Crescita, debito pubblico, disoccupazione. Le stime economiche che arrivano dalla Ue sono eloquenti: il Pil si ferma allo 0,6% nel 2014, per aumentare all’1,2% il prossimo anno; il deficit si attesta al 2,6% nel 2014 per subire una lieve flessione nel 2015, 2,2%, la disoccupazione nel 2014 sarà del 12,8% e del 12,5% nel 2015.
Il vero segnale di pericolo l’Ue, però, lo evidenzia quando le valutazioni dei tecnici vanno al trend del debito, che mantiene il segno positivo: in aumento fino al 135,2% nel 2014 per scendere nel 2015 133,9% .
Resta una situazione complessivamente fluida ma con diverse zone d’ombra e qualche spiraglio di luce. Sempre secondo la Commissione Europea, “le famiglie aumenteranno i consumi e consolideranno i risparmi anche grazie al taglio del cuneo fiscale”. Il titolare ad interim degli Affari economici, Siim Kallas, ha anche sostenuto che gli 80 euro previsti da Renzi avranno un effetto “neutrale” nel breve termine mentre potrebbero acquisire una valenza ‘positiva” sul lungo periodo, quando verrà “migliorata l’efficienza della spesa”,che il governo intende raggiungere grazie alle riforme della pubblica amministrazione.
Numeri, quelli di Bruxelles, che sono praticamente in linea con le stime primaverili sulle prospettive del Paese diffuse dall’Istat: la spesa dovrebbe far registrare un aumento dello 0,2% per quest’anno, lo 0,5% per il prossimo e dell’1% per il 2016. Una “ripresina” che viene salutata positivamente dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, secondo il quale le misure richiedono sì del tempo ma ”la direzione è quella giusta”.
“Al di là dei decimali – ha spiegato da Bruxelles il titolare del dicastero di via XX Settembre – avevamo già da tempo detto che il debito sarebbe aumentato e che sarebbe sceso a partire dall’anno prossimo. Visto il surplus primario, la crescita, il costo del debito che è in diminuzione, tutte queste cose aritmeticamente indicano che il debito scenderà forse più rapidamente di quanto pensiamo”.
Bruxelles farà invece “le sue valutazioni” sul taglio del cuneo fiscale, anche se, prosegue Padoan, “non ha avuto ancora tempo di valutare nel dettaglio le misure che abbiamo preso per il 2014 e che stiamo prendendo per 2015 e 2016. Sono convinto che le misure che prenderemo aggiungeranno un impatto positivo alle misure perché saranno consolidate nel tempo e saranno permanenti e quindi ci sarà un effetto di fiducia molto importante”.
“I numeri contenuti nell’outlook pubblicato oggi lasciano intuire già molto”, afferma invece il capogruppo alla Camera di Forza Italia Renato Brunetta. “La Commissione europea – spiega – rivede in peggio le stime sul deficit strutturale dell’Italia, da -0,6% a -0,8% nel 2014. E, quel che e’ grave, la situazione non migliora nel 2015: -0,7% contro il -0,1% contenuto nel Def del Governo. Questo significa che l’Italia non solo non realizzerà il pareggio di bilancio nel 2015, ma neanche rispetta il percorso di rientro dal deficit eccessivo dello 0,5% annuo previsto dal Fiscal compact”.
Anche Confindustria invita alla cautela. Il vicepresidente degli industriali, Vincenzo Boccia, intervenendo alla presentazione di un libro, ha chiarito come le parole del ministro Padoan debbano essere “condivise nel senso di essere ottimisti nelle aspettative. Purtroppo leggendo i dati dobbiamo essere ancora pessimisti nelle previsioni che non sono il massimo per il Paese, il che ci obbliga tutti, governo, imprenditori e sindacati, a fare dei passi avanti con la consapevolezza che viviamo una emergenza economica”.
Padoan, però, è tornato proprio oggi, a margine della riunione dell’Ecofin, sulla bontà delle scelte operate dal Governo per l’economia italiana. Alla riunione, dove c’è stata una “discussione ampia e ricca sulla necessità che, in questa fase di ripresa, si accelerino le riforme per rendere la crescita più sostenibile” è stata presentata una analisi condotta dall’Ocse, che, dal ministro, è stata salutata in maniera positiva: “complessivamente mi sembra molto incoraggiante per l’Italia. Le misure di tagli d’imposte appena varate sostenute da tagli di spesa e i rimborsi dei debiti potranno avere un effetto considerevole in termini di fiducia e di crescita”.
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