Dopo la netta vittoria del no al referendum sul piano di salvataggio proposto dai creditori, oggi una soluzione della crisi greca senza Grexit appare difficilissima.
Nonostante le dimissioni a sorpresa del ministro delle Finanze Yanis Varoufakis – gli succede un altro “falco”, Efklidis Tsakalotos – secondo il governo tedesco in questo momento non ci sarebbero le condizioni per riaprire le trattative. Oggi il primo ministro Alexis Tsipras ha telefonato alla Cancelliera federale Angela Merkel per confermarle che Atene, come richiesto da Berlino e da Bruxelles, sta mettendo a punto una nuova proposta da usare come base per i nuovi negoziati.
In ogni caso, nel pomeriggio la Cancelliera vedrà il Presidente francese François Hollande per preparare il vertice degli Stati dell’Eurozona convocato per domani dopo una riunione dell’Eurogruppo.
Annunciate in un articolo sul suo blog, le dimissioni di Varoufakis sono state il primo colpo di scena della giornata.
A prendere il suo posto è l’economista marxista Efklidis Tsakalotos, già coordinatore della delegazione greca impegnata nelle trattative con i creditori. A differenza di Varoufakis, che non aveva mai ricoperto incarichi politici prima di far parte dell’esecutivo Tsipras, Tsakalotos è considerato da diversi anni un’eminenza grigia di Syriza e il principale responsabile dell’indirizzo economico del partito.
Il ministro ha spiegato di essersi sacrificato per consentire al governo di raggiungere più facilmente un accordo con i creditori. A convincerlo sarebbe stata la scoperta che “alcuni partecipanti all’Eurogruppo” avrebbero preferito la sua “‘assenza’ dai meeting”.
“Considero mio dovere – prosegue Varoufakis – aiutare Alexis Tsipras a sfruttare come ritiene opportuno il capitale che il popolo greco ci ha garantito attraverso il referendum di ieri”.
In pieno stile Varoufakis – teatrale, schierato e su misura per le prime pagine – il ministro dimissionario si dichiara “orgoglioso” dell’odio dei creditori.
Se non altro, le sue dimissioni sono state ben accolte dai mercati finanziari, che hanno contenuto le perdite. Stamattina le contrattazioni nelle piazze europee si erano riaperte fra mille incertezze: colpa del risultato del referendum, ma anche del pessimismo diffuso dalla pubblicazione di varie analisi sull’uscita di Atene dal sistema euro. La probabilità del Grexit è “molto alta” secondo il rapporto di Barclays, mentre lo studio commissionato da Crédit Suisse la calcola intorno al 75%.
Ora a Tsipras tocca la difficile responsabilità di sostituire Varoufakis. Il primo ministro potrebbe decidere di avocare a sé il portafoglio delle Finanze, anche solo per i primi tempi, per poi sostituirlo con più calma quando gli scenari futuri si saranno delineati.
Varoufakis ha indicato come suo possibile
Altri nomi circolati in queste ore sono quelli del vicepremier Yannis Dragasakis o dell’attuale Governatore della Banca di Grecia Yannis Stournaras, che ha ricoperto la stessa carica di Varoufakis nel governo di Antonis Samaras. Sono entrambi su posizioni più concilianti, il che potrebbe dare ai creditori un segnale di disponibilità, ma nei giorni scorsi, quando si pensava che il governo Tsipras potesse cadere, la stampa greca li ha accostati entrambi a progetti di governi alternativi.
Quel che è certo è che lo stallo dei colloqui, congelati in attesa degli esiti del referendum, si dovrà interrompere in qualche modo.
“Al momento non ci sono presupposti per nuove trattative, ma tutto dipende da Atene”, ha dichiarato Steffen Seibert, portavoce di Angela Merkel. Ma “la porta resta sempre aperta”: “Molto dipende dalle proposte che la Grecia metterà adesso sul tavolo”.
È la stessa posizione della nota con cui l’Eurogruppo ha convocato la riunione di domani: “I ministri si aspettano nuove proposte da parte delle autorità greche”.
Secondo il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi, “gli incontri di domani dovranno indicare una via definitiva” per uscire dall’“emergenza” rappresentata dalla “condizione economica e sociale molto difficile” in cui versa la Grecia.
Renzi ha anche criticato Merkel e Hollande per aver escluso di fatto gli altri leader dell’Eurozona dal processo decisionale: ad esempio, la cancelliera e il presidente avrebbero deciso di convocare le riunioni di domani con una telefonata privata.
Sulla necessità di riaprire quanto prima le trattative, il ministro delle Finanze francese Emmanuel Macron ha servito un assist a Renzi: “Dobbiamo riprendere i negoziati politici – ha dichiarato – Non rimettiamo in scena il trattato di Versailles”, ha dichiarato, esortando l’Europa a non punire la Grecia come accadde alla Germania dopo la prima guerra mondiale.
Tra i “falchi”, invece, il vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel, secondo cui “Tsipras ha distrutto l’ultimo ponte verso un compromesso tra Europa e Grecia”. E anche Martin Jaeger, portavoce del ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, ha confermato che la ristrutturazione del debito greco “non è un tema”.
Al loro fianco c’è anche la premier polacca Ewa Kopacz, che incolpa la “leadership politica populista” del leader di Syriza di aver lasciato alla Grecia “soltanto una strada: l’uscita dall’eurozona”.
Il primo commento della Commissione UE è stato affidato al vicepresidente con delega all’Euro, Valdis Dombrovskis. “Il posto della Grecia era e resta nell’Eurozona”, ha dichiarato il vicepresidente, ma la vittoria del no “rende le cose più complicate” perché mette in evidenza la “distanza” fra le posizioni dello Stato e delle istituzioni comunitarie.
La Commissione è pronta a “continuare a lavorare” con la Grecia, ma “non può andare avanti senza un mandato dell’Eurogruppo”.
Filippo M. Ragusa
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