Ce ne stavamo quasi per dimenticare. Ebbri di felicità per le imprese della Schiavone al Roland Garros (vittoria nel 2010 e finale quest’anno) che hanno tinto d’azzurro le ultime due stagioni dell’Italtennis, ammirati dalle ripetute prodezze di Roberta Vinci, capace di conquistare, in una sola stagione, tre tornei ( prima di lei erano riusciti nell’impresa solo Bertolucci nel 1976 e Barazzutti nel 1977), di issarsi al suo best ranking ( n. 19 WTA), di battere, questa estate, a Toronto la n. 1 del mondo, Caroline Wozniacki, e di vincere, in Olanda, il primo torneo su erba nella storia del tennis nostrano ( precedendo di solo qualche ora il collega Andreas Seppi).
Abituati, come eravamo, a ricordarci della bella brindisina solo in occasione delle vittoriose spedizioni di Fed Cup o nei tornei di doppio, al fianco dell’inseparabile amica, l’argentina Gisele Dulko, coppia in grado di chiudere, peraltro, la scorsa stagione in cima alle classifiche mondiali di specialità ( prima la moglie del neoromanista, Gago, poi Flavia) vincendo il Master e iniziando il 2011 con la vittoria all’Australian Open ( con corollario di primato nella classifica ex-aequo con l’argentina), ci stavamo dimenticando di quanto,invece, Flavia potesse esser forte anche in singolare. Ce lo ( e se lo) sta ricordando qui, a Flushing Meadows, la Pennetta, che sembra aver, come d’incanto, ripreso quel filo interrotto ( anche a causa di un intervento alla spalla mai completamente “digerito”) al termine di un memorabile 2009 che l’aveva vista, durante l’estate americana entrare per la prima volta nella top ten della classifica WTA in singolare inanellando una serie di ben 15 vittorie consecutive (tuttora la miglior striscia vincente nella storia del tennis italiano, ndr) e di regalarci un’indimenticabile pagina di tennis quando, proprio qui, all’Us Open, riusciva ad annullare ben 6 match point a Vera Zvonareva nel secondo set di un epico ottavo di finale poi superato con un rotondo 6-0 nel terzo e decisivo set contro un’avversaria ormai frastornata. In questo torneo, favorita anche da due turni di rodaggio ( contro Rezai e nel derby azzurro con Romina Oprandi) che le hanno consentito di trovare ritmo e fiducia nei colpi, Flavia ha compiuto l’autentica impresa di eliminare al terzo turno Maria Sharapova ( in sede di pronostico una delle due più papabili al trono di New York, insieme a Serena Williams) per 6-3, 3-6, 6-4, al termine di una partita rocambolesca in cui la brindisina, avanti per 4-0 nel primo set, si fa risucchiare sino al 4-3 salvo riuscire a chiudere 6-3 la prima frazione, cui ne è seguita una seconda anch’essa molto a strappi ma condotta in porto dalla siberiana che, forte di un’imbattibilità di ben 13 match nei match conclusi al terzo set, sarebbe la logica favorita nel set decisivo. Qui, invece, Flavia riprende il comando delle operazioni, si porta 4-1 e sembra poter andar via in scioltezza, costringendo la russa a giocare il tennis che ama meno (ossia, in difesa) e a commettere un’infinità di errori gratuiti ( per non parlare della lunga teoria di doppi falli). La Sharapova, a questo punto, dimostra che, anche nelle giornate meno felici, rimane una straordinaria “fighter” e riaggancia Flavia sul 4-4. L’inerzia del match è ora decisamente nelle mani di Maria ma è proprio qui che Flavia compie l’impresa. Qualunque altra giocatrice avrebbe ceduto di schianto, sopraffatta dalla delusione per il vantaggio sciupato, lei no. Trova ancora le energie nervose per andare 5-4, risalendo da 15-30 e, poi, completa il capolavoro andando a “brekkare” ( complici anche i doppi falli n. 10 e 11 della n.3 del tabellone) l’avversaria per il 6-4 finale. Se possibile, ancor più drammatico è stato il successivo ottavo di finale che la vedeva opposta alla cinese Shuai Peng, anche lei più avanti in classifica ( n. 13 del tabellone). Flavia s’impone per 6-4, 7-6, dopo una durissima battaglia, durata 2 ore e 31 minuti. Il secondo set, poi, è stato denso di colpi di scena con la cinese avanti 5-3 e poi raggiunta sul 5-5. Quindi, l’allungo di Flavia sul 6-5 che sembrava in pieno controllo della situazione. Invece, sul 30-0, la pugliese si ferma per ben due volte, piegata da conati di vomito, subisce un “warning” ( richiamo) dall’arbitro, prosegue ma è chiaramente in difficoltà. In un amen subisce il contro-break e e si viene a trovare soitto per 0-5 e 2-6 nel tie-break e l’impressione di tutti è che, se lo perde, non ne avrebbe più per un terzo set. Ma qui si rivede il “remake” della partita con la Zvonareva del 2009: Flavia annulla 4 set point, per , poi, chiudere 8-6 su una volèe affossata in rete da una sconvolta Peng. Ora, sotto con Angelique Kerber, mancina tedesca, n. 92 del mondo, autrice di uno straordinario torneo sin qui. Ma l’occasione che si presenta a Flavia è troppo ghiotta per non pensare ad una eventuale semifinale ( dove potrebbe trovare, per una suggestiva rivincita, Vera Zvonareva, impegnata, comunque, contro l’affatto semplice Samantha Stosur), eguagliando il miglior risultato di sempre in questo torneo che, in campo maschile, è datato 1977 ( Corrado Barazzutti: ricordate la semifinale persa con Connors che cancellò il segno di una palla decisiva?) e, in campo femminile, addirittura 1930 ( Maud Rosenbaum, nata in USA ma, poi, italiana per matrimonio con il barone Giorgio Di Giacomo Levi). E poi…. sognare anche un poi, magari contro la “leonessa di casa”, Serena Williams, non sarebbe male.Daniele Puppo
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