Donald Trump sarà il 45° presidente degli Stati Uniti. A notte fonda, quando in Italia erano le otto di mattina, il miliardario newyorkese – candidato del partito repubblicano – ha superato la soglia dei 270 grandi elettori, il quorum necessario per vincere le elezioni presidenziali.
Il Grand Old Party ha trionfato anche nelle politiche: i repubblicani hanno conservato la maggioranza sia alla Camera dei Rappresentanti sia in Senato.
La sconfitta di Hillary Clinton è stata netta e ha fatto parecchio rumore. Alla vigilia si era scritto che Trump per vincere avrebbe dovuto fare filotto negli swing State, gli Stati indecisi se votare per l’uno o per l’altra; e filotto è stato, con i democratici sorpassati a destra anche dove si sentivano sicuri di vincere, come in Pennsylvania o in Florida.
“Sarò il presidente di tutti gli americani”, ha promesso Trump nella conferenza stampa che ha tenuto dal suo quartier generale, nell’hotel Hilton di New York. Il presidente designato ha annunciato di voler cercare “alleanze, non conflitti, nel mondo”, e che sotto la sua guida gli USA “andranno d’accordo con tutti coloro che vorranno andare d’accordo con noi”.
Trump ha ricevuto per telefono le congratulazioni della Clinton e del presidente uscente Barack Obama. “Qualsiasi cosa accada – aveva detto Obama in un videomessaggio pubblicato nella notte, a spoglio in corso – il sole sorgerà al mattino e l’America rimarrà ancora la più grande nazione al mondo”.
La candidata democratica, invece, non ha parlato al pubblico e alla stampa. Il quartier generale dei dem era piombato in un’atmosfera cupa già poco dopo la mezzanotte, all’annuncio che i 29 delegati della Florida – il più grande fra gli Stati indecisi – avrebbero sostenuto Trump. E a John Podesta, capo della campagna elettorale dell’ex Segretario di Stato, non è rimasto altro da fare se non dire ai pochi sostenitori di tornare a casa: “Stasera non avremo niente da dire”.
In diverse città degli USA si sono formate manifestazioni di protesta degli elettori democratici. I delusi hanno sfilato per strada ad Oakland e Los Angeles (California), a Portland (Oregon) e a New York City.
Il commento atteso con più trepidazione era quello del presidente della Russia, Vladimir Putin. Trump, infatti, era stato accusato da parte della stampa di avere legami troppo stretti e troppo poco chiari con il Cremlino. Di certo c’è che si è spesso professato ammiratore di Putin, e che Paul Manafort, l’ex capo della sua campagna elettorale, si è dovuto dimettere quando si è saputo che aveva ricevuto un assegno da 12 milioni di dollari in cambio di una consulenza per Viktor Yanukovich, l’ex presidente filorusso dell’Ucraina. Putin è stato uno dei primi leader stranieri a congratularsi con Trump:
Abbiamo sentito le dichiarazioni elettorali dell’allora candidato alla Casa Bianca Donald Trump mirate a ripristinare i rapporti fra la Russia e gli Usa. Noi capiamo e ci rendiamo conto che sarà un percorso difficile dato il deterioramento in cui si trovano le nostre relazioni. La Russia è pronta a far la sua parte e desidera ricostruire i rapporti a pieno titolo con gli Usa.
Anche Jens Stoltenberg, Segretario generale NATO, si è “congratulato” con Trump – che ha detto di voler ridurre la presenza militare USA fuori dai confini nazionali – e ha aggiunto di “non vedere l’ora” di conferire con lui. “La NATO è importante per la sicurezza collettiva in Europa”, ha detto l’ex premier norvegese, “ma lo è anche per quella degli Stati Uniti”: l’unica volta che nell’alleanza atlantica si è effettivamente fatto ricorso all’articolo 5 del trattato, quello che chiama tutti gli alleati a difesa di uno Stato membro, è stato nel 2001, dopo gli attentati dell’11 settembre.
Congratulazioni sono arrivate anche da Bruxelles, sotto forma di una lettera aperta firmata dal presidente della Commissione UE Jean-Claude Juncker e dal presidente del Consiglio UE Donald Tusk. “Oggi è più importante che mai rafforzare le relazioni transatlantiche”, scrivono i leader europei. “Non dovremmo risparmiare alcuno sforzo per assicurare che i legami tra noi restino forti e duraturi”. Anche l’Alto commissario per la politica estera e di sicurezza, Federica Mogherini, ha ricordato che “i legami fra UE e USA sono più profondi di qualsiasi cambiamento politico”. Più preoccupato il presidente del Parlamento UE Martin Schulz, che in un’intervista alla tv di Stato tedesca ARD ha parlato di una “relazione transatlantica più difficile” e ha detto di sperare che Trump rispetti “i diritti e le regole fondamentali” e che “si attenga alla Costituzione americana”. In ogni caso, secondo Schulz “il sistema degli Stati Uniti è abbastanza forte da reggere un presidente Donald Trump e integrarlo”.
Congratulazioni anche dal resto del mondo: il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi si augura sia l’inizio di “una nuova era nei rapporti tra i due Paesi”, ma arrivano complimenti anche da Tel Aviv – dove il premier Benjamin Netanyahu ha definito Trump “un amico sincero dello stato di Israele” – e da Ankara, dove il primo ministro della Turchia, Binali Yildirim, ha approfittato dell’occasione per invitare il nuovo presidente “all’estradizione urgente di Fethullah Gulen”.
Javad Zarif, il ministro degli Esteri iraniano, ha invece ricordato al futuro inquilino della Casa Bianca che “gli USA dovrebbero attuare ciò che hanno accettato secondo le regole internazionali” nell’accordo sul programma nucleare dell’Iran. Ed è stata durissima la reazione dell’ex presidente messicano Vicente Fox, in carica fino al 2006: “Ovviamente il Messico non pagherà per il suo maledetto muro”. Fox – che in Messico ha continuato a fare politica nel Partito di Azione Nazionale, una formazione di centrodestra – ha definito Trump “un uomo d’affari mediocre” che “non capisce la differenza fra condurre un’impresa e governare un paese come gli Stati Uniti”.
“A nome dell’Italia mi congratulo con lui e gli auguro buon lavoro convinto che l’amicizia resti forte e solida”. Sono le parole scelte dal presidente del Consiglio Matteo Renzi per salutare la vittoria elettorale del tycoon. “È un fatto politico nuovo – ha continuato – che assieme ad altri dimostrano come siamo in una stagione nuova”.
Chi l’avrebbe detto che Trump avrebbe vinto? Eppure è così e noi abbiamo rispetto, collaboreremo con la nuova presidenza Usa e al rapporto tra Usa e Ue. A maggior ragione dopo oggi va affrontato il rapporto tra Ue e Italia, l’Italia deve essere leader nella discussione Ue, basta con ‘ce lo chiede l’UE’. Bisogna scegliere se governare il cambiamento o seguirlo soltanto.
Secondo Beppe Grillo, invece, l’elezione di Trump sarebbe “la deflagrazione di un’epoca” e “l’apocalisse dell’informazione, della tv, dei grandi giornali, degli intellettuali, dei giornalisti”. “Trump – aggiunge il leader del M5S – ha fatto un VDay pazzesco”.
L’elezione di Trump ha sorpreso i mercati, ma non ha provocato l’ondata di panico che si temeva. Le Borse europee hanno aperto in forte calo, ma dopo ore di confusione hanno ridotto le perdite in tarda mattinata. A Milano vacillano le banche – MPS, maglia nera, perde il 6% – ma esultano i titoli legati a petrolio, costruzioni e difesa, e l’indice FTSE-MIB perde solo il 2,3%.
Discorso diverso per le Borse orientali, che non hanno avuto il tempo di metabolizzare la sorpresa. Tokyo perde oltre il 5%, e lo yen fatica a mantenere il passo delle altre valute. Crolla il peso messicano, che nel cambio con il dollaro ha perso l’11% in due ore, e c’è da aspettarsi una giornata campale dalle contrattazioni in Borsa.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy