Cos’è il Made in Italy? Per me è quanto in Fondazione Altagamma, l’organismo che presiedo e che riunisce 77 aziende della moda, del design, dell’alimentare, della gioielleria, della nautica e altro, intendiamo parlare di produzione italiana di eccellenza. E gli elementi che lo compongono sono quelli che ci hanno fatto conoscere nel mondo: creatività, innovazione, gusto, legame con il territorio e con la tradizione culturale ed artistica italiana, originalità dell’approccio imprenditoriale.
Tutti questi requisiti sono presenti anche oggi, e sono gli stessi di sempre. Ed invariata è anche la nostra capacità di adattamento ai mutamenti del contesto competitivo globale: questo deve spingerci all’ottimismo e alla voglia di dimostrare ancora al mondo il nostro immenso valore. Ma bisogna aver chiaro in mente che da soli non si va da nessuna parte. Lo si sente ripetere ovunque, perchè è davvero una condizione indispensabile per il successo: è necessario che si faccia davvero sistema, è necessario porsi in un’ottica ampia di difesa degli interessi comuni del nostro paese e della nostra industria.
L’immagine del nostro Paese che questo settore ha contribuito a creare è un asset fondamentale per tutta l’industria italiana. E’ partendo da questo presupposto che la Fondazione Altagamma ha elaborato uno studio – intitolato Bella e Possibile – che mira ad identificare i migliori caratteri identitari del nostro paese, le sue eccellenze, e i modi più efficaci per promuoverli e comunicarli. In sintesi, da una parte, è necessario promuovere eccellenze italiane più contemporanee: in un recente libro americano che elogia l’Italia, di 50 caratteristiche positive del nostro Paese ben 48 riguardano il passato, solo 2 la contemporaneità (Ferrari e la Moda). Dall’altra parte bisogna trovare un equilibrio tra la valorizzazione delle nostre tradizioni e quella delle nuove generazioni, confrontarci senza timore con le esperienze positive fatte da altri all’estero, rinnovare il marketing del Paese senza nascondere difetti comunque evidenti, valorizzare l’Italia manifatturiera, fare veramente sistema, sfruttando l’attuale crisi economica mondiale come un’opportunità.
Siamo stati negli ultimi decenni – individualmente – dei grandi pionieri: coraggiosi, orgogliosi, indipendenti, curiosi, e fieri di avercela fatta senza aiuti da parte di governi ed Istituzioni. Ora è tempo di capitalizzare questo patrimonio di immagine. Ed è tempo di farlo con strategie comuni: non è più pensabile che in ogni grande e piccolo paese del mondo l’Italia si rappresenti con una pletora di organismi diversi e spesso conflittuali, nazionali, regionali, settoriali, etc…. La forza delle nostre aziende deve coagularsi intorno ad un’immagine unitaria del Paese, che ne amplificherà la notorietà e ne favorirà il successo. Mettiamoci in testa che nessuno può vantare la nostra storia, sia quella remota, sia quella dei recenti successi industriali.
Le Imprese del Made in Italy di eccellenza si distinguono per la creatività, l’innovazione, la ricerca e la qualità dei loro prodotti e dei loro servizi, che sono conseguenza della filosofia dell’Eccellenza praticata in tutti gli ambiti della loro attività e che costruiscono l’identità del Brand. Dal loro marchio, e dai valori tangibili ed intangibili che vi sono sedimentati, le Imprese traggono il loro vantaggio competitivo. Per questo motivo il primo strumento di difesa del made in italy è la lotta alla contraffazione. La contraffazione mina alla base la strategia di fondo su cui le Imprese che operano nella fascia più alta del mercato hanno costruito il proprio successo, e, in alcuni casi, ne mette a repentaglio la stessa sopravvivenza. La competizione a livello mondiale è fortemente distorta dal numero continuamente crescente di beni contraffatti,prodotti soprattutto in Asia, ma anche in Africa e in America Latina, spesso con il supporto dei governi locali. La stessa Italia è, all’interno dell’Unione Europea, la più florida industria dei falsi, mentre l’Europa, l’America e la stessa Asia sono i mercati con il più alto consumo di beni contraffatti. La stima più recente fa ammontare a più di 10 miliardi di euro il mercato dei prodotti contraffatti nella sola Lombardia. Si tratta di fatturato che viene sottratto dalle imprese criminale alle imprese oneste. Lo scorso anno, insieme al capogruppo della Lega Reguzzoni, ho proposto una legge per la tutela del made in Italy che il parlamento ha approvato all’unanimità ma ha subito uno stop dall’Unione Europea. Per fortuna, il Parlamento europeo ha approvato su impulso italiano la proposta di regolamento “ made in” che include l’obbligo di etichettatura e tracciabilità delle merci importate in Europa. Ora si tratta di fare i controlli ed avviare una azione precisa di contrasto delle pratiche commerciali scorrette e delle contraffazioni. E tutto questo va fatto con grande determinazione e senza esitazioni. Si tratta di salvaguardare i nostri prodotti, la nostra economia, i nostri formidabili lavoratori e artigiani il che significa in definitiva tutelare la nostra grande ricchezza, l’identità culturale.
Santo Versace
Imprenditore e deputato Pdl
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