In Venezuela si continua a morire negli scontri fra sostenitori del presidente Nicolas Maduro e dell’opposizione, che controlla il Parlamento.
Ieri i partiti di opposizione hanno organizzato in tutto il Paese un referendum simbolico contro la decisione di Maduro di indire nuove elezioni per sostituire l’organo legislativo con una nuova assemblea costituente.
L’iniziativa ha avuto grande successo, con quasi sei milioni e mezzo di persone in fila ai seggi, ma ha scatenato anche tensioni in tutto il Paese.
L’episodio più grave è avvenuto a Catia, una zona popolare alla periferia ovest di Caracas. In un quartiere dove gli elettori di Maduro sono in netta maggioranza, alcune centinaia di oppositori hanno contestato vivamente la presenza di una camionetta della Guardia nazionale di fronte al seggio. I paramilitari hanno sparato sulla folla, uccidendo due persone e ferendone quattro in modo grave. A riferire il bilancio è Carlos Ordariz, un dirigente dell’opposizione, che accusa “gruppi paramilitari armati”. La procura ha pubblicato il nome dell’unica vittima accertata finora: è una donna di 61 anni, un’infermiera di nome Xiomara Escot.
L’affluenza alle urne è stata più alta del previsto, in un Paese dove la violenza politica è ormai all’ordine del giorno. Secondo Cecilia Garcia Arocha – rettrice dell’Università centrale del Venezuela e coordinatrice della commissione dei garanti – nei confini del Paese hanno votato circa sei milioni e mezzo di persone, più circa 694 mila residenti all’estero. Il totale è poco inferiore a 7,2 milioni di votanti, in un Paese che ha poco più di trenta milioni di abitanti. Sono quasi tanti quanti i 7,4 milioni che alle elezioni presidenziali del 2013 – in un clima ancora molto meno violento, nonostante le accuse di brogli e intimidazioni – avevano votato per lo sfidante Henrique Capriles, sconfitto da Maduro per un misero 1,5%.
Quasi tutti si sono espressi contro il piano di Maduro. Sempre secondo la commissione dei garanti, la percentuale di “no” sui voti espressi è intorno al 98,4%. Un risultato che ha spinto Julio Borges – il presidente dell’Assemblea nazionale, il parlamento di Caracas – a dichiarare il mandato di Maduro “matematicamente revocato oggi stesso”.
“Ancora aspettiamo la cifra definitiva, che arriverà domani – ha detto Borges – perché si possa dire che abbiamo la certezza di raggiungere il cambiamento democratico nel Paese”.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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