I rapporti sentimentali 2.0. portano alla luce dinamiche psicologiche conturbanti con esiti spesso imprevedibili. L’attualità che si nutre di social network, come cambia il rapporto di coppia? Se è vero che spesso Facebook agevola i contatti umani può in seguito rivelarsi un boomerang amplificando problematiche in corso e dando una realtà distorta delle emozioni. La felicità ostentata è vera o non è tutto oro quel che luccica? Queste e molte altre domande si pone Maurizio Canforini, autore, attore e regista della commedia romantica “Tutti felici, tranne me…” da stasera al 17 maggio in scena al teatro L’Aura (vicolo di Pietra Papa 64) di Roma.
Il protagonista, che abbiamo intervistato, ha già sviscerato in passato l’amore ai tempi delle chat, colpevoli di scatenere equivoci e malumori.
Qual è la differenza tra “Il dolce inganno dell’amore” e “Tutti felici, tranne me…”? La prima era una favola moderna, o meglio una commedia con una struttura favolistica in cui whatsapp creava una perturbativa, la seconda invece è una storia corale senza la favola, in cui facebook è solo un pretesto per parlare della vita di tutti i giorni fatta di rapporti virtuali. Un’innocente foto farà incrociare le esistenze dei cinque protagonisti con esiti in questo caso positivi.
Come sono i personaggi? Sono presi letteralmente dalla realtà e rappresentano la categoria dei trentenni-quarantenni. Leonardo è stato mollato dalla fidanzata per un maestro di Zumba, Laura ha terminato una convivenza ed è pronta per innamorarsi di nuovo, Sofia vive la condizione di amante che vuole essere qualcosa di più mentre Anna ed Andrea sono una coppia “apparentemente” affiatata.
Leonardo, ovvero lei nello spettacolo, in cosa si distingue da Riccardo, protagonista de “Il dolce inganno dell’amore”? Leonardo è quasi l’opposto di Riccardo perché è spigliato, non teme le donne, sa il fatto suo e lo esibisce con garbato cinismo.
Ha mai iniziato una relazione in chat? Assolutamente no. Alle chat preferisco i rapporti diretti. Sono un seduttore pigro sui social network.
Cosa dovrebbe pensare il pubblico quando esce dal suo spettacolo? Vorrei si ritrovasse in ciò che ha visto pensando che è la storia del vicino di casa. Ognuno di noi dovrebbe riflettere sulla felicità reale e quella sbandierata ai quattro venti, chiedendosi se è proprio così.
Come mai ha scelto un titolo tanto emblematico? E’ venuto fuori una sera d’estate dello scorso anno. Dopo una giornata decisamente no, ho aperto facebook e ho visto selfie e foto di innamorati e mi è venuto in mente “Sono tutti felici tranne me!”. Subito però ho pensato: “solo apparentemente più felici di me”. E quell’ “apparentemente” è il prato su cui può fiorire tutta la vicenda. Perché ha voluto recitare in un teatro nuovo come “L’Aura”? Perché non è solo una sala d’affitto ma un teatro vero, in cui c’è un progetto artistico dietro.
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