Venezia, applausi e critiche per il Pasolini di Ferrara

Applausi e critiche hanno accompagnato la proiezione dell’ultimo film di Abel Ferrara, Pasolini, in concorso alla 71esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.  Così come nella vita e per le opere del grande poeta, scrittore e cineasta italiano, simbolo di una vita vissuta controcorrente e di un’arte in perenne contrasto con il potere precostituito, il lungometraggio di Ferrara ha sortito uguali contrastanti reazioni.

La narrazione filmica si incentra sulle ultime quarantotto ore di vita del cinquantatreenne Pier Paolo Pasolini, consumate fra l’adorata madre e gli amici più intimi prima di salire sulla sua Alfa e uscire nella notte in cerca di avventure. Era la notte del 2 novembre 1975. Il suo corpo senza vita venne ritrovato all’alba sulla spiaggia di Ostia.

Notevole l’interpretazione di Willem Dafoe (doppiato per l’occasione da Fabrizio Gifuni), che entra nel cuore del personaggio assumendone aspetto, gestualità e modo di camminare; nel cast anche Adriana Asti – che di Pasolini era grande amica, tanto da invitarlo in qualità di testimone di nozze al suo primo matrimonio con Fabio Mauri – nella parte dell’amata madre, Riccardo Scamarcio nei panni di Ninetto Davoli – anche quest’ultimo presente sul set ma con un ruolo diverso –, Valerio Mastandrea (il cugino Nico Naldini) e Maria de Medeiros (l’amica Laura Betti).

Nelle sale dal 25 settembre, Pasolini si rivela un film intenso, appassionato, il ritratto sofferto di un intellettuale scomodo e di un artista poliedrico che seppe registrare le tante distorsioni dell’Italia di allora mutandole in immagini e parole permeate di vibrante lirismo e partecipata umanità.