Ci si sente confusi, non possiamo negarlo. Meno di un mese fa, le statue nude dei musei capitolini sono state coperte per la visita a Roma del premier Iraniano Hassan Rohani, imbavagliando così la nostra migliore tradizione artistica, la nostra cultura classico-cristiana che celebra il corpo umano. Due settimane dopo, il tribunale francese approva la causa di un professore contro Facebook che ha oscurato il suo profilo per un quadro di Gustave Courbet, “L’origine del mondo” definendolo pornografico.
Ma siamo ancora in grado di distinguere l’arte dalla pornografia? Proviamoci, anche se il percorso – alla luce di alcuni fatti – oggi si presenta quantomai arduo.
A salire gli onori della cronaca troviamo in questi giorni Tinto Brass e il suo cinema che, sulla scorta di un famoso film americano degli anni Settanta, potremmo definire ‘il pornografo’. Il destino ha voluto che stavolta il regista potesse essere ospitato al Vittoriano, un luogo sacro alla Nazione, perché lì sono custodite le spoglie del Milite ignoto, ma anche luogo intangibile della storia e della memoria nazionale che trova nella mostra sul Risorgimento italiano e quella sulla Emigrazione due punti di riferimento intoccabili. Curata da Caterina Varzi in collaborazione con Andrea De Stefani e realizzata da Comunicare Organizzando, con il patrocinio di Roma Capitale e della collaborazione di Istituto Luce-Cinecitta’, Rai Teche e Acea, è la volta di “Tinto Brass, uno sguardo libero” . Questo il titolo della mostra sul regista veneto, che sarà possibile vedere da oggi al 26 marzo 2016.
Pornografo o artista?
Le recensioni della mostra non sembrano avere dubbi. Altro che pornografo, Tinto Brass è un artista fuori dagli schemi, una specie di eroe che ha combattuto l’arma medioevale della censura in questo nostro Paese cattolico e bigotto. Ha trascorso più giorni in tribunale che sul set: parole sue. Ha raccontato con libertà l’erotismo. La pornografia è un’altra cosa. Guai a dichiarare il contrario, il rischio è quello di essere inquadrati in un severissimo contesto da moralizzatori.
Si dimentica che la polemica su Tinto Brass dura da decenni e tra i suoi oppositori non ci sono solo reazionari baciapile.
Claudia Koll, resa famosa dal regista con il film “ Così fan tutte”, dichiara che Tinto Brass le ha rovinato la vita. Prima ancora di varcare la porta giubilare di S. Pietro nel 2000 e vivere una conversione spirituale, l’attrice aveva sentito quanto recitare quei ruoli ledesse la sua dignità. Aveva cercato altro, ma nessuno le aveva offerto parti che non fossero legate al suo passato di pornostar.
Quando le femministe quasi picchiarono Brass nel ’91, dopo l’uscita del film “Paprika”, un’altra donna, la Wertmuller dichiarò che un‘artista deve essere libero di esprimere quello che vuole. Lo affermava da donna, non solo da regista.
Ma Dacia Maraini, dall’alto di un mondo laico acculturato che della libertà di pensiero ha sempre fatto una bandiera da tenere alta, lo criticò.
“Sì, ho descritto nel mio film un casino e con questo? La mia è un’ operazione ilare, disincantata. E’ un casino senza sensi di colpa cattolici, dunque non è l’ inferno….”, diceva allora Brass. Le femministe, però, denunciavano nel film una precisa volontà che doveva presentare la donna come immagine oggetto da consegnare all’uomo famelico in cambio di denaro. Nel raccontare la vicenda, nel film ambientato dal regista nel 1948, la protagonista Mimma, costretta dalle difficoltà economiche a prostituirsi, non mostra il dramma di un mestiere denigrante, almeno da sempre considerato così, ma la leggerezza e la disinvoltura con la quale la protagonista svolge il suo compito. Alla fine Mimma sposerà un ricco anziano che la renderà presto vedova e benestante. Come dire che di fronte al dramma puà concretizzarsi anche il lieto fine.
Certo riesce difficile trovare uno spazio “inter pares” ad un uomo intelligente e preparato come Brass che grazie a questa mostra si ritrova, in quegli stessi spazi a camminare insieme a personaggi come Visconti, De Sica, Rossellini, Antonioni e Rosi, lo stesso Monicelli. Uomini che con linguaggi diversi hanno raccontato epoche, emozioni e storie di vita, con una propria, unica, irripetibile sensibilità artistica. Diverse posizioni, ma con un’idea di uomo antropologicamente condivisa. Le profonde contraddizioni dell’attuale mondo occidentale nascono invece dal tramonto della tradizione umanista e non possiamo non stigmatizzare il fatto che l’esigenza più urgente è quella di riuscire a trovare l’intesa su cosa sia l’intima essenza dell’essere umano, trovando al tempo stesso tutte le risposte possibili alle domande che ne conseguono. Da quelle etiche a quelle estetiche.
Esperta in tecniche di comunicazione, di scrittura e sceneggiatura, ho collaborato come autrice e consulente editoriale con la Rai e con strutture di produzione cinematografica e televisiva (Lux Vide, Titania Film, Ae Media Corporation), per le quali ho firmato numerosi soggetti di serie e consulenze editoriali. Sono autrice anche romanzi e saggi di critica televisiva
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