Mentre il governo è alle prese con fake news e sondaggi da esaminare accuratamente in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, le famiglie italiane si trovano invece di fronte a problemi drammaticamente reali che non hanno bisogno di alcun rilevamento statistico per essere compresi. Parliamo dell’uscita dagli istituti scolastici di milioni di ragazzi di età inferiore ai 14 anni, e della sentenza della corte di Cassazione del 23 maggio 2017 (n. 21593, depositata il 19 settembre scorso) che obbliga il personale scolastico alla vigilanza sui minori fino a quando non si presenti un genitore, un nonno o una persona delegata, a prelevare l’alunno da scuola.
Così da circa dieci giorni, dopo la circolare della ministra all’Istruzione Valeria Fedeli, rivolta ai presidi, i genitori italiani sono in stato di agitazione.
Scene di panico al termine delle lezioni, orde di genitori e “delegati” con documenti identificativi alla mano che attendono la consegna brevi manu del proprio ragazzo, uscite ingorgate e file interminabili. “Devo prendere il permesso dal lavoro” afferma Claudia, una mamma della provincia di Viterbo, per prendere mio figlio e fargli solamente attraversare la strada, visto che abitiamo di fronte alla scuola”. C’è poi il problema di chi rientra con lo scuolabus, perché almeno un genitore (previa autorizzazione) deve farsi carico di portare i ragazzi fino al pulmino.
Giovani che spesso non si fanno scrupolo di ‘bullizzare’ la compagna più debole, o di offrire – nonostante la giovanissima età – prestazioni sessuali in cambio di semplici ricariche telefoniche, che da oggi non potranno più camminare per strada di casa da soli, perlomeno quando escono da scuola.
Ma la Ministra ha pronta anche la ricetta:
“Usate i nonni, per loro è un gran piacere andare a prendere i nipotini”.
Peccato che molti nonni siano costretti a frequentare ancora il mondo del lavoro per mantenere figli e nipoti. Insomma una matassa difficile da sbrogliare, che va inoltre ad indebolire la figura genitoriale: da sempre sono mamma e papà che decidono se i propri figli sono sufficientemente maturi per affrontare qualsiasi evento e situazione della propria vita, che valutano la loro idoneità alla autodeterminazione e alla consapevolezza delle proprie azioni sul mondo esterno. Bene, non è questo il caso. Niente autonomia nel tornare da scuola (mentre all’andata si può tranquillamente essere investiti da un tir o adescati da un pusher), mentre ancora la Fedeli suggerisce: “Se volete far sperimentare ai ragazzi un’autonomia lo si può fare non nel rapporto casa-scuola-casa”. Parole che farebbero rabbrividire da Rousseau a Maria Montessori e che vedono di tutt’altro avviso il segretario del Pd Matteo Renzi:
“Quando ho letto che noi genitori siamo obbligati a riprendere i figli da scuola sono rimasto allibito. Il punto è che la legislazione italiana tutela il minore, e fa benissimo, ma dimentica l’autonomia che è valore educativo e pedagogico importantissimo”.
Le sue parole, rivolte a nuora perché suocera intenda, speriamo velocizzino l’iter di presentazione dell’emendamento che modifica la regola, al momento in discussione alla legge sul Bilancio.
Benedetta Ferrari
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