Un italiano è stato fermato in Ungheria con l’accusa di traffico di esseri umani. L’uomo, un camionista di 52 anni, trasportava a bordo del suo furgone 33 siriani, tra cui due donne.
Il nostro connazionale era diretto in Germania ed è stato fermato tra il lago Balaton e la capitale Budapest. Sostiene di aver preso a bordo i migranti per proteggerli dal freddo. L’ambasciata italiana sta seguendo il suo caso.
La polizia ungherese non ha ancora diffuso le generalità dell’uomo, ma ha pubblicato un video che lo mostra ammanettato accanto al furgone rosso.
È il terzo italiano a finire nel mirino delle autorità con accuse legate al traffico di migranti nelle ultime settimane. Il 3 settembre, la polizia francese ha arrestato a Mentone un camionista residente a Milano, reo di aver caricato 24 profughi a bordo del suo mezzo. L’uomo, che ha tentato di forzare il posto di blocco speronando un’auto della polizia, è stato condannato per direttissima a tre anni di prigione per traffico di esseri umani, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Fondamentale nel suo caso la segnalazione della polizia italiana, che lo aveva notato mentre prendeva accordi con tre intermediari nordafricani a Ventimiglia.
Pochi giorni prima, il 29 agosto, un altro camionista italiano proveniente da Calais era stato fermato in Inghilterra, ma è stato scagionato nel giro di poche ore perché i migranti hanno ammesso di essere saliti a bordo del camion a sua insaputa.
Intanto in Ungheria proseguono gli arrivi di migranti dalla Serbia: nelle ultime 24 ore hanno attraversato la frontiera più di tremila profughi, mentre altri 7.600 sono arrivati in Macedonia dalla Grecia. Arrivano a piedi, lungo la ferrovia, sotto la pioggia battente. Alcuni gruppi preferiscono tenersi a distanza dai binari per evitare di essere identificati.
Il maltempo degli ultimi giorni ha trasformato il campo di raccolta di Roszke in un pantano fangoso. Molti ospiti hanno trovano riparo nella vicina stazione di Szeged, affollandola all’inverosimile, tanto da convincere le autorità a imbarcarli sui pullman per l’Austria senza identificarli.
Il piano all’inizio è stato accolto con diffidenza dai migranti, ma poi anche i più sospettosi si sono convinti a salire a bordo dei veicoli e partire.
L’uso di mezzi stradali è una scelta obbligata: ieri l’Austria ha bloccato i treni da e per l’Ungheria, preoccupata dal sovraccarico causato dall’afflusso dei migranti. Una misura analoga era stata adottata il giorno prima dalla Danimarca nei confronti dei collegamenti ferroviari con la Germania; ieri, però, Copenaghen ha fatto marcia indietro.
A Subotica, pochi chilometri oltre la frontiera, in territorio serbo, il ministro dell’Interno di Budapest Sandor Pinter ha incontrato il suo omologo di Belgrado Nebojsa Stefanovic.
“Ci aspettiamo un appoggio da parte della UE per risolvere questo problema – ha dichiarato il ministro serbo – poiché né Serbia né Ungheria possono farlo da sole, e questo sia in termini finanziari che di capacità logistiche”. La Serbia, prosegue il ministro, intende lasciar proseguire il viaggio a tutti i migranti diretti in Europa del nord. Pinter ha auspicato che il problema sia risolto ai confini dell’area-Schengen, lasciando proseguire solo chi ha diritto all’asilo e respingendo i migranti economici.
Parla di migranti anche Dabiq, la rivista dell’ISIS, che ieri ha pubblicato una ferma condanna contro chi “volontariamente abbandona Dar al-Islam – letteralmente la “casa dell’Islam”: nella tradizione musulmana l’espressione indica la parte del mondo sottoposta a quella legge islamica che l’ISIS rivendica di applicare – per recarsi nelle terre degli infedeli”. I migranti “compiono un peccato grave e pericoloso”, continua l’anatema, “e mettono a rischio la vita e le anime dei loro figli”. Il tutto è illustrato dalla foto di Aylan, il bambino siriano annegato su una spiaggia turca la scorsa settimana.
F.M.R.
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