La 72esima si è conclusa e i Leoni partono tutti per il sud America. All’argentino Pablo Trapero per il suo “El Clan” è infatti andato il Leone d’Argento alla regia, mentre il Venezuela con “Desde allà” si è aggiudicato il Leone d’Oro. Dei quattro italiani in concorso tutto quel che rimane da ricordare è la splendida recitazione di Valeria Golino che si aggiudica la Coppa Volpi alla miglior attrice.
Dopo 11 impegnativi giorni di proiezioni e 55 film, se si tiene conto di tutte e tre le sezioni, più o meno avvincenti, non si può dire che la cerimonia finale di premiazione della 72esima Mostra del Cinema di Venezia sia stata proprio appassionante. Non lo è stata in sé, perché piatta e condotta con lentezza a volte snervante, se si considera la tensione dell’attesa. Ma soprattutto non lo è stata per noi italiani che a circa un’ora dall’inizio abbiamo potuto godere di una lucentissima Coppa Volpi vinta da Valeria Golino, giustamente orgogliosa e felice, e poi nulla più.
Poco prima di lei a Christian Vincent è andato il Premio alla Miglior Sceneggiatura per un film, “L’hermine”, francese in tutto il suo essere, dai dialoghi, alla storia, alle riflessioni. Su twitter qualcuno, non a torto, commenta: “Ma la Francia non s’era già presa Cannes?”. Poco male, a quel punto della cerimonia ancora si poteva sperare nei Leoni. Intanto il Premio Speciale della Giuria è andato alla Turchia; “Abluka (Follia)”, di Emin Alper, era in effetti uno dei film favoriti dalla critica.
Ma poi nella parte finale della cerimonia, quella più interessante, si sarebbe tranquillamente potuto cominciare a parlare solo spagnolo. Il presidente della giuria, il regista messicano Alfonso Cuaron, fa i sui annunci e l’italiano sparisce dietro ai nomi dei vincitori. Per primo Pablo Trapero, argentino, sale a ricevere, emozionato e un po’ impacciato, il Leone d’Argento alla Miglior Regia per “El Clan”, un lavoro crudo che si muove tra realtà e finzione. Nei giorni precedenti era stato molto apprezzato, ma la sua vittoria è comunque una sorpresa. Poi è la volta di “Desdè allà (Da Lontano)”, il titolo inganna, il film non è francese ma venezuelano, come pure il suo regista Lorenzo Vigas che riceve l’ambitissimo Leone d’Oro. Ma per lui gli applausi sono freddi e la platea non mostra grande entusiasmo. Perché questo premio, bisogna riconoscerlo, giunge davvero inaspettato e suscita non pochi sospetti sull’imparzialità della giuria presieduta da Cuaron. “Desde allà” è un film difficile da definire, problematico, forse toccante, ma certamente non per tutti, non tanto da superare 20 altri interessanti film e vincere un premio così ambizioso.
Vania Amitrano
Laureata in Lettere, amante dell’arte, dello spettacolo e delle scienze umane, autrice di testi di critica cinematografica e televisiva. Ha insegnato nella scuola pubblica e privata; da anni scrive ed esplora con passione le sconfinate possibilità della comunicazione nel web.
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