“A ferragosto, confetti arcobaleno per tutti”. Così l’onorevole Monica Cirinnà ha commentato soddisfatta la decisione del Consiglio di Stato che approva il decreto sui registri per le unioni civili. Ed è subito gara al comune italiano che batterà gli altri sul tempo e celebrerà il primo matrimonio omosessuale riconosciuto ufficialmente dal Governo italiano.
Se il sindaco “obietta”. Il decreto annulla di fatto la possibilità che l’unione civile non si verifichi nel momento in cui il sindaco eserciti la propria “obiezione di coscienza” e si rifiuti di celebrare il rito tra due persone dello stesso sesso.
Non solo i primi cittadini, infatti, “possono trascrivere le unioni ma possono delegare altre figure che rivestono altra qualifica. La platea è molto ampia e si evita il rischio che si paralizzi l’attuazione della normativa”, ha affermato il consigliere Franco Frattini, che presiede la sessione consultiva sui provvedimenti legislativi.
“C’è un diritto assoluto dei partner alla trascrizione nei registri – ha aggiunto Frattini – che il decreto tutela con la formula ‘Ufficiale di stato civile’ e questo evita che, attraverso dichiarazioni di coscienza individuale, si possa non dar corso all’attuazione”.
Questo ovviamente non significa che la strada per la registrazione degli atti sia in discesa e priva di impedimenti. Vi sono sindaci come quello di Pesaro, Matteo Ricci, vicepresidente dell’Anci che non nasconde l’entusiasmo per la decisione del Consiglio di Stato: “Abbiamo regole certe e possiamo iniziare. E le prime unioni le celebrerò personalmente”. O primi cittadini come il sindaco di Verona, Flavio Tosi (leghista) che ha dimostrato una certa apertura ai riconoscimenti delle coppie di fatto, ve ne sono altri che promettono di non rendere la vita facile a chi tra i cittadini dei comuni italiani deciderà di affrontare con il proprio patner (uomo o donna che sia) il passo dell’unione civile.
Come il sindaco Massimo Bergamin a Rovigo che il 12 luglio aveva dichiarato: “La Famiglia può essere solo una: l’unione tra un Uomo e una Donna. E se un bel giorno si presentassero in tre? E se qualcuno viene qua con un cavallo e vuole sposare quello? Mai è poi mai, con la fascia da sindaco, celebrerò un matrimonio tra due persone dello stesso sesso. Ci sono problemi più importanti da affrontare”.
Sarà dunque necessario che tutte le procedure siano il più chiare possibili: “una cosa è un registro disposto con un provvedimento d’urgenza – ha affermato Frattini – altra è disciplinare un’intera situazione. Da qui il consiglio a compiere un monitoraggio sul funzionamento del decreto e il suggerimento a produrre circolari informative”. Per questo la scadenza è fissata al 5 dicembre prossimo.
Soddisfatto ma anche preoccupato Vincenzo Branà, segretario dell’Arcigay di Bologna. “Siamo soddisfatti, ma il pericolo adesso è una nuova ondata d’intolleranza per le coppie dello stesso sesso che vengono allo scoperto. La nuova visibilità di coppie che fino ad ora avevano dovuto nascondersi, o tenere un profilo basso per anni, può farle diventare bersaglio di chi dichiaratamente avversa le unioni civili”.
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