“Siamo in grado in difendere Tripoli e siamo determinati a farlo, e rispediremo le milizie di Haftar da dove sono venute”, ha assicurato il vicepresidente del consiglio presidenziale libico Ahmed Maitig parlando ai giornalisti alla stampa estera, a Roma. Tuttavia “con la guerra in corso centinaia di migliaia di migranti potranno raggiungere facilmente le coste europee. Ma può succedere anche di peggio”: ovvero “circa 400 prigionieri dell’Isis detenuti tra Tripoli e Misurata” che potrebbero fuggire approfittando del caos. Al di qua del Mediterraneo l’Italia si prepara a ogni scenario.
Sulla possibilità che centinaia di terroristi islamici possano arrivare in Italia approfittando del caos libico, la Francia ha mostrato preoccupazione ed ha chiesto ufficialmente di prorogare la chiusura delle frontiere con l’Italia per altri sei mesi, per ”emergenza nazionale” legata al terrorismo. Una misura precauzionale che ha portato il Viminale ad una risposta immediata con una direttiva.
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, infatti, ha inviato una ‘intimazione’ ai vertici delle forze dell’ordine e al capo di Stato Maggiore della Difesa in cui dispone ”di vigilare affinché il comandante e la proprietà della nave Mare Jonio” si attengano alle ”vigenti normative nazionali ed internazionali in materia di coordinamento delle attività di soccorso in mare e di idoneità tecnica dei mezzi impiegati” per questa attività. Nell’intimazione il ministro sottolinea come questa attività ”può determinare rischi di ingresso sul territorio nazionale di soggetti coinvolti in attività terroristiche o comunque pericolosi per l’ordine e la sicurezza pubblica, in quanto trattasi della totalità dei cittadini stranieri privi di documenti di identità e la cui nazionalità è presunta sulla base della rispettive dichiarazioni”.
Sul rischio che foreign fighters arrivino in Italia il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha manifestato preoccupazione:
“Siamo molto preoccupati per la crisi libica, abbiamo sempre lavorato e continueremo a lavorare per scongiurare una crisi umanitaria che può esporre al rischio dell’arrivo di foreign fighters sul nostro territorio. Bisogna assolutamente evitare l’escalation”.
Lo ha detto a margine di un’iniziativa del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS) della Presidenza del Consiglio.
Su questa eventualità bisogna quindi farsi trovare pronti. “La politica sull’immigrazione dell’Italia non si è mai ridotta a porti aperti sì o porti aperti no – ha detto il presidente del Consiglio – Questa è una semplificazione bellissima per il grande pubblico, ma chi la segue può scoprire che la politica italiana sull’immigrazione è molto più complessa“. Parole che seguono la polemica innescata lunedì all’interno della maggioranza da Luigi Di Maio: “Chiudere un porto è una misura occasionale“, aveva detto il capo politico M5s al Corriere della Sera, quindi “di fronte a un intensificarsi della crisi non basterebbe“. Immediata era arrivata la risposta di Matteo Salvini: “Di ordine, di sicurezza e confini me ne occupo io“.
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