Sarebbe più giusto chiamarlo decreto “salvo intese”, più che Semplificazione. Sempre che non si tramuti nelle prossime settimane in “salva intesa”, quella cui tengono le due forze politiche al governo per assicurarsi la poltrona ancora per qualche tempo.
Cinque ore notturne di dibattito a porte chiuse per accendere la luce verde a quel provvedimento che Giuseppe Conte tiene a definire con orgoglio e grande enfasi “la Madre di tutti i decreti”. E il “salvo intese” politiche, che ancora mancano dopo settimane di discussione, viene tramutato per la prima volta in un “salvo intese tecnico”. Prima di volare oggi a Lisbona e spostarsi domani a Madrid per discutere con i rispettivi premier e cercare sponde sul ‘recovery fund’, in vista del decisivo Consiglio europeo del 17 e 18 luglio, Conte ci ha il presidente del Consiglio ha riunito nella tarda serata di ieri i suoi ministri per trovare un accordo sulla bozza del decreto Semplificazione. E dopo una discussione di sei ore in CdM, alle prime luci dell’alba arriva “salvo intese” il via libera al decreto. Non sono bastate le precedenti settimane di trattative e tre vertici di maggioranza: fino all’ultimo tengono banco le divergenze sulle deroghe alle norme sugli appalti e anche sulle opere pubbliche – 110 cantieri aperti in tutt’Italia – 50 da affidare entro la fine dell’anno a commissari. Sull’abuso d’ufficio l’Iv di Matteo Renzi esprime la sua riserva come anche su norme come quella dell’interoperabilità dei dati.
I grandi nodi alla fine, assicurano più fonti di governo lasciando Palazzo Chigi, vengono sciolti: il “salvo intese” riguarda pochi aspetti “tecnici, non politici”. Ma la discussione sulle opere da sbloccare sembra destinata a tenere ancora banco, anche perché l’elenco non entra nel testo del decreto e ci sarà comunque tempo fino a fine anno per nominare i commissari. Il Cdm notturno, terminato alle 4.30 del mattino, dà il via libera al Programma nazionale di riforma, con le direttrici che il governo seguirà nei prossimi mesi, e anche al ddl di assestamento di bilancio e al rendiconto dello Stato.
Più fonti assicurano che il ‘salvo intese’ tecnico – ovvero la formula adottata quando manca un testo definitivo degli articolati, che potranno essere così riveduti e corretti prima della pubblicazione in Gazzetta ufficiale (tra 60 giorni) – si sia reso in realtà necessario per questioni tecniche, perché l’accordo politico sui punti più controversi sarebbe stato stretto.
Tra questi, a far tardare il Cdm prima – è iniziato con oltre due ore e mezzo di ritardo – e ad allungare la discussione poi, l’elenco delle grandi opere da sbloccare, appalti che potranno viaggiare su una ‘corsia preferenziale’ su ispirazione del cosiddetto ‘modello Genova’ e che abbisogneranno di un apposito DPCM.
La riunione al Mit ha visto ‘partorire’ una lista di 50 opere, che potranno essere affidate a dei commissari nominati con Dpcm ad hoc da qui a fine anno. La lista non compare nel testo del decreto, ma nell’allegato infrastrutture adottato insieme al Programma nazionale di riforma, approvato anch’esso nella riunione di ieri assieme all’assestamento di bilancio e al rendiconto dello Stato.
Anche sulla riforma dell’abuso d’ufficio, altra ‘partita’ difficile del dl semplificazioni, sarà necessaria una riformulazione tecnica del testo, rispetto al quale però, nel corso della riunione, la ministra e capodelegazione di Iv, Teresa Bellanova, ha “confermato le riserve già espresse”.
L’accordo raggiunto però, riferiscono fonti di governo, avrebbe fatto salvo l’obiettivo della riforma di circoscrivere i margini di responsabilità per abuso d’ufficio elencando ipotesi e violazioni che fanno scattare il penale, riducendo dunque la rilevanza della ‘discrezionalità’ di pubblici ufficiali e incaricati di un pubblico servizio. Così da superare quella che il premier Giuseppe Conte ha definito la ‘paura della firma’ e che frena il lavoro dei dirigenti pubblici. Il danno erariale – altro tassello della riforma – scatta solo se c’è dolo.
Nel testo – 48 articoli in 100 pagine – trova spazio poi la digitalizzazione della Pa, con servizi e pagamenti che potranno essere gestiti da un’App e la carta d’identità digitale che assume un ruolo sempre più centrale per accedere ai servizi della Pubblica amministrazione. Procedure speciali, e più veloci, poi, per la valutazione di impatto ambientale e per le autorizzazioni da parte degli enti locali: passa anche da qui la strada per la semplificazione del Paese.
A.B.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy