Può una ‘tempesta emotiva’, causata da una incontrollabile gelosia, attenuare la responsabilità di chi si è macchiato del delitto più grave, quello di togliere la vita alla persona amata? Evidentemente sì, se i giudici della Corte d’appello di Bologna hanno dimezzato la pena a Michele Castaldo reo confesso dell’assassinio di Olga Mattei, strangolata con le proprie mani il 5 ottobre del 2016 a Riccione.
Due anni e mezzo fa lei lo voleva lasciare. Lei Olga Matei moldava 46 anni, all’epoca del fattaccio si frequentava con Michele, 57 anni di Cesena, da appena un mese. Ma l’uomo si era rivelato possessivo e geloso al punto che la donna aveva deciso di lasciarlo. Le liti erano frequentissime e scoppiavano anche per i più innocenti messaggi che riceveva sul cellulare. Il giorno del delitto Castaldo era partito da Cesena per raggiungere a Riccione l’appartamento nel quale la donna abitava. Aveva atteso paziente che uscisse e rientrasse a casa, dopo essere stata dal parrucchiere. Quindi aveva suonato alla porta e Olga l’aveva fatto entrare. Era scoppiata l’ennesima lite, lui l’aveva afferrata alla gola e aveva stretto fino a quando non aveva smesso di respirare.
L’assassino, reo confesso, è stato rinchiuso nel cercare dei Casetti e tra novembre e dicembre ricoverato un mese in un ospedale psichiatrico penitenziario, all’interno del carcere di Piacenza. Subito dopo il delitto, il cesenate aveva anche sostenuto di voler risarcire la figlia della vittima.
Michele in primo grado era stato condannato a 30 anni dal Gup di Rimini, per omicidio aggravato dai motivi abietti e futili. Davanti alla Corte di assise di appello di Bologna il pg Paolo Giovagnoli, nell’udienza del 16 novembre, aveva chiesto la conferma della sentenza. Ma i giudici, pur riconoscendo l’aggravante, hanno ridotto la pena a 16 anni, concedendo le attenuanti generiche perché l’uomo era in preda a “una tempesta emotiva”.
La Procura generale di Bologna ha annunciato che farà ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte di assise di appello: l’ufficio giudiziario guidato dal pg Ignazio De Francisci chiederà alla Suprema Corte di valutare la correttezza dei principi espressi.
“La gelosia non è stata considerata motivo di attenuazione del trattamento, anzi, al contrario, motivo di aggravamento in quanto integrante l’aggravante dell’avere agito per motivi abietti-futili (e ciò con ampia e convinta motivazione, che occupa due pagine fitte di motivazione)”. Lo ha spiegato il presidente della Corte di appello di Bologna Giuseppe Colonna, fornendo alcuni chiarimenti “tecnici” sulla sentenza che ha quasi dimezzato la pena per Michele Castaldo.
“Nelle motivazioni ci sono passaggi che riecheggiano il delitto d’onore: secondo me chi uccide una donna perché ‘o sei mia o non sei di nessuno’ va condannato a una pena più severa non a una pena minore”, ha detto il ministro della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno, intervistata ieri a Domenica In da Mara Venier su Rai1, commentando il verdetto di sabato. L’avvocato Bongiorno ha sottolineato che riducendo la condanna da 30 anni a 16 anni di reclusione, “i giudici non sono andati oltre la legge, perché c’è il giudizio abbreviato che è definito un ‘rito premiale’ per chi fa risparmiare tempo”. “Ma è uno scambio indecente”, ha aggiunto.
‘Raptus’ o ‘tempesta emotiva’, siamo davanti a un uomo in preda a sentimenti abietti. Le buone leggi non bastano se non sono applicate con il massimo rigore ma, soprattutto, con la salda convinzione che non esiste alcuna ragione accettabile per il femminicidio.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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