È morto a Brescia l’ex commissario tecnico della Nazionale Azeglio Vicini. E’ stato il tecnico degli azzurri ai Mondiali di Italia 90, quella sofferta avventura ospitata in casa, accompagnata dalla colonna sonora ‘Notti magiche’, che fece sognare l’Italia intera fino alla semifinale persa ai rigori contro l’Argentina di Maradona.
“Ho raggiunto un bel traguardo – disse in occasione della festa per i suoi 80 anni – sono soddisfatto della mia vita”. Un solo grande rammarico, quel mondiale italiano perso in semifinale con l’Argentina ai rigori, dopo aver giocato bene per tutta la manifestazione. “Avremmo meritato di vincerlo, siamo stati sfortunati”.
Domani a Brescia i funerali.
Addio a un pezzo di storia del nostro calcio:
“Con Azeglio Vicini se ne va un pezzo di storia del nostro calcio. Lo sport italiano perde un grande tecnico e un uomo straordinario. Ci mancheranno il suo stile e la sua misura. Grazie Azeglio per tutte quelle notti magiche”.
commenta il ministro per lo Sport Luca Lotti.
Il segretario del Pd Matteo Renzi, che non lo ha mai conosciuto personalmente, scrive su Facebook ricordando il Mondiale del 1990, quando Vicini era il ct della Nazionale di Walter Zenga (in porta), Franco Baresi (in difesa), Totò Schillaci (in attacco):
“Come quelli della mia generazione il mio ricordo di lui è legato alle “Notti Magiche” dei Mondiali 1990. Il muro di Berlino era appena caduto, Nelson Mandela appena liberato, la Jugoslavia iniziava a dividersi e distruggersi. Era un’altra Italia, senza telefonini, con Andreotti premier e Cossiga al Quirinale. Avevo 15 anni e i mondiali in Italia furono per noi ragazzi un’esperienza di popolo meravigliosa. Le famiglie si riunivano davanti alla Tv potendo urlare Forza Italia in pace, senza timore di buttarla in politica. I caroselli di auto festeggiavano ogni vittoria della squadra sospinta dall’esplosione improvvisa di Totò Schillaci e dalla classe infinita di Roberto Baggio. E nonostante il gol dell’argentino Caniggia al San Paolo e il sogno infranto della Coppa, gli Azzurri vennero accolti alla finale per il terzo posto di Bari con gioia e con lo striscione: “Grazie lo stesso”. Perché scrivo questo? Tributo alla nostalgia? Forse. Ma ricordare Vicini significa ricordare un calcio in cui la Nazionale regalava emozioni, persino quando perdeva. E dove il Paese sapeva riconoscere nei grandi eventi un’occasione per riscoprirsi comunità. Dove lo sport era elemento di unità nazionale, senza rancore e odio”. A.B.
“Come quelli della mia generazione il mio ricordo di lui è legato alle “Notti Magiche” dei Mondiali 1990. Il muro di Berlino era appena caduto, Nelson Mandela appena liberato, la Jugoslavia iniziava a dividersi e distruggersi. Era un’altra Italia, senza telefonini, con Andreotti premier e Cossiga al Quirinale. Avevo 15 anni e i mondiali in Italia furono per noi ragazzi un’esperienza di popolo meravigliosa. Le famiglie si riunivano davanti alla Tv potendo urlare Forza Italia in pace, senza timore di buttarla in politica. I caroselli di auto festeggiavano ogni vittoria della squadra sospinta dall’esplosione improvvisa di Totò Schillaci e dalla classe infinita di Roberto Baggio. E nonostante il gol dell’argentino Caniggia al San Paolo e il sogno infranto della Coppa, gli Azzurri vennero accolti alla finale per il terzo posto di Bari con gioia e con lo striscione: “Grazie lo stesso”. Perché scrivo questo? Tributo alla nostalgia? Forse. Ma ricordare Vicini significa ricordare un calcio in cui la Nazionale regalava emozioni, persino quando perdeva. E dove il Paese sapeva riconoscere nei grandi eventi un’occasione per riscoprirsi comunità. Dove lo sport era elemento di unità nazionale, senza rancore e odio”.
A.B.
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