I raggi X scoprono due stanze segrete dietro la tomba di Tutankhamon, sui lati occidentale e settentrionale. Ad annunciarlo in conferenza stampa, Mamdouh Eldamaty, ministro egiziano per le Antichità. Le due camere, la cui scansione è datata 26 e 27 novembre 2015, sembrano essere costituite da materiale organico e metallo ma ovviamente gli archeologi sono solo all’inizio della loro ricerca.
«Vedi qualcosa?» «Sì, cose meravigliose, scintilli dorati da ogni dove!»
«Vedi qualcosa?»
«Sì, cose meravigliose, scintilli dorati da ogni dove!»
Questo il dialogo tra Howard Carter e George Herbert, conte di Carnarvon, lo scopritore dei tesori di Tutankhamon. La particolarità del sepolcro del “re bambino” (morì giovanissimo, a 18 anni d’età), rinvenuto nel 1922 infatti, non è solo che venne ritrovato intatto, ma anche favolosamente ricco, per un faraone il cui regno durò così poco. Dalle analisi condotte sulla mummia, è risultato che soffrisse di osteonecrosi, una malattia che si sviluppò poco prima di morire e che lo obbligava a servirsi di un bastone per camminare. Ed infatti nella sua tomba ne furono ritrovati in certa quantità, segno che il faraone se ne serviva quotidianamente.
Ma forse c’è un motivo per tale magnificenza: il giovanissimo sovrano, facendo due calcoli, dovrebbe essere salito al trono intorno ai 12 anni. Un ragazzino che tutto un tratto diviene un Dio in terra, può facilmente perdere la testa. Metaforicamente, ma anche letteralmente. Quando sale al trono, l’Egitto non è stabile. Egli è infatti il successore di Akhenaton, l’adoratore del dio Aton, culto osteggiato dai sacerdoti. Il figlio deve aver visto visto quanto sangue e quanta confusione ha creato il padre con quella che a furor di popolo è definita una vera e propria “eresia”, ed infatti non perde tempo: ristabilisce le vecchie tradizioni, riporta la capitale a Tebe e sale al trono con il nome di Tutanknamon, cioè “immagine vivente di Amon”, mettendo definitivamente da parte la rivoluzione religiosa del padre.
A mettersi contro la casta, ci si rimette sempre. Tutankhamon imparò la lezione da suo padre Akhenaton, e contribuì a cancellare, almeno per un certo tempo, le tracce del faraone e della sua consorte prediletta, Nefertiti, giudicata la donna più bella del mondo. In quanto ad avvenenza, a giudicare dal busto che la ritrae, sembra desse dei punti anche a Cleopatra (che si sa, più che bellissima era affascinante). Ora è possibile ammirare il busto al Neues Museum di Berlino, in Germania.
Ma cosa hanno fatto i due per meritarsi l’eliminazione dall’iconografia ufficiale, fino a diventare una pagina strappata dai libri di storia, oggi solo parzialmente recuperata? Niente di che, hanno solo cercato di far diventare gli egizi, politeisti da 2000 anni, un popolo monoteista. Nel 1378 a.C, anno in cui Akhenaton salì al trono, i due coniugi promossero una rivoluzione religiosa elevando il dio sole Aton come unica divinità e facendo questo si misero contro la potentissima casta dei sacerdoti.
Il faraone stabilì infatti che le cerimonie religiose (riti ed offerte al Dio) che fino a quel momento erano di competenza esclusiva del faraone e del clero, potessero essere officiate anche da una donna. Più precisamente, da Nefertiti, che non se lo fa ripetere due volte e comincia infatti ad essere ritratta nell’atto di offrire doni al Dio sugli altari. Allo stesso tempo Akhenaton distrugge i templi e perseguita senza pietà i fedeli delle antiche divinità. Sposta inoltre la capitale da Tebe ad Amarna, all’inizio dell’Alto Egitto, in cui vivevano circa 50mila persone.
Nefertiti però non rimase al suo fianco per tutta la vita come si potrebbe pensare: la donna, il cui celebre busto fu ritrovato il 6 dicembre 1912 e che fece scrivere sul diario dello scopritore: “descrizione inutile, bisogna vederlo”, sparì dalla vita politica durante il tredicesimo anno di regno di Akenathon. Il faraone si separò dall’amata dalla quale aveva avuto sei figlie ma nessun maschio.
Le cause di questo allontanamento non sono chiare. Forse è proprio alla ricerca di una discendenza maschile, che si deve il ripudio di Nefertiti e il matrimonio di Akenathon con la propria sorella, la principessa Kiya (il legame tra fratello e sorella era in realtà consueto nell’antico Egitto). Quello che è certo è che senza quest’ultima unione, Tutankhamon, il faraone bambino, non sarebbe mai nato e noi non avremmo avuto un posto in prima fila per godere degli splendori e dei fasti di una civiltà i cui segreti, dopo più di 2000 anni, sembrano ancora a scivolarci dalle mani, come granelli di sabbia tra le dita.
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
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