Finalmente un raggio di sole, nonostante i rigori invernali, dopo tante vicissitudini che avevano fiaccato il morale anche dei più irriducibili tra i sostenitori biancocelesti. Lo ha regalato alla Lazio il lunch match di Udine. Partita strana e rocambolesca nel suo svolgimento ma il risultato finale, 3-2 per gli uomini di Reja, non fa una piega. Lazio sempre padrona del pallino ma troppo sterile in costruzione e, con la consueta amnesia difensiva (stavolta di Cavanda), manda in rete Di Natale (all’asciutto dal 30 ottobre) dal dischetto per il primo vantaggio friulano. Non sarà l’ultimo perché nella ripresa, apertasi con l’ingenuo doppio giallo che costa la doccia anticipata ad Onazi, prima i laziali trovano il pari con Candreva sempre dagli 11 metri e, visti i tempi un pari fuori casa in inferiorità numerica sembrava già una bella impresa, poi, però, Badu trovava una rete da antologia per il nuovo e, si poteva pensare definitivo, vantaggio dei padroni di casa. Reja aveva l’intelligenza di modificare, dopo l’assetto tattico (era già passato alla difesa a tre) anche la formazione in corsa inserendo, dopo Hernanes, anche un rigenerato Ederson, e trovava la fattiva collaborazione del portiere Brkic, impappinatosi goffamente nel provocare l’autorete di Lazzari. Quando il fischio finale sembrava prossimo, la prodezza di uno degli uomini più discussi di questa prima metà di stagione in casa Lazio: Hernanes, magnifico nel risolvere con una botta delle sue un’ottima trama complessiva che coinvolgeva anche Cavanda e Klose. Bella l’azione, bellissima la sua conclusione.
Juve e Roma, le due eterne duellanti, hanno vinto entrambi i loro anticipi in attesa di salire nuovamente sul ring martedì, anche se il palcoscenico sarà la Coppa Italia, e mostrando un ottimo stato di salute (meglio la Roma, ma la Samp rivitalizzata dalla cura Mihajlovic è avversario di ben altro spessore rispetto al Livorno) ma stavolta è giusto dedicare spazio alla formazione di Reja. Dal suo ritorno, 7 punti in tre partite di campionato e turno passato in Coppa Italia. Ma se le prestazioni offerte contro Inter, Bologna e Parma erano state piuttosto opache e le vittorie contro nerazzurri e ducali dovute più invenzioni individuali e alla grande capacità di soffrire (marchio di fabbrica del tecnico goriziano) che non alla coralità della manovra, a Udine si è visto anche il gioco. Oltre a un grande carattere. Vincere fuori casa, andando sotto due volte e farlo in una ripresa dove ci si ritrova sotto di una rete e in inferiorità numerica per quasi l’intera frazione è un’impresa da grande squadra. Senza voler sembrare retorici. Tra l’altro spezzato il tabù trasferta dove la Lazio non s’imponeva dall’8 maggio scorso (anche perché di fronte c’era la disastrata Inter di Stramaccioni). Se trattasi di un new deal o di una rondine è presto per dirlo. La primavera è lontana. Anche se grinta, impegno, coraggio è, perché no, un pizzico di buona sorte, sembrano quelli dei tempi belli.
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