Si è conclusa l’operazione di recupero in Thailandia: sono tutti in salvo i 12 ragazzi ed il loro allenatore, rimasti intrappolati per 17 giorni nella grotta di Tham Luang. Lo riportano i media internazionali.
I giovanissimi atleti – il più piccolo ha solo 11 anni – riemersi dalla ‘grotta della ragazza adagiata’ (pare che in essa sopravviva lo spirito di una principessa suicida) hanno ottenuto come ricompensa al coraggio dimostrato il questi lunghissimi giorni di prigionia (soprattutto all’inizio della vicenda si è temuto per la loro vita) un invito dalla squadra di calcio inglese del Manchester United presso lo stadio Old Trafford
“Siamo sollevati che i 12 calciatori e il loro coach intrappolati in una grotta in Thailandia siano ora al sicuro. Saremmo felici di dare al benvenuto alla squadra dei Wild Boars Football Club e ai loro soccorritori all’Old Trafford la prossima stagione”, si legge nel messaggio.
La Premiere League è il campionato di calcio di gran lunga più seguito dagli appassionati in Thailandia, e l’allenatore capo dei “cinghialotti” – non l’assistente allenatore Ekkamol Chantawong, rimasto intrappolato coi ragazzi – ha raccontato alla Bbc che la maggior parte dei ragazzi liberati tifa proprio per i Red Devils.
Tornando alle leggende sulle ‘forse spirituali’ che impregnano la grotta che ha protetto dalle piogge torrenziali il gruppo dei baby calciatori e i loro allenatore, letteralmente Tham Luang Nang Non (questo il nome per intero) vuol dire ‘la grotta della ragazza adagiata’. La ragazza in questione è una principessa, che secondo la leggenda rimase incinta di un cittadino comune e fuggì con lui. Alla morte del compagno la donna, che ora è lo ‘spirito guardiano’ della grotta, si sarebbe suicidata con un coltello, il suo corpo sarebbe diventato il monte Doi Nang Non e il suo sangue il fiume Mae Nam Mae Sai. Secondo la leggenda, chi visita la grotta deve adorare lo spirito per evitare di essere inghiottito. Questo tipo di miti, ricorda l’esperto, è comune a tutte le caverne della zona. C’è ad esempio poco più a sud quella di Nang Non, il cui spirito guardiano sarebbe quello di un nobile attirato nella caverna da una bellissima donna e poi ucciso.
“Le caverne sono posti pieni di forza, ma anche di pericoli. Questi posti spesso hanno dei rituali annuali per assicurare che gli spiriti siano benevoli per i villaggi – racconta sul blog The Conversation l’antropologo dell’università di Princeton Andrew Alan Johnson -. Gli spiriti hanno un aspetto feroce, e d’altra parte regnano su un mondo inospitale che deve essere ‘addomesticato’ prima di diventare utilizzabile dagli uomini. Proprio questa consapevolezza del pericolo si traduce nei riti che si tengono nella regione”.
Ad alimentare i miti, rileva l’antropologo, c’è anche il fatto che nel nord della Thailandia si incontrano tre religioni. “C’è la fede nel potere di particolari posti o persone – sottolinea -, il rispetto per gli insegnamenti buddisti e un modello di potere spirituale basato sulle tradizioni Hindu più antiche”.
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