L’amministrazione di Donald Trump continua a perdere pezzi. Ieri è stata la volta di Andrew Puzder, che ha rinunciato alla poltrona di segretario al Lavoro. Oggi tocca al viceammiraglio Robert Harward, l’uomo scelto per sostituire Michael Flynn come consigliere per la Sicurezza nazionale.
A dare la notizia sono diverse testate USA. Harward avrebbe riferito a Trump di voler portare con sé a Washington il suo staff, e il presidente avrebbe rifiutato. I giornali fanno il nome di K.T. McFarland, la vice di Flynn: Trump le avrebbe promesso di lasciarla al suo posto anche dopo il cambio della guardia.
Harward – 60 anni, un passato nei Navy Seals, già nel Consiglio di sicurezza nazionale sotto George W. Bush – era considerato un amico e un alleato di James Mattis, che Trump ha insediato al Pentagono. È stato il suo vice nel Comando centrale delle truppe USA.
Intanto il presidente ha annunciato il nome scelto dal presidente per sostituire il dimissionario Puzder. È Alexander Acosta, rettore del Florida International College of Law di Miami. “Una carriera incredibile alle spalle”, ha detto Trump, “sarà un bravissimo segretario al Lavoro”.
Il profilo di Acosta è abbastanza insolito per l’amministrazione Trump: è un ispanico, il primo nella squadra (è figlio di immigrati cubani), è esperto di politiche sindacali – tutto il contrario di Puzder, non esattamente un paladino dei lavoratori – e di pari opportunità. Di lui si ricorda che nel 2011, in un’udienza al Congresso sui diritti civili dei musulmani negli USA, disse che “nella lista delle libertà la libertà religiosa ha un posto molto alto”. Da tirocinante ha lavorato con Samuel Alito, uno dei giudici conservatori della Corte Suprema.
Trump aveva annunciato un “nome fantastico” e senza dubbio la sua decisione ha sorpreso gli osservatori. È arrivato anche un altro annuncio, questa volta più atteso: il presidente ha promesso “un nuovo ordine esecutivo entro la prossima settimana” in tema di immigrazione e frontiere. Sarà “fatto su misura” per evitare la bocciatura toccata in appello al Muslim ban, che il presidente, dopo aver annunciato di voler fare ricorso alla Corte Suprema, ha poi rinunciato a difendere per scriverne un altro.
Puzder – avvocato e AD di CKE Restaurants, che controlla diverse catene di fast food negli USA – si è arenato sull’opposizione di una fronda interna al partito repubblicano, che gli ha negato i voti per entrare in carica (negli USA ogni ministro deve superare un voto di fiducia individuale in Senato). Secondo il Washington Post i dissidenti del Grand Old Party sarebbero almeno dodici, e avrebbero addirittura chiesto nero su bianco alla Casa Bianca di non far arrivare in aula la candidatura.
Sul nome di Puzder, d’altra parte, fioccavano polemiche fin dai primi giorni. Sul suo conto, oltre a un’inchiesta aperta in materia fiscale, pesavano diverse dichiarazioni offensive nei confronti delle donne e dei suoi dipendenti. Ad esempio l’anno scorso, in un’intervista a Business Insider, aveva parlato con favore dei robot, che a differenza dei lavoratori umani sarebbero “sempre educati” e creerebbero meno problemi. Visto tutto questo, diversi commentatori pensano che nel suo caso lo staff di Trump abbia chiuso un occhio sulla verifica delle credenziali, quell’extreme vetting al quale si dichiara con insistenza di voler sottoporre chiunque entri negli USA.
F.M.R.
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