“Ma possono succcedere cose cosi’?”. A chiederselo e’ la folla che si e’ formata in strada all’altezza della stazione in strada della metro A Furio Camillo, dove un bambino di 4 anni è morto oggi pomeriggio.
“Ma chi è morto? Un bambino? Mammamia!”, esclama una signora rumena, uno dei tanti passanti che si fermano all’entrata della stazione all’incrocio tra via Appia Nuova e via Furio Camillo, interdetta all’accesso degli utenti. “Ma possono succedere ancora cose del genere?” si chiede un’altra signora, sulla sessantina. Invece, e’ proprio cosi’, purtroppo. Una tragedia umana, come l’ha definita l’assessore capitolino ai trasporti Guido Improta. Una tragedia avuta ad un eccesso di zelo da parte di chi ha pensato di agevolare i passeggeri rimasti intrappolati nel primo elevatore, alcuni dei quali in preda a crisi di panico, e farli defluire ad uno ad uno in un secondo elevatore che era stato posizionato all’altezza del primo.
L’assessorato ai Trasporti, ha subito precisato che “il regolamento di esercizio ascensori e’ stato adottato da Atac il 20 novembre 2014 a seguito dell’approvazione da parte della direzione regionale trasporti della Regione Lazio che ha dato il suo visto il 28 ottobre 2014. Il regolamento, che ha come rubrica ‘Guasti e operazioni di soccorso’, riporta che la manovra di emergenza per prestare soccorso alle persone rimaste intrappolate in cabina deve essere eseguita esclusivamente da personale abilitato e addetto alla manutenzione dell’ascensore. Pertanto, l’intervento che ha causato la tragedia nella stazione Furio Camillo poteva essere eseguito solo da personale specificatamente addestrato per questo scopo”. L’Assessorato fa, inoltre, sapere che “la ditta di manutenzione Kone, a seguito di segnalazione, stava già intervenendo secondo i tempi contrattualmente previsti e cioè aveva assicurato l’intervento entro 30 minuti dalla segnalazione del guasto”. Come dire che l’errore umano si sarebbe potuto evitare con un maggiore autocontrollo da parte di tutti.
“Non è un problema di manutenzione degli ascensori” dice Giuseppe Noia, dell’ufficio comunicazione Atac, parlando con i giornalisti fuori dalla stazione metro teatro dell’incidente. Atac, dunque, prende subito le distanze da una possibile implicazione nel guasto in seguito al quale e’ successo l’episodio mortale.
Occorre pertanto fare chiarezza, e a questo ci penseranno le autorita’ competenti inaieme ad una commissione composta da tre membri all’uopo nominata dall’Azienda romana incaricata del trasporto pubblico. Una chiarezza necessaria per la famiglia cosi’ gravemente colpita, ma anche per i cittadini romani, “soprattutto in una fase – dichiara Francesco Giro, senatore di FI – che vede la metropolitana di Roma teatro di continui e ripetuti disagi (nei giorni scorsi si e’ verificato il cd ‘sciopero bianco’ sulle linee metropolitane A e B che ha portato alla soppressione di circa 400 corse, e sul quale la Questura di Roma ha aperto un fascicolo per interruzione di oubblico servizio, ndr). La chiarezza è ora obbligatoria – conferma Giro – altrimenti c’è il rischio di strumentalizzazioni e di un clamoroso malumore che potrebbe travolgere l’azienda Atac, i suoi operatori, gli amministratori della città”.
In serata Ignazio Marino, che si e’ recato sul luogo dell’incidente ed ha incontrato i genitori del piccolo Marco. Il sindaco si e’ trattenuto almeno due ore all’interno della stazione Furio Camillo ricevendo poi all’uscita dalla metro, contestazioni al grido “Buffone, buffone”.
E si’, ai romani non bastano piu’ sopralluoghi, visite di circostanza, parole di cordoglio, oppure la proclamazione del lutto cittadino, come richiesto subito da Fdi-An ed accodato da Marino, per il giorno dei funerali dello sfortunato bambino.
Roma ha bisogno di certezze che diano sicurezza: la certezza che chi li amministra pensi davvero al bene della citta’, tutta, prendendo a cuore per prime le necessita’ quotidiane degli suoi abitanti.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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