raccogliere ogni pietra, numerarla, ricollocarla al suo posto.
Ancora oggi, su alcune pietre dei portici si legge un numero. Ma quel numero, insieme a uno spezzone della chiesa della Madonna delle Grazie, è l’unica traccia che ricordi il passaggio dell’orco”.
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
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