Qualche giorno addietro, parlando del caos nel quale era precipitato il Consiglio Superiore della Magistratura dopo l’incriminazione di Luca Palamara, presidente dell’Anm, la componente maggioritaria dei giudici italiani, avevo definito imprevedibile e pericoloso ciò che si stava profilando all’orizzonte. Ci trovavamo di fronte ad uno spettacolo penoso prima ancora che grave. Ebbene devo ricredermi. Un attento esame dei documenti e delle indiscrezioni che emergono dai verbali degli inquirenti confermano, laddove ce ne fosse ancora bisogno che in effetti ci troviamo di fronte ad una fogna politico istituzionale dalla quale emanano solo odori sgradevoli Quello che sta succedendo nell’organismo di autogoverno della giustizia italiana è infatti qualcosa di estremamente inaudito e bene ha fatto chi ha voluto evocare lo spettro di una nuova P2 che fa il bello e cattivo tempo in materia di giustizia. Uomini accusati di corruzione, ben saldi ai vertici della categoria, violando, per fini personali e di partito, doveri e prerogative costituzionali, condizionavano politicamente le scelte di quanti dovrebbero garantire, di fronte alla legge, l’uguaglianza di tutti i cittadini. In queste ore, dopo le dimissioni dal Csm del vicepresidente Ermini e di altri quattro giudici, sono arrivate quelle di Corrado Cartoni. Inevitabili. Dopo la pubblicazione delle intercettazioni che inchiodano alle loro responsabilità un nutrito gruppo di magistrati impegnati con Luca Palamara e l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti a gestire con metodi autenticamente mafiosi le nomine nelle procure più delicate del Paese, oggi dobbiamo parlare di catastrofe della giustizia. Muoversi in quell’oceano di veleni che caratterizza la navigazione in un mondo da sempre segnato e lacerato da lotte intestine e regolamenti di conti finalizzati ad avere e gestire sempre più potere all’interno dei tribunali, non è cosa semplice. Ma gli ultimi fatti hanno confermano ulteriormente che la magistratura e la politica hanno marciato sempre di pari passo. Una condizione che ora si tenta di arginare cercando di “alzare un muro tra giudici e politica” come ha commentato stamane il Guardasigilli Bonafede che mercoledi si vedrà con la collega Bongiorno ed il premier Conte, intenzionato a tenere fuori dal caos e dalla rissa lo stesso presidente della Repubblica Mattarella tirato pesantemente in causa da Luca Lotti, l’amico factotum dell’ex premier nonché presidente del Consiglio Matteo Renzi. Ma un auspicio del governo non attenua responsabilità e tantomeno offre via d’uscita al Quirinale che, dopo una secca smentita, ha fatto una ricostruzione dei fatti che darebbe torto a Lotti e ragione al Colle che parla di “falsità”. La frittata però è fatta ed anche lo scambio di messaggi trasversali lanciati da Lotti al segretario del Pd Zingaretti e agli stessi uomini che collaborano con Mattarella è una mina vagante che non sarà facile disinnescare. I pizzini dell’uomo, che in trattoria insieme a Palamara e “gli amici del quartierino” che voleva a Roma al posto del procuratore generale Giuseppe Pignatone, “l’amico”Marcello Viola procuratore di Firenze , oggi come allora, sono partiti. Ieri quei messaggi della fratellanza mafiosa dovevano servire a pilotare indagini ed eventuale sentenza della procura romana sul caso Consip dove era finito, pesantemente indagato lo stesso papà dell’ex segretario del Pd, Tiziano Renzi. Oggi le “ricostruzioni” di Lotti, peraltro smentite dallo stesso Palamara sembrano finalizzate a far capire che la posta in gioco potrebbe essere proprio il Quirinale, l’ultimo tassello perché poi si possano materializzare le condizioni di una “perfetta tempesta” politico istituzionale. Domani dalle votazioni per i nuovi vertici del Csm verrà una indicazione di come il popolo dei magistrati intende superare il momento più drammatico della loro storia repubblicana. Ma le crepe nel muro sono tante, troppe. E sulla tenuta di quel muro gli italiani non sembrano più voler fare affidamento. Sempre in materia di giustizia c’è da fare una considerazione su quanto accaduto tra giovedi e ieri al”Festival” della giustizia penale che si è tenuto a Modena. Sì il termine scelto dagli organizzatori è proprio Festival e non poteva essere diversamente. Niente di più indovinato e pertinente. Sarebbe troppo facile ironizzare sulle condizioni della giustizia italiana. Di quella tragica farsa cui il Csm e gli uomini del Pd hanno esposto l’intero Paese ne abbiamo parlato abbastanza. Cosi come da anni non si parla altro che degli scandali che riguardano prospettive e vita delle toghe Ma mancava ancora qualcosa. E questa tessera ce l’ha fornita il festival di Modena dove, in una cornice mondana, fatta di luci e grandi temi (con tanto di sponsor politici e commerciali), i convenuti hanno voluto parlare e confrontarsi sui mali della giustizia in Italia. E fin qui poteva anche starci. Un contributo in più per illuminare quello che ora è un tunnel buio per noi, poteva sempre essere utile. Ma quello che spaventosamente balza agli occhi è uno dei fari che gli organizzatori hanno voluto su quel palco che ricordava molto Sanremo, per illuminare la strada fangosa della giustizia del nostro Paese. Quel faro si chiama Amanda Knox. Di lei sappiamo quasi tutto. E per quello che mi riguarda c’è poco da aggiungere ad una vicenda che ha dell’incredibile e del vergognoso al tempo stesso. La ragazza in spregio alla verità giudiziaria emersa, chiara e inconfutabile sull’omicidio di Meredith, la ragazza inglese che con lei divideva l’appartamentino dove venne uccisa, è venuta in Italia per dirci, tra le lacrime che da noi i tribunali non funzionano, che tolgono la libertà, fanno soffrire imputati e famiglie, fanno torti, condannano gli innocenti. Il processo di Perugia di ingiustizie forse ne ha fatte tante perché alla fine a pagare è stato solo un disperato violento e tossicomane, un marginale rispetto alla vita annoiata e insulsa di due ragazzi bene, viziati, cinici e privi di sentimenti; uno italiano, l’altra americana in vacanza studio in Italia, ovvero Amanda Knox. Alla fine ha pagato solo uno: il più debole, il più stupido. In poche parole il più indifeso. Saputo della visita che la Knox avrebbe fatto a Modena il giudice che ha emesso la condanna contro il ragazzo di colore aveva detto: “la Knox farebbe bene a stare zitta…”. Si, ha ragione quel giudice anche se, forse su quella sentenza dovrebbe riflettere anche lui. Amanda e il suo freddissimo boy friend, figlio di papà anche lui, erano li quella sera, quando un festino finito male ha trasformato un appuntamento tra amici in tragedia. La signorina Knox quella sera era li, insieme al suo ragazzo, a pochi centimetri dalla sua amica, poco prima che Rudy Guede la sgozzasse come un animale. Per i giudici lei e il suo amico quella sera sono diventati “ignoti”. Singolare sentenza. Ma sentenza. La verità però è che loro quella sera, in quella casa erano presenti e consapevoli di quanto stava accadendo. Senza poi parlare delle innumerevoli versioni date dai due e rilanciate in parte ancora ieri da questa impudente e falsa miss d’oltreoceano. C’erano gli estremi di un chiaro concorso in omicidio dove però alla fine hanno prevalso le pressioni della stampa americana mobilitata dalla famiglia di Amanda e quelle di alcuni politici italiani che volevano chiudere al più presto una vicenda dove di chiarezza e giustizia ce n’è stata veramente poca. E a beneficiarne è stata proprio Amanda Knox, liberata dopo quattro anni di reclusione. Ma la cosa più sconvolgente, tanto più in momento di scarsa salute del nostro apparato giudiziario, è la pretesa di questa signora e della sua famiglia di giudicare un mondo che noi italiani conosciamo fin troppo bene per i suoi ritardi, le sue assurdità, le sentenze pilotate, l’ impossibilità ad avere una giustizia vera in tempi certi con le garanzie di equità e correttezza che un sistema giudiziario degno di questo nome dovrebbe garantire a tutti. Questa pretesa però la riconsegniamo alla mittente che farà bene ad asciugare le lacrime e pensare al sistema giudiziario che con Lei non sarebbe stato altrettanto magnanime. Ricordo infatti alla Knox alcune cose che farà bene a tenere presenti. I potenti e quanti hanno i soldi negli Usa pagano raramente. I grandi studi legali si sa fanno miracoli. Per i poveracci e il cittadino della middle class le cose vanno diversamente senza poi dimenticare che il sistema di giustizia Usa, come il suo regime di detenzione, non fa sconti a nessuno: sulla sedia elettrica o siringati per rendere l’ultimo respiro a Dio ci finiscono insieme a uomini e donne anche malati di mente e ragazzi con problemi psichici. E le sentenze che in America hanno mandato a morte, o all’ergastolo, centinaia di innocenti non si contano. Dunque saremmo felicissimi se la signorina Knox ci risparmiasse sermoni. Non accusi ma ringrazi la giustizia italiana malata. A lei è stato fatto un dono immenso. E nel buio di qualche sera che le venga voglia di confidarsi con qualcuno ne parli con la sua amica Meredith e si faccia dire cosa ne pensa…
Enzo Cirillo
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