“Ricordati, polvere eri e polvere tornerai ad essere”. Una citazione biblica (Genesi 3, 19) che vuole ricordarci che la morte fa parte del ciclo della vita.
In un epoca in cui gli spazi si fanno sempre più ristretti, anche quelli dell’ultima dimora terrena, la pratica di ridurre mediante l’utilizzo del fuoco il proprio caro in cenere si accetta con maggiore facilità. La cremazione è una pratica antichissima, mantenuta pressoché inalterata nel millenni, che alcune culture usavano ritenendo il fuoco un agente di purificazione e che la cremazione illuminasse il passaggio dei defunti in un altro mondo, o che ne impedisse il ritorno tra i vivi.
Oggi, che è ancora più chiaro che non cancella il ricordo, non brucia l’anima, non è peccato e non prende spazio, la cremazione va soppiantando i tradizionali metodi di sepoltura. In città come Milano e Bolzano, ad esempio, supera il 60% delle richieste. Solo al Sud, in particolare nelle isole, non sfiora neanche l’8%.
Ed ecco un fiorire di agenzie specializzate in servizi funerari, che oltre al disbrigo delle pratiche necessarie offrono prestazioni personalizzate. Una in particolare, l’agenzia funebre Taffo, ha tirato fuori una campagna più che discutibile, anzi scioccante, che lancia in Italia l’ultima frontiera della cremazione: il ‘diamante della memoria’.
Lo slogan che campeggia sui cartelloni pubblicitari 9 x 6 recita: “Stavolta tuo marito non potrà dirti di no” e propone di trasformare il marito defunto in un diamante. Si può tranquillamente parlare di pubblicità senza confini.
L’ultima trovata che sta facendo scandalo è apparsa pochi giorni fa sui manifesti pubblicitari della Capitale. Insieme alla frase equivoca “Stavolta tuo marito non potrà dirti di no”, è ritratta una mano di donna che mostra un diamante al dito. Il motivo dell’impossibilità del rifiuto è semplice e si intuisce ad una lettura più attenta: il marito non potrà dire di no perché è defunto e addirittura sarà lui stesso l’anello. “Cremazione Diamond. Trasformiano in diamante le ceneri dei tuoi cari” si legge infatti nella chiusura del claim. L’agenzia funebre che ha ideato la campagna già si è fatta notare per altre campagne pubblicitarie dall’ironia cinica.
“Il diamante della memoria”, spiega Alessandro Taffo, direttore commerciale e tra i titolari della società, è un’idea nata negli Usa dove lo fanno già da un po’. “Abbiamo stretto un accordo con una società svizzera, lì vengono spedite le urne dei defunti e attraverso procedimenti piuttosto complicati in laboratorio si trasformano le ceneri in diamanti. Le dimensioni variano secondo la quantità delle ceneri, da dove si estrae il carbonio per creare il diamante. Ci vuole un po’ di tempo, da un mese e mezzo a sei mesi”.
La Taffo ha affidato anche questa campagna pubblicitaria alla società di comunicazione Peyote, probabilmente per attirare l’attenzione con frasi ad effetto come “Vi aiuteremo a farlo a pezzi…” per proporre la possibilità di un pagamento rateale del funerale.
“Ancora una volta abbiamo puntato sull’ironia e sul messaggio dissacrante”, racconta Alessio Logrippo al Messaggero, ideatore del manifesto che ha invaso la città con Daniele Campanale.
“Il target della campagna è ovviamente femminile, trattandosi di diamanti. Abbiamo immaginato una donna che ha desiderato da sempre avere quella pietra in regalo dal marito non troppo disponibile a farle questo dono. Cosa c’è di più feroce di una vedova che appena può ottiene il tanto agognato diamante dalle ceneri del marito?”. Il manifesto sta facendo parlare di sé sui social e già questo è sintomo di successo. Le reazioni sono le più disparate: “C’è chi si scandalizza e scrive, non c’è limite al peggio. E chi invece coglie l’ironia e commenta, siete geniali”, dice Logrippo, fiero dei risultati ottenuti dalla precedente campagna sulla cremazione certificata del 2012, sempre per la Taffo Funeral Services che era valso alla Peyote tre riconoscimenti alla 18a edizione di Mediastars.Ovvio, visto che il coniuge è defunto e resterà per sempre al dito della vedova, ‘trasformato’ da cenere in diamante.
“E’ una grave offesa alla dignità della persona pubblicizzare la cremazione promettendo un diamante in premio. La Chiesa oggi non condanna chi sceglie questa via ma non può accettare che si facciano pressioni”. E’ la dichiarazione del teologo morale padre Antonio Rungi. “Il corpo – ricorda il teologo passionista – è destinato comunque alla resurrezione e dunque esige il massimo rispetto, non può essere mercanteggiato in alcun modo, neanche dopo la morte”. Dietro l’aumento del numero delle cremazioni “c’è anche il grande sforzo pubblicitario delle agenzie funebri che gestiscono queste pratiche, rappresentate in gran parte dalla Socrem. Certo ci sono persone che hanno una loro concezione, un loro pensiero su questo, ma le campagne pubblicitarie hanno influito molto e l’esito è sotto gli occhi di tutti”, ha denunciato recentemente monsignor Alceste Catella, vescovo di Casale Monferrato e presidente della Commissione Episcopale per la liturgia. La dottrina cattolica, conferma padre Rungi, resta dunque quella già conosciuta: “La Chiesa accetta la cremazione, se non è decisa in odio alla fede, cioé per negare la risurrezione dei corpi proclamata nel Credo, ma non la incoraggia”.
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