Si fa ancora “troppo poco” per proteggere i più piccoli dai pericoli del mondo digitale e per garantire il loro accesso a contenuti sicuri online, nonostante siano proprio loro grandi fruitori di internet: uno su tre utenti è minore di età. A segnalarlo il rapporto annuale Unicef sulla Condizione dell’infanzia nel mondo 2017: figli dell’era digitale.
Nel rapporto si legge infatti che ha dieci anni o anche meno il 53 per cento dei bambini abusati e sfruttati per produrre contenuti pedopornografici diffusi in rete. Un dato “sconcertante, ma allo stesso tempo inferiore al 69% del 2015″. La presenza diffusa dei dispositivi mobili, sottolinea lo studio, ha reso l’accesso al web per molti bambini meno controllato e potenzialmente più pericoloso. Reti digitali come il web sommerso, il cosiddetto ‘dark web‘, e i Bitcoin stanno agevolando le peggiori forme di sfruttamento e abusi, fra cui la tratta e l’abuso sessuale di bambini online ‘su richiesta’. Dalle indagini del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, è emerso infatti che è in aumento il numero di immagini di bambini dagli 11 ai 15 anni : dal 30% nel 2015 al 45% nel 2016. Uno dei motivi è l’aumento del materiale autoprodotto e condiviso online. E 9 indirizzi internet su 10 con contenuti pedopornografici sono localizzati in 5 Paesi: Canada, Francia, Olanda, Russia e Usa. Mentre ‘Net Clean Report’, del 2016, metteva in evidenza che da un’indagine di polizia condotta in 26 paesi il materiale esaminato raffigura principalmente bambini provenienti dall’Europa e dal Nord America. Uno degli intervistati durante l’indagine ha illustrato i due fattori che determinano il motivo per cui i bambini provenienti da alcuni paesi sono maggiormente vittime: “Si tratta di paesi con numerosi dispositivi internet a persona e servizi internet affidabili e paesi senza un’adeguata legislazione che vieti i reati sessuali e l’accesso nei confronti dei minori”. Un altro elemento che induce le molestie è la disabilità. I dati raccolti nell’ambito del Sondaggio sulla Sicurezza dei Giovani in Internet, che ha coinvolto giovani tra i 10 e i 17 anni, hanno dimostrato che i bambini con bisogni educativi speciali hanno maggiori probabilità di correre rischi online. Anche in questo caso, ci sono state differenze legate al genere: le ragazze con esigenze speciali hanno tre volte più probabilità dei ragazzi di essere adescate online per scopi sessuali.
I giovani rappresentano il gruppo di età più connesso a Internet. Nel mondo, il 71% di loro è online, comparato al 48% della popolazione totale. I giovani africani sono quelli che anno meno accesso alla Rete, con circa 3 ragazzi su 5 offline mentre il dato per i giovani europei è di solo 1 ogni 25. Alla domanda “cosa non ti piace di internet”? Il 33% dei giovani intervistati da Unicef ha risposto “I contenuti pornografici indesiderati“: su questo ragazze e ragazzi sono concordi. Invece la cosa che più piace della rete è per il 40% degli intervistati la possibilità di “imparare nuove cose per la scuola o la salute”; per il 24% “acquisire competenze che non posso imparare a scuola”. E alla domanda “come hai imparato ad utilizzare internet”? Il 42% ha risposto di aver imparato da solo.
E se la tecnologia digitale può offrire benefici ai bambini più svantaggiati, aumentando il loro accesso alle informazioni, il rapporto spiega però che milioni di ragazzi stanno perdendo questa opportunità: circa un terzo dei giovani del mondo – 346 milioni – non è online. Questo aggrava le disuguaglianze e riduce la capacità dei bambini di partecipare a un’economia sempre più digital. Inoltre, circa il 56% di tutti i siti web è in inglese e molti bambini non possono trovare contenuti che comprendono o che siano culturalmente rilevanti.Esiste anche un divario di genere. A livello globale, nel 2017 ha usato internet il 12% in più degli uomini rispetto alle donne. In India, meno di un terzo degli utenti di internet sono donne. Inoltre, il rapporto presenta un’analisi e dati aggiornati sull’utilizzo che i minori fanno del web e sull’impatto che la tecnologia digitale ha sul benessere dei bambini e degli adolescenti, analizzando il dibattito sempre più acceso sulle dipendenze digitali e sui possibili effetti che lunghi tempi trascorsi davanti allo schermo possono avere sullo sviluppo cerebrale.
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