È sempre più alta tensione tra Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi. L’incontro di ieri sera, di oltre due ore a palazzo Grazioli si sarebbe risolto con un nulla di fatto. Lo scontro tra il capo del governo e il “superministro” sembra trovare nuovamente sfogo nel braccio di ferro sul prossimo governatore di Banca D’Italia. Argomento discusso, riferiscono fonti del pdl, con toni accesi anche ieri nei ritagli del summit dedicato soprattutto al declassamento dell’Italia da parte di Moody’s.
Il titolare di via XX Settembre avrebbe confermato la sua contrarietà, con il sostegno di Umberto Bossi, alla nomina di Fabrizio Saccomanni, attuale numero due di via Nazionale, alla guida di palazzo Koch. Una candidatura gradita invece al Colle così come al board stesso dell’Istituto e ‘sponsorizzatò anche dalla Bce. Certo, il riferimento fatto a margine dell’Ecofin, anche se smentito dal diretto interessato, alla situazione economica italiana rispetto a quella spagnola, migliorata dopo l’annuncio di elezioni anticipate da parte di Zapatero, non ha aiutato a stemperare la tensione. Le smentite del ministro dell’Economia non sarebbero bastate al Cavaliere. E Tremonti, si racconta in ambienti della maggioranza, avrebbe puntato il dito contro i colleghi di governo, accusandoli di fargli la guerra sfruttando proprio il Cavaliere come arma. E’ di oggi l’attacco del sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto. «Tremonti è un problema. Si dimetta se pensa che questo Governo è un ostacolo alla crescita dell’Italia. Se fossi Berlusconi sarei furibondo» dice commentando le affermazioni, poi smentite, fatte dal ministro all’Ecofin di ieri. «Se uno dice una cosa è perchè la pensa. Il problema è lui – continua Crosetto – perché non presenta proposte e non produce risultati. Se in un’azienda una persona non produce nessun risultato, viene mandato a casa».Ma anche con i rapporti al lumicino, Berlusconi cerca comunque, anche con l’aiuto del “mediatore” per eccellenza Gianni Letta, di trovare una via d’ucita. Ecco perché domani dopo il Consiglio dei ministri il premier ed il titolare di via XX Settembre torneranno ad incontrarsi: tra i due anche oggi ci sarebbero stati dei contatti telefonici. L’obiettivo del Cavaliere è quello di spuntare le armi al titolare del Tesoro pronto a dare battaglia contro il resto dell’esecutivo sui contenuti del decreto sviluppo che dovrebbe recepire anche le proposte che arriveranno dai parlamentari: »Nessuno deve protestare«, ha ribadito il premier a diversi ministri pidiellini perchè, avrebbe aggiunto, del provvedimento me ne occupo io quindi non voglio sentire obiezioni. Una richiesta, quella del capo del governo, seguita dall’impegno a coinvolgere ogni singolo esponente del governo. Il provvedimento sarà domani oggetto di discussione del vertice di maggioranza a palazzo Grazioli dove non è prevista la partecipazione del titolare del’Economia.
Berlusconi è pronto a forzare la mano, spiegano i suoi fedelissimi, per arrivare alla messa a punto del provvedimento entro la prossima settima in modo da ‘giocarsi la carta delle misure per lo sviluppò al Consiglio europeo di Bruxelles. Sulla tabella di marcia del capo del governo pesa però il risiko sulla nomina del governatore di Banca d’Italia su cui il ministro dell’Economia continua a porre i suoi veti spalleggiato dal leader della Lega Nord Umberto Bossi favorevole alla scelta di Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro e candidato del ministro dell’Economia. Ma nella maggioranza non si esclude che Berlusconi sia tentato dal ‘blitz’ presentando unarosa di nomi nella quale figurerebbe anche Fabrizio Saccomanni che diventerebbe automaticamente l’uomo su cui il board di via Nazionale giocherà le sue carte. Una partita dura dalla quale il premier potrebbe prendersi una pausa momentanea da venerdì volando per il fine settimana in Russia in occasione del compleanno di Putin.
A preoccupare però i fedelissimi di Berlusconi non è solo il ministro dell’Economia. La paura che sale nelle file pidielline è data dall’iperattivismo degli Scajoliani (stasera si vedranno a cena) così come della pattuglia di parlamentari vicini a Beppe Pisanu, oggi impegnato in un lungo colloquio nel cortile della Camera con Walter Veltroni. I boatos parlano di un movimento parlamentare a cui i due starebbero lavorando: un modo per ufficializzare l’addio al Pdl, da parte dell’ex ministro dell’Interno, e con ogni probabilità, dicono i più pessimisti, staccare la spina al governo.
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