Nel titanico scontro che vede Putin contro tutti per la questione Skripal, l’Italia alle prese con la formazione del nuovo governo ha pensato bene di non restare fuori della partita. Ed è stato così che il presidente del consiglio dimissionario Paolo Gentiloni contro ogni prassi consolidata, ha deciso, in coda rispetto a quanto già fatto da altri stati europei, di espellere due diplomatici della federazione russa. Si tratta di un atto grave che poteva fare un governo nel pieno delle sue funzioni e non un esecutivo privo di poteri.
La crisi diplomatica che ha riacceso lo scontro tra Occidente e Russia è nata dall’uccisione, attraverso gas nervino, di un’ex spia russa che in passato aveva tradito Mosca per Londra. La premier Theresa May ha utilizzato il caso Skripal per uscire dall’isolamento continentale post Brexit e consolidare la posizione primaria del Regno Unito all’interno dell’Alleanza Atlantica. Per prima la Gran Bretagna ha espulso decine di membri del personale diplomatico russo, cui è seguita una serie di contromisure di Mosca.
Il Regno Unito ha così ottenuto l’appoggio incondizionato da parte dei partner della Nato. Al sostegno dimostrato all’alleato britannico in sede europea si è unita l’Italia che nella giornata di ieri ha espulso due membri del personale diplomatico russo dal suolo italiano. Le conseguenze di questa iniziativa sono imprevedibili e difficili da stimare, ma certo la risposta di Mosca non si farà attendere. La scelta di espellere membri russi, seppur inquadrata in un consolidato contesto atlantico, presenta caratteristiche e modalità istituzionalmente non opportune.
La scelta di accodarsi alla ritorsione occidentale all’avvelenamento con gas nervino subito dall’ex spia Skripal è stata condotta dal governo dimissionario guidato da Paolo Gentiloni nei giorni in cui si sta avviando il lavoro del parlamento per la formazione di un nuovo esecutivo. La decisione di Palazzo Chigi è stata presa di concerto con la Farnesina guidata dal ministro Angelino Alfano, il quale ha scelto di non presentarsi alle recenti elezioni. Sebbene la scelta di espellere i membri del personale russo sia un atto di sostegno agli storici partner della NATO ci si interroga sull’opportunità di avvalersi di un atto del genere da parte di un governo dimissionario. E’ chiaro che le conseguenze di questa scelta ora ricadranno sul nuovo governo che dovrà valutare le eventuali contromisure di Mosca.
Gentiloni, al momento di decidere, ha ritenuto opportuno informare Mattarella. Ma, con la stessa solerzia il Presidente del Consiglio dimissionario non avrebbe dovuto informare anche i nuovi presidenti di Camera e Senato? Perchè non lo ha fatto? Forse Gentiloni temeva che un eventuale prossimo esecutivo targato Lega – Movimento Cinque Stelle avrebbe potuto seguire quella strada. E’ molto probabile, ma se la ragione è questa l’iniziativa di Gentiloni sarebbe doppiamente grave. Sul piano procedurale infatti l’Italia avrebbe potuto richiedere che la decisione, presa di concerto con gli altri membri e su indicazione dell’Unione Europea, fosse assunta in sede comunitaria attraverso la convocazione di un Consiglio europeo, successiva alla riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sul tema.
La scelta assunta dal governo dimissionario appare esser quindi un’occasione doppiamente sprecata, sia sul piano interno con le nuove forze maggioritarie in parlamento, sia in campo europeo dove avrebbe potuto guidare una risoluzione condivisa e certificata dalle procedure comunitarie.
di Antonio Maria Napoli
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