Non Dottore ma Professore. Ci stavamo abituando a seguire questa seconda parte della carriera di Valentino Rossi come si fa con le vecchie glorie che, incapaci di abbandonare le luci della ribalta, si ostinano a calcare il palcoscenico anche quando i ruoli principali sono stati già tutti assegnati. Ad altri. Due anni e mezzo e 44 GP di digiuno. Dal trionfo in Malesia datato 10 ottobre 2010. Un’eternità per chi, come Valentino, ha messo da parte ben nove titoli iridati di cui ben sei nella classe regina. Assen è sempre stata tra le sue piste preferite (è stata la sua 5° affermazione nella classe regina cui vanno aggiunte una in 125 e un’altra nella 250) e uno dei suoi terreni di caccia privilegiati. Questo si sapeva. Si sapeva anche che Valentino avvertiva ottime sensazioni e, dopo il miglior tempo nel warm up, era tornato a pronunciare un desueto “mi sento competitivo”. Come era noto che Lorenzo avesse fatto già impallidire Lazzaro a recuperare dopo l’operazione alla clavicola di giovedì notte e che anche Marquez non se la passasse troppo bene dopo la rovinosa caduta di venerdì. Concorrenza ridotta al lumicino, dunque. Ma rimanevano comunque forti le perplessità: avrà ancora fame di vittoria? Saprà reggere la pressione di dover correre con concrete possibilità di successo senza potersi rifugiare nel piazzamento onorevole ma da comprimario rispetto ai duellanti per il titolo? Dall’Olanda è arrivata una risposta forte e chiara: Valentino non potrà insidiare i big per l’iride ma, in una singola corsa, può ancora “dare la paga a chiunque”, come amava dire nei tempi belli. Per cui, se è giusto sottolineare che Lorenzo e Marquez hanno corso in condizioni menomate e, nel caso di Jorge, addirittura al limite della sopportazione umana per il dolore ancora ben vivo, quella compiuta da Valentino va, in ogni caso, inserita di diritto sotto la rubrica “grandi imprese”. Una gara perfetta, sin dall’avvio bruciante di cui ha fatto le spese Bradl e poi il duo di testa: prima l’astro nascente Marquez e poi anche l’eterno incompiuto Pedrosa. Dopodichè, gas a tutta e via a dettare un ritmo gara insostenibile per tutti. Rischiando il giusto e fornendo costantemente la sensazione del dominio, anche se le due Honda Hrc non uscivano mai dagli specchietti. Però si capiva che, senza errori o problemi meccanici, il gradino più alto del podio non avrebbe cambiato inquilino sino al termine. E così è stato per il 106° trionfo del fuoriclasse di Tavullia. Ed è bellissimo assistere alla conferenza stampa dove Valentino, pur parlando in un impeccabile inglese, lasciava trasparire una commozione evidente ma genuina. La felicità di chi ha dovuto attraversare il deserto del dubbio dopo due anni trascorsi a litigare con la Ducati e e a mettersi in discussione. “E’ fantastico. Ma in realtà non ci credo. E’ una grande sensazione tornare alla vittoria. Del resto era passato così tanto tempo dalla Malesia che non ho fatto altro che chiedermi se fossi ancora in grado di tornare davanti a tutti. E’ stato un periodo lungo e molto duro. Ma non ho mai mollato perché questo è il mio mondo e correre in moto la mia passione. E devo ringraziare la Yamaha per avermi messo a disposizione la moto ufficiale. Ad inizio stagione avevo problemi con il bilanciamento ma da questa settimana ho trovato il giusto setting. Sapevo che qui avrei avuto una grande occasione viste anche le condizioni di Jorge, per cui ci ho dato dentro come un matto. Ho lottato con Cal, Marc e Dani ma oggi sapevo di avere qualcosa in più. Ora dobbiamo continuare a lavorare duro così.” Ma nel giorno del come back di Valentino c’è anche un vincitore morale, autore di un’autentica resurrezione: il campione del mondo, leader e compagno di squadra alla Yamaha, Jorge Lorenzo. Lo spagnolo, superate le rigorose visite mediche per strappare l’idoneità a correre neanche 36 ore dopo l’intervento chirurgico effettuato d’urgenza a Barcellona sulla clavicola fratturata, ha compiuto un vero prodigio. Una delle prove di forza e di determinazione più incredibili nella storia dello sport tutto. Uno normale non avrebbe neppure provato a forzare i tempi, vuoi per il dolore vuoi per non compromettere ulteriormente l’arto ferito, dovendo difendere un risicato primato in classifica. Ma Lorenzo è animato da un furore agonistico e da una spirito da combattente tutt’altro che normale. Per cui, tornato ad Assen a bordo di un aereo speciale venerdì pomeriggio, prima lasciava a bocca aperta il pubblico olandese presentandosi per il warm up del sabato mattina, poi, superato anche il secondo step di accertamenti medici sulla clavicola (e si trattava di frattura addirittura scomposta!), si guadagnava l’imperitura ammirazione di folla e colleghi correndo una gara eroica:12° al via, 9° dopo poche curve, 6° al primo passaggio e poi 5° e addirittura 4° al quarto passaggio. Una progressione da fantascienza! E, francamente, chissenefrega che chiuderà 5°, passato da Crutchlow. In una giornata dove il campione in carica non doveva neppure esserci, cede solo due punti a Pedrosa ma lo schianta per k.o sul piano della personalità e della forza mentale, guarda caso il marchio di casa di un altro maiorchino doc, Rafa Nadal. Resteranno indelebili le sue lacrime a fine gara. Probabilmente più per il dolore che per la pur legittima gioia. Quella è tutta dipinta sul volto finalmente raggiante del Dottor Rossi. Anzi, Professore. Del resto, Assen è per tutti l’università della moto.
Daniele Puppo
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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