Un camion lanciato a tutta velocità contro le bancarelle di un mercatino natalizio. Così ieri a Berlino sono morte 12 persone e altre 48 sono rimaste ferite, alcune in modo gravissimo. L’uomo al volante ha tentato la fuga, ma è stato arrestato dopo circa un chilometro.
Per tutta la notte inquirenti e autorità hanno usato tutte le cautele prima di parlare di attentato, ma stamattina la polizia di Berlino ha scritto su Twitter di considerare l’accaduto un “presunto attacco terroristico”.
Secondo la stampa, l’uomo arrestato è un cittadino pakistano. La Bild Online riferisce anche l’età, 23 anni, citando fonti legate alle indagini, mentre la DPA sostiene si tratti di un richiedente asilo arrivato in Germania attraverso i Balcani. La Cancelliera federale Angela Merkel, nel videomessaggio in cui ha ammesso la possibilità che si sia trattato di un attentato, ha definito “particolarmente difficile da tollerare” l’ipotesi “che a compiere questo atto (sia) stata una persona che ha chiesto protezione e asilo in Germania”.
Un altro elemento fa supporre che le indagini abbiano imboccato questo filone: stamattina, intorno alle 4, la polizia federale ha fatto irruzione in un hangar di Tempelhof, il vecchio aeroporto cittadino – chiuso da anni – dov’è stato allestito un centro di permanenza temporanea per profughi.
L’azione è stata rivendicata dall’ISIS, che hanno diffuso un comunicato letto in tv da rappresentanti delle milizie irachene nemiche del Califfato. Ma è una prassi comune, che di per sé non aggiunge niente alla ricostruzione dei fatti. Gli inquirenti stanno cercando di stabilire se si sia trattato di un attentato pianificato a tavolino da elementi legati all’organizzazione jihadista, di un “lupo solitario” – un simpatizzante isolato, o con pochi complici – o di un fenomeno di emulazione, com’è avvenuto mesi fa a Monaco di Baviera. La dinamica dell’attacco è molto simile a quella dell’attentato dello scorso 14 luglio a Nizza. Allora morirono 84 persone, compreso l’attentatore, freddato dalla polizia.
Il mercatino teatro della strage è quello di Breitscheidtplatz, ai piedi delle rovine della Chiesa del Ricordo – distrutta dai bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale – nel quartiere di Charlottenburg. L’attentatore è fuggito a piedi attraverso il Tiergarten, il parco che ospita il giardino zoologico, ed è stato bloccato all’altezza della Colonna della Vittoria, noto monumento che sorge al centro del parco. A rendere possibile la cattura sarebbe stato l’intervento di alcuni testimoni che lo avrebbero seguito e avrebbero messo in allerta la polizia.
Il camion usato per l’attentato è un autoarticolato con targa polacca, di proprietà di un’azienda di Danzica, con ogni probabilità rubato. Il conducente è stato trovato morto sul sedile del passeggero. Non è chiaro se sia morto nello schianto oppure, come ha sostenuto l’emittente polacca TvN24, sia stato raggiunto da colpi d’arma da fuoco sparati dall’attentatore, oppure da fuori, durante l’attentato. A sostenere quest’ultima tesi, sempre secondo la tv polacca, sarebbe stato il ministro dell’Interno del Brandeburgo, Karl-Heinz Schröterun, durante una teleconferenza con i suoi colleghi degli altri Stati tedeschi.
Il camion era partito ieri mattina dall’Italia con un carico di acciaio. Avrebbe dovuto far tappa per la notte a Berlino, dopo aver consegnato il carico, e ripartire stamattina alla volta della Polonia. Secondo la ricostruzione del quotidiano inglese the Guardian, l’attentatore se ne sarebbe impossessato a Berlino.
Il proprietario dell’azienda di trasporti, cugino del conducente morto nell’attentato, ha detto di aver perso i contatti con il mezzo intorno alle 4 di ieri pomeriggio. L’ultima telefonata fra il camionista e sua moglie risale a circa un’ora prima. Sempre il proprietario dell’azienda ha escluso che possa essere stato suo cugino, un autotrasportatore con 15 anni d’esperienza, a provocare lo schianto.
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