‘ Una Repubblica senza Patria’. Un titolo che di per sé è già un colpo secco e anticipa le sconfortanti conclusioni degli autori che ripercorrono le vicende fondamentali del dopoguerra, dalle origini della Repubblica fino alla nostra desolante attualità: l’Italia è una Repubblica senza patria, che è come dire uno Stato senza nazione, fatto di cittadini che si riconoscono solo nel proprio gruppo, che perseguono solo il proprio tornaconto. E’ da domani in tutte le librerie il volume scritto a quattro mani da Vittorio Feltri e Gennaro Sangiuliano (Mondadori, pp. 300, euro 19). I due cronisti ripercorrono , secondo un disegno coerente, le vicende fondamentali dall’ 8 settembre del 1943 ad oggi. In quello che si annuncia come un caso editoriale emergono non solo dettagli e nuove testimonianze, ma si concede risalto a quelle pagine spesso strappate o taciute della storia nazionale perché non coerenti con la vulgata dominante.
Un libro sicuramente politicamente scorretto che tenta di abbattere alcune icone della storia italiana dal dopoguerra, a cominciare da quei protagonisti consacrati dalla storiografia prevalente e che, invece, Feltri e Sangiuliano mettono sotto le lenti della critica.
La conclusione è quasi drammatica: l’ Italia è certamente un’ entità statuale ma è una Repubblica senza patria. Scrive Vittorio Feltri: “Siamo legati a una strana idea della politica. Non la consideriamo lo strumento che dovrebbe permetterci di vivere meglio, ma una religione, nei confronti della quale c’ è solo fede cieca e nessuna voglia di ragionare. Si procede senza valutare il proprio interesse, comportamento tipico di un Paese che non sa cosa sia la Patria, quindi ci si attacca a un partito, a una confessione religiosa, talvolta al calcio. Tutto, pur di non riconoscersi come popolo unico e come patria”.
Di fronte a una crisi economica che ha fatto crollare tutte le certezze il libro racconta insomma uno Stato senza nazione, fatto di cittadini che si riconoscono solo nel proprio gruppo, partito, chiesa, squadra sportiva. Le due parti in cui si compone il testo esplorano la complicata realtà degli italiani. Gli eventi si snodano dall’ 8 settembre del 1943, da un lungo dopoguerra, segnato dalla tensione fra Usa e Urss, dalla nascita della Repubblica, da un assetto costituzionale non privo di contraddizioni, dalla ricostruzione, dal miracolo economico italiano, dal Sessantotto, dal terrorismo, fino a vicende piu’ recenti.
Un intreccio di storia politica, economica e sociale, dove spesso tutto si muove su un doppio binario, uno evidente l’ altro carsico: “La divisione in ducati, signorie, contee e parrocchie ci ha lasciato dentro l’ animo del suddito. E un suddito non avrà mai come scopo il bene della comunità, baderà soltanto a salvarsi dalle intrusioni del principe prepotente”. La matrice che unisce tutte le esperienze politiche italiane e’ la divisione, la mancanza di un visione condivisa della Stato e dello sviluppo economico e culturale della nazione. Una storia caratterizzata da divisioni politiche e ideologiche che preludono a due Italie sullo stesso suolo, e che in un certo momento storico sarebbero anche potute diventare due Stati: la destra democristiana e ‘ filoamericana’ e la sinistra comunista e ‘ filosovietica’.
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