Tiziana si è tolta la vita non riuscendo più a gestire la persecuzione di cui era vittima sui social per i video hard che la vedevano protagonista, messi in rete forse per vendetta dal suo ex-partner. Dalla pubblicazione, nel 2015, di quei 6 filmini alla battaglia in tribunale per impedirne la diffusione, alla sentenza dell’8 agosto scorso che la condannava a rimborsare le spese legali a cinque siti (circa 20mila euro) che avevano già provveduto come richiesto alla rimozione delle immagini e dei commenti, ma che secondo un giudice donna dovevano invece essere risarciti, si è giunti ieri al giorno del suicidio. Un foulard stretto intorno al collo, per mettere fine all’agonia di una vittima di quel fenomeno medicatico definito come “effetto Streisand” che scatta nel momento in cui si cerca di rimuovere una informazione, una foto o un video dal web quando ancora è altissimo il volume di ricerca producendo invece l’effetto opposto, ovvero un proliferare di copie del video o del testo che si sarebbe voluto far sparire per sempre.
La storia dei 6 video di Tiziana Cantone, classe 1983, diplomata al liceo classico, alta, bruna, capelli lunghi e sguardo intenso, un fisico da modella, che lavorava nel locale di cui erano titolari i genitori, in provincia di Napoli, aveva acconsentito «volontariamente e in piena coscienza» (come riportato negli atti giudiziari che costituiscono la denuncia contro l’illecita diffusione dei video) ad essere ripresa mentre faceva sesso con uomini. In alcuni con un singolo, risultato poi essere un napoletano, in altri con due. I video risultano essere stati inviati a due fratelli residenti in Romagna, a un utente di Facebook di cui è noto soltanto il “nickname” e a un altro uomo. È il 25 aprile 2015 quando su un portale hard viene caricato uno dei video. Passano tre giorni ed ecco gli altri. Arriva quindi la diffusione virale, la condivisione su whatsapp poiché i social network non consentono la pubblicazione di materiale hard ‘in chiaro’.Viene fuori anche la sua storia personale, le sue amicizie, i suoi amori presenti e passati. Qualche sito pubblica anche i particolari più intimi della giovane, rendendola riconoscibilissima ad amici e parenti. Si arriva persino alla pubblicazione della frase pronunciata un amplesso: “Stai facendo un video? Bravo”. Frase che sarà trascritta anche su t-shirt, tazze e quant’altro.
Partono le denunce della giovane di Mugnano che non resistendo alla vergogna tenta una prima volta il suicidio. Il tribunale di Napoli Nord dapprima mette nel mirino i diffusori dei video, poi di recente si è occupato di imporre ai grandi gestori, Facebook (per le pagine web col suo nome e cognome e foto); Google (per i numerosissimi siti e articoli); Youtube (per ovviamente i video col suo nome e parti dei filmati hard) la cancellazione. Come è noto, però, i tempi della giustizia sono troppo lenti rispetto a questa diffusione esponenziale di immagini e video. E Tiziana, che aveva anche cambiato residenza rifugiandosi in altro paese nella casa della madre e aveva addirittura ottenuto il permesso del tribunale per cambiare nome, ha deciso ieri sera di farla finita.
Ora la Procura di Napoli nord acquisirà tutti gli atti della causa civile intentata dalla 31enne dopo la diffusione nel web, a sua insaputa, dei suoi video hard: il procuratore Francesco Greco e il sostituto Rossana Esposito hanno aperto un fascicolo per l’ipotesi di reato di istigazione al suicidio, mentre gli inquirenti valutano anche la possibilità che nel corso del prosieguo dell’inchiesta si possano configurare altri reati che vanno dalla violazione della privacy allo stalking. Al momento non si conosce se la ragazza avesse presentato una denuncia contro l’autore o gli autori della diffusione in rete del video.
In coincidenza con la tragica notizia della morte di Tiziana Cantone, la conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha deciso che l’Aula della Camera voterà la pdl sul cyberbullismo il prossimo 20 settembre. Il testo è riferito tra l’altro, a vicende come quella della giovane della provincia di Napoli.
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