Il gioco, però, si potrebbe fare ora pericoloso anche per altre parrocchie con un oratorio attivo per i più giovani. Qualcuno lo ha detto nel corso dell’affollata adunanza nei locali dell’oratorio in via Filippo Parlatore, traversa della centrale via Dante dove ha sede la Lumsa e numerose attività commerciali e dove, quindi, il rumore non manca di certo. Dice uno dei parrocchiani storici, Enzo Sajeva: “Se fa giurisprudenza questa sentenza, cosa succederà ad altri oratori, al Don Bosco, ad esempio, dove l’impegno è continuo e di grande impatto?”. Chissà cosa penserebbe di questa inquietante sentenza San Giovanni Bosco, il padre dell’Oratorio. Per il ‘Santo dei giovani’ voleva essere il luogo dove i ragazzi, spesso lasciati al proprio destino e drammaticamente a rischio, potessero trovare dei Padri disposti a prendersi a cuore la “salvezza” dei figli. In un clima di autentica “famiglia”: luogo dove ci si accoglie, ci si stima, ci si difende, ci si aiuta a crescere insieme, ci si ama, ci si perdona, ci si orienta con passione verso gli stessi ideali, considerati vitali ed essenziali. Per i più piccoli attraverso il gioco, appunto. Per la cronaca, chi si era schierato a favore della parrocchia, la vicinissima Casa di cura Torina, anch’essa affacciata sul cortile della struttura, attestando gli effetti terapeutici sui malati, è stata condannata a pagare le spese di lite in favore di tutte le controparti in solido . Nel luglio 2017 la clinica si era costituita rappresentando che le attività ludiche svolte su quello spiazzo, “lungi dal dare disturbo ai pazienti, allietano piuttosto il loro umore”, costituiscono “risorse fondamentali nel percorso terapeutico dei pazienti perché riescono a distrarli dal pensiero continuo della malattia”, consentendo “di sperimentare una partecipazione alla vita che spesso il confronto constante e quotidiano con la loro patologia gli nega”. Niente, anche i pazienti devono rimetterci per colpa di una sentenza favorevole soltanto ai cinque condomini che si sono sentiti parte lesa. Accorato l’appello del vicepresidente dell’associazione che all’interno della parrocchia si occupa della parte ricreativa: “Non permettiamo che si spenga questa fiammella sul territorio. L’anno scorso, a causa del ricorso, abbiamo mollato su diverse attività- ha detto Enzo Mulia -. Quest’anno, come chiaro segnale della provvidenza, molta gente anche esterna alla parrocchia, ha chiesto di dare una mano e sono partite attività nuove, con operatori per il calcetto, il basket, l’avviamento allo sport per i bimbi dai 3 ai 5 anni. E poi 15-20 volontari che per quattro giorni alla settimana fanno doposcuola, mamme, nonne, insegnati in pensione; sono arrivati professori di strumenti in percussioni e sono trenta i bimbi iscritti. Non ci scoraggiamo”. Tutti concordi i parrocchiani nel fare ‘orecchio da mercante’ nei confronti delle disposizioni del giudice E la Diocesi? Non ha intenzione di entrare a gamba tesa, ma avrebbe dato un incoraggiamento ad andare avanti. Ma cosa è scritto nella sentenza che ‘scippa’ l’oratorio palermitano ai suoi fruitori? Innanzitutto, dice il giudice “si contrappongono evidentemente due posizioni soggettive di rilievo costituzionale: quella della parrocchia a poter svolgere la propria attività pastorale creando momenti di sana aggregazione giovanile; quella dei ricorrenti di abitare il loro domicilio e di godere gli ambienti domestici che son anche quelli della famiglia”. Lo stesso poi parla di “attuale intollerabilità delle attività ricreative e ludiche svolte dall’Oratorio Santa Teresa del Bambin Gesù nell’ambito delle relative attività, anche connesse a quelle parrocchiali” e conseguentemente, andando persino oltre le richieste dei ricorrenti, “inibisce e perciò vieta lo svolgimento di qualsiasi attività ludica o ricreativa che implichi l’impiego di palloni sugli spazi esterni della parrocchia e dell’oratorio in assenza di porte da gioco calcistico regolarmente munite di reti e distanti almeno un metro e mezzo dalle pareti dell’oratorio, in modo da evitare che le pallonate rimbalzino in modo rumorosissimo contro esse; di barriere perimetrali in gommapiuma intorno al campetto idonee ad evitare il medesimo effetto; stabilisce che la pratica ludica sia limitata ad un solo sport per volta e con l’impiego di una sola palla; vieta l’utilizzo di impianti di amplificazione compreso il megafono; limita il gioco del basket ad una sola volta la settimina per una durata non superiore da un’ora e comunque non oltre le ore 20; limita l’utilizzo degli spazi esterni al seguente orario: mattina dalle ore 10 alle ore 12.30; pomeriggio dalle ore 16 alle ore 21; ma “sempre e soltanto” a giorni alterni (lunedì, mercoledì, venerdì). “Sempre fatte salve le attività liturgiche e le eventuali diverse intese tra gli interessati”. Per i legali della parrocchia c’è l’anomalia dell’aggravamento delle restrizioni rispetto alle richieste, ma non ci sono prove che giustifichino questa ordinanza, nessuno ha testimoniato in senso tecnico, nessuno ha giurato e la Ctu non ha risposto ai quesiti. E poi il giudice si sarebbe discostato dal precedente. Il nuovo non ha avrebbe preso atto della conciliazione, contraddicendo gli ultimi orientamenti. Ma il punto è questo per la parrocchia, i volontari e le famiglie: non è finita finché non è finita. Partita aperta dunque, vediamo chi segnerà il prossimo gol. A.B.