C’è un vulnus planetario che investe le bambine e le ragazze, future donne, madri e comunque persone impegnate sul fronte del lavoro, della famiglia e dello studio. A fare il punto della situazione sul rispetto dei diritti umani In occasione della Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze, i 100 comuni italiani che hanno aderito al gruppo #indifesa di Terre des Hommes, organizzazione non governativa impegnata nella salvaguardia dei diritti dei minori e in particolare modo delle bambine. Ma il vero obiettivo resta quello dell’elaborazione di politiche e piani specifici finalizzati alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla prevenzione e contrasto della violenza e discriminazione di genere nonchè di bullismo e cyberbullismo.
Nell’ultimo decennio i minori ,vittime di violenza sono aumentati del 43%, un dato allarmante e in continua crescita. Solo nel 2017 gli arresti per materiale pedopornografico sono saliti del 57%, come risulta dal settimo dossier reso noto in questa giornata di mobilitazione globale, fatta in collaborazione di Save the Children. A subire reati come la violenza sessuale, la pornografia minorile e la tratta di esseri umani, sono sopratutto bambine e ragazze. Raffaele K. Salinari, presidente di Terre des Hommes dichiara “L’Osservatorio Indifesa ci conferma la necessità di raddoppiare gli sforzi per la prevenzione e il contrasto alla violenza contro i bambini, in particolar modo contro le bambine”. E’ questa la ragione che ci chiedere al Governo italiano di non dimenticarsi dell’infanzia e di mobilitarsi mobilitandosi concretamente in suo favore”.
Ma le violenze, purtroppo, anche in ambito familiare stanno progressivamente aumentando. Solo nel 2017, 1723 bambini sono stati molestati all’interno delle mura domestiche. Anche i dati riguardo la maternità precoce sono allarmanti: più di 1500 le madri minorenni , per lo più italiane.Sono tante le ragazze con meno di 15 anni che si ritrovano ad abbandonare gli studi compromettendo la possibilità di una migliore realizzazione al livello lavorativo. Le regioni con maggior incidenza sono Sicilia e Campania seguite da Lombardia e Lazio. Sul problema si è espresso anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Vincenzo Spadafora, il quale ha sottolineato come “siano in aumento i reati di pedopornografia e i maltrattamenti in famiglia”. Una situazione ”grave”, che a giudizio del sottosegretario deve far rivedere al Parlamento e al governo proposte come il ddl Pillon- nei casi di maltrattamenti in famiglia non funziona. Dobbiamo assolutamente rivedere quella proposta e far sì che tutte le proposte successive mettano al centro esclusivamente l’interesse dei bambini e delle bambine. Non ci deve essere alcun arretramento culturale sul tema dei diritti nel nostro paese”.
Ma il dossier si è occupato per la prima volta di un altro tipo di sfruttamento: quello commerciale che vede i bambini protagonisti dello showbusinnes. Il fenomeno in Italia comprenderebbe più di 2000 bambini che fanno parte di questo mondo, che secondo ricerche, sono vittime di un ambiente più grande di loro che grava sul loro sviluppo psico fisico. Federica Giannotta, responsabile di Advocacy Terre dei Hommes spiega che ”durante le sfilate non possono bere o sono costretti a mangiare poco, con le famiglie che li pressano”. Ma proprio sull’argomento in queste ore si registra un caso doppiamente grave: per il tipo di reato commesso, quello della pedofilia e per il personaggio coinvolto, un magistrato che a maggior ragione dovrebbe tutelare e proteggere i più deboli. Il gup di Messina ha condannato a sette anni di carcere Gaetano Maria Amato, magistrato messinese accusato di produzione e diffusione di materiale pedopornografico e violenza sessuale su minore. Secondo la Procura di Messina, guidata da Maurizio de Lucia, il magistrato avrebbe ripreso col cellulare e poi diffuso in rete immagini di due ragazzine di 16 anni e avrebbe scaricato materiale pedopornografico. Amato è ai domiciliari in un centro per disturbi sessuali. L’accusa gli ha contestato la partecipazione attiva nei video in cui spogliava una delle due ragazzine mentre dormiva e la toccava. In servizio alla Procura generale di Reggio Calabria, dopo l’arresto è stato sospeso dalle funzioni e dallo stipendio.
E.S.
Save the Children accende i riflettori sul problema minori e matrimoni in occasione della Giornata internazionale delle bambine. Ogni anno nel mondo 12 milioni di bambine e ragazze si sposano prima di aver raggiunto la maggiore età. 1 ragazza su 5 si ritrova ad essere data in sposa per fuggire dalla povertà. Se i matrimoni precoci continueranno con questo ritmo, si stima che entro il 2030 saranno 134 milioni le minorenni a doversi sposare per necessità e non per scelta.
L’Organizzazione internazionale, Save the Children, da sempre in lotta per salvaguardare i diritti e la vita dei bambini garantendo loro un futuro, pone la sua attenzione sul ruolo fondamentale che ha l’educazione sulla riduzione dei matrimoni precoci.
In occasione della Giornata internazionale delle bambine, Save the Children – l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro – accende i riflettori sulla piaga delle spose bambine e sottolinea il ruolo fondamentale svolto dall’educazione nel ridurre il tasso di matrimoni precoci. Se tutte le adolescenti del mondo potessero portare a termine la scuola secondaria, sottolinea infatti l’Organizzazione, entro il 2030 potrebbero essere evitati 50 milioni di matrimoni che coinvolgono bambine e ragazze.
Con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema, nei giorni scorsi Save the Children ha inoltre lanciato una iniziativa sulla propria pagina Facebook invitando gli utenti a partecipare a un misterioso matrimonio, quello di Aisha, senza fornire loro ulteriori dettagli. Da questa mattina il velo di mistero sulle nozze è stato finalmente sollevato, lasciando però gli utilizzatori dei social di fronte a una triste realtà. Quello di Aisha si è infatti rivelato tutt’altro che il coronamento del sogno d’amore immaginato da ogni ragazza, bensì un vero e proprio incubo, un matrimonio forzato di cui è stata vittima una ragazza somala che all’epoca aveva solo 13 anni. Una storia simile a quella di milioni di bambine al mondo e che è possibile approfondire sul sito di Save the Children al link https://www.savethechildren.it/sh/la-storia-di-una-sposa-bambina/
Secondo Save the Children, la relazione tra matrimoni precoci ed educazione è a doppio senso: se da un lato i matrimoni delle bambine rappresenta una delle cause principali dell’abbandono scolastico nei paesi più poveri, dall’altro le ragazze che non frequentano la scuola sono a maggior rischio di sposarsi precocemente. Questo perché molte vivono in ambienti insicuri e i genitori spesso pensano che far sposare le loro figlie rappresenti una forma di prevenzione da violenza o per proteggerle dallo stigma associato all’avere una relazione o rimanere incinta fuori dal matrimonio.
Negli ultimi dieci anni circa 25 milioni di matrimoni precoci sono stati evitati, tuttavia nessuno dei Paesi in via di sviluppo è in grado attualmente di raggiungere l’Obiettivo globale dell’Onu di porre fine alla pratica entro il 2030. Se i ritmi attuali fossero confermati, si stima infatti che solo nel 2030 si sposeranno 10 milioni di ragazze, di cui 2 milioni prima di compiere i 15 anni di età, mentre il completamento universale della scuola secondaria non sarà raggiunto prima del 2084, cioè oltre 50 anni dopo il termine previsto.
“Una nefasta combinazione tra due elementi, povertà e discriminazione di genere, fa sì che molte famiglie arrivino alla conclusione che per le loro figlie è meglio diventare mogli e madri invece di ricevere un’educazione – ha dichiarato Helle Thorning-Schmidt, Direttore generale di Save the Children International – Quando una ragazza si sposa non viola i suoi diritti solo una volta, ma affronta conseguenze che durano tutta la vita. Sarà più soggetta ad abusi, avrà più possibilità di diventare madre prima di essere pronta fisicamente ed emotivamente e i suoi figli saranno più a rischio di morire prima del loro quinto compleanno”.
In Nepal, dove persiste il più alto tasso di matrimoni precoci in Asia sebbene la pratica sia illegale dal 1963, Save the Children ha portato avanti un importante lavoro di advocacy con i governi locali, con i leader religiosi, con le comunità e le ragazze per rafforzare la loro consapevolezza sui rischi connessi ai matrimoni precoci. E lo ha fatto attraverso varie iniziative, tra cui spettacoli teatrali di strada scritti e interpretati dai bambini e lavorando insieme ai leader religiosi che ora si rifiutano di sposare i giovani sotto i 20 anni. Grazie a queste attività di sensibilizzazione, il tasso di matrimoni precoci è crollato dell’11% tra il 2015 e il 2017 nelle aree dove opera l’Organizzazione.
“Questo testimonia che cambiare gli atteggiamenti sociali è importante ed è per questo che abbiamo messo tanto impegno nel parlare con i leader religiosi, trasformandoli da ostacoli al cambiamento in partner, ottenendo in questo modo risultati incredibili. Due leader religiosi con cui abbiamo lavorato adesso pretendono che i genitori forniscano i certificati di nascita per provare che sia la sposa sia lo sposo abbiano raggiunto l’età legale prima di prendere in considerazione la possibilità di celebrare il matrimonio”, ha raccontato Ned Onley, Direttore di Save the Children in Nepal.
Save the Children chiede ai governi del mondo di moltiplicare gli sforzi per sviluppare e attuare piani e azioni per dare pieno accesso delle ragazze a programmi di salute e protezione, piani adeguatamente finanziati e con un forte focus sull’educazione.
“Se è stato fatto qualche progresso, non è stato abbastanza rapido. Per la Giornata internazionale delle bambine chiediamo pertanto ai governi di dare priorità al contrasto dei matrimoni precoci, uno dei maggiori ostacoli all’empowerment e all’educazione di così tante ragazze”, ha concluso Helle Thorning-Schmidt.
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