Anticipare il Tfr potrebbe essere una soluzione per dare respiro alle famiglie. Aumentare la liquidità nelle buste paga ogni fine mese corrisponderebbe anche ad una maggiorazione del potere d’acquisto perso ed un conseguente aumento dei consumi.dei lavoratori. Di questo il governo discuterà nei prossimi giorni, secondo quanto ha annunciato ieri sera il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in un’intervista a ‘Ballarò”.
“Nella legge di stabilità metteremo un miliardo e mezzo sugli ammortizzatori sociali. Il tfr così com’è c’è solo in Italia. La preoccupazione è che se diamo il tfr in busta paga si crea un problema di liquidità per le piccole imprese, le grandi ce la fanno. Sulla base di questo stiamo ragionando del fatto che l’Abi possa dare i soldi che arrivano dall’Europa, quelli che noi chiamiamo “i soldi di Draghi”, vadano esattamente alle piccole imprese per garantire la liquidita’. Questo garantirebbe al lavoratore di avere un pochino di soldi. Stiamo ragionando sul dare i soldi che arrivano dalla Bce alle piccole e medie imprese per i lavoratori, perché le grandi ce la fanno le piccole hanno difficolta’”.
Il presidente Renzi ha in testa sempre la riforma del lavoro e il Tfr. Sulla prima spiega che
“è normale che adesso noi la facciamo comunque, anzi, a maggior ragione dopo che c’è stato un bellissimo dibattito nella direzione del Pd. Ieri (29 settembre, ndr) la discussione è stata bella anche per quelli che non erano d`accordo. Abbiamo votato, ora la riforma del lavoro è questione di giorni, non più di anni come in passato. La cosa che a me più colpisce sono quelli che dicono che non dobbiamo fare niente, che dobbiamo restare come siamo. A me sembra che perdano un grande occasione”.
Del Tfr in busta paga dice invece che
“ne stiamo parlando, ne discuteremo nei prossimi giorni. Ma anziché tenere i soldi da parte alla fine del lavoro, te li do tutti i mesi. Significa, per uno che guadagna 1.300 euro, un altro centinaio di euro al mese che uniti agli 80 euro inizia a fare una bella dote. Se recuperi 180 euro nel giro di un anno vuol dire che inizi ad avere un potere d`acquisto maggiore”.
Mentre al Senato è iniziata la discussione generale sul Jobs act – le prime votazioni sul testo da parte dell’Assemblea di Palazzo Madama sono previste a partire dalla prossima settimana – la proposta di mettere in busta paga metà del tfr del lavoratore, ovviamente ha alzato la polemica: Tutti d’accordo sul fatto che il Tfr è dei lavorati e che da parte del governo non vi sarebbe quindi alcuna regalia. Per il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso “nessuno dica che si stanno aumentando i salari dei lavoratori, quelli sono soldi dei lavoratori, frutto dei contratti e delle contrattazioni e non una elargizione di nessun governo e non è un nuovo bonus se no, davvero, siamo alla disinformazione”.
Grillo sul suo blog attacca: “Mentre il Paese precipita nel baratro della disoccupazione e della recessione, il governo gli dà una spintarella. Togliere il Tfr alle imprese vuol dire metterle in mutande e costringerle a rivolgersi al credito bancario per finanziarsi“. “Il Tfr è dei lavoratori e su questo siamo tutti d’accordo, ma in un momento di stretta creditizia, provate a chiedere un fido a una banca…. Forse riusciranno a saldare i tfr, ma potrebbero chiudere il mese dopo per mancanza di liquidità», aggiunge. “Concentrarsi sulla possibilità di spesa, invece che allo sviluppo delle pmi e quindi dell’occupazione con la restituzione dei crediti alle imprese, l’abolizione dell’IRAP, lo sfoltimento della burocrazia che impegna 45 giorni lavorativi e la diminuzione del carico fiscale ci si balocca con misure demagogiche. Padoan, ma chi ti ha dato la patente?”, conclude.
“Basta speculazioni sul lavoro” incalza il segretario aggiunto della Cisl Anna Maria Furlan, designata alla successione di Raffaele Bonanni. “Il Tfr è meno tassato dello stipendio – spiega – non vogliamo che in questo modo i lavoratori paghino più tasse anche su quello”.
Per il leader della Uil, Luigi Angeletti, invece: “Bisogna continuare a ridurre le tasse sul lavoro. Capisco l’intenzione di dire che bisogna avere più soldi in tasca ma non è questa la strada giusta”.
Secondo il Cna la proposta di dare il Tfr in busta paga «per come è stata posta in questi giorni rappresenta un costo improponibile per le aziende, in un periodo di forte carenza di credito quella rappresenta una fonte”, ha detto il presidente Daniele Vaccarino. “Il problema è il costo del lavoro e il tfr ne fa parte – chiarisce Vaccarino – Cna è pronta a discuterne perché non ci chiudiamo in una serie di no però un esborso di liquidità senza programmazione sarebbe difficile“.
Confartigianato, infine, non è d’accordo sulle misure del governo per far riprendere l’economia. “Sulla proposta del Tfr non ci siamo, rischiamo anche di avere dei problemi all’Inps, ha detto il presidente Giorgio Merletti – Sul Jobs Act vorremmo capire meglio ma condividiamo i principi, sempre che non ci sia aumento dei costi”.
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