Ted Malloch non è il benvenuto a Bruxelles. È secco il giudizio di Antonio Tajani, presidente del parlamento di Strasburgo, sull’uomo scelto da Donald Trump come prossimo ambasciatore USA presso la UE.
“Gli USA rimangono il maggiore interlocutore dell’Europa a livello mondiale, e siamo amici degli USA al di là dei presidenti” – ha detto Tajani all’agenzia ANSA – ma “non siamo sottomessi a nessuno e non prendiamo ordini da nessuno”.
Siamo disponibili ad ascoltare tutti i consigli e tutte le critiche, ma non siamo sottomessi a nessuno, non prendiamo ordini da nessuno, non siamo disposti ad accettare insulti da persone che probabilmente non conoscono l’Unione Europea e che il parlamento europeo ha dichiarato non gradite.
Già al centro di polemiche negli USA da quando il Financial Times ha denunciato come false alcune affermazioni fatte nella sua autobiografia, Malloch si è attirato le ire della UE con una serie di dichiarazioni contro l’Unione e contro l’euro. La reazione delle istituzioni continentali è stata insolitamente veemente e compatta.
“L’Europa comunica male”, continua Tajani nella sua intervista. “Non comunica bene neanche le tante cose positive che fa”, tra cui il “Piano Juncker”.
La NATO è “indispensabile per garantire la sicurezza dell’Europa e dell’Occidente”, ma anche la UE deve fare “un passo in avanti sul fronte della difesa comune”. Tajani vorrebbe arrivare a “un esercito comune per i grandi interventi come le missioni di pace”: in questo modo si potrebbe “ridurre la spesa pubblica” senza per questo sacrificare l’efficacia delle forze di difesa. E il controllo delle frontiere dell’Unione è cruciale “di fronte all’attacco del terrorismo e ai fenomeni migratori”.
Per Tajani sono infondate le voci di possibili dimissioni del presidente della Commissione UE, Jean-Claude Juncker: “L’ho incontrato tante volte negli ultimi giorni e Juncker mi ha parlato del futuro anche a lungo termine”, dice Tajani, “non mi sembrava intenzionato a lasciare”.
Oggi il capo dell’esecutivo comunitario ha parlato davanti al parlamento belga. “Non è il momento di lanciare in Europa un dibattito istituzionale”, dice l’ex premier del Lussemburgo: “Alla gente non interessa”. Si schiera invece “a favore di un ricorso più frequente a cooperazioni rafforzate”, che non stenta a chiamare “Europa a più velocità”.
Juncker parla anche di Brexit: “sarà un negoziato difficile e non sarà a costo ridotto o zero. Devono rispettare gli impegni presi, e il conto sarà salato”. Per definire i dettagli “serviranno anni”, ma per “godere dei vantaggi del mercato unico” Londra non potrà non “rispettare le quattro libertà” fondamentali della UE, compresa la “libera circolazione dei lavoratori”.
C’è spazio anche per condannare il comportamento di Stati che “non partecipano agli impegni che hanno contribuito a definire”, “ad esempio sulla crisi migratoria”. Juncker punta il dito contro i Paesi che “bloccano quelli che vogliono andare più lontano, frenandone le ambizioni”.
F.M.R.
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