Prima dell’emergenza Coronavirus era previsto che uscisse nelle sale cinematografiche il 26 febbraio. Poi è stato stoppato come altri, anche questi molto attesi, tra i quali l’ultimo di Verdone, a causa della situazione che si è venuta a creare con il virus cinese.
Ma ora è stabilito: “Volevo nascondermi” uscirà giovedì 4 marzo. Così hanno deciso i produttori, Palomar e Rai Cinema, e la distribuzione “fiduciosi che lo straordinario successo italiano ottenuto al Festival di Berlino aiuterà i cinema e la cultura a ripartire”. Perché mai come in quest’ultimo week end il cinema ha registrato un numero di spettatori pari a 1/3 se paragonato con lo stesso periodo del 2019, e incassi tanto bassi, -75%.
“Volevo nascondermi”. Sì, “ma non dal Coronavirus”, dice Elio Germano, il bravissimo interprete di un artista difficile e controverso come Ligabue. Ecco il perché della decisione di distribuirlo nelle sale, presa quando i casi di soggetti positivi al Covid-19 continuano ad aumentare, e in certe zone del Nord si sono fatte preoccupanti preoccupanti soprattutto per quel che riguarda l’organizzazione sanitaria.
La scelta dei produttori della pellicola in questa direzione è “anche per dare un segno di fiducia e di positività, per cercare di far sì che in questo momento anche difficile ci sia però una sensazione di possibilità di vita”. La sfida di presentare questo capolavoro, che per l’eccellente interpretazione di Elio Germano è valso l’Orso d’argento al festival di Berlino, arriva in un momento di grande difficoltà e sofferenza del Paese. Il cinema, in particolare, è uno dei settori che sta soffrendo maggiormente della situazione in atto, con pesantissime ricadute dal punto di vista economico: ricadute che non sono sempre giustificate, perché – è bene ricordarlo – nella maggior parte delle aree del nostro paese fare una vita normale, e andare al cinema, è qualcosa che non è solo possibile e sicuro, ma anche giusto e auspicabile. Eppure nell’ultimo fine settimana si sono registrate poco più di 300 mila presenze su tutto il territorio nazionale: due terzi in meno rispetto allo stesso weekend lo scorso anno quando furono oltre un milione. Uno scivolone, dal punto di vista degli incassi, che vale una differenza del 75% in negativo.
Ma andiamo al film sulla vita dell’artista eccentrico e solitario nato nel 1899 a Zurigo da una emigrante italiana, respinto in Italia dalla Svizzera dopo un’infanzia e un’adolescenza difficili, che si adatta a vivere in una capanna sul fiume Po. ‘El Tudesc’, lo chiamava la gente, scansandolo perché brutto e rachitico. E lui, Antonio Ligabue, voleva nascondersi da quella gente che lo umiliava e derideva.
Queste caratteristiche Elio Germano riesce a mettere in evidenza con una splendida interpretazione che tiene conto dell’inizio del riscatto per Ligabue nel momento in cui sente che l’arte è l’unico tramite per costruire la sua identità, la vera possibilità di farsi riconoscere e amare dal mondo, e dalle sponde del Po, sulle quali vive, comincia a dipingere il suo mondo fantastico di tigri, gorilla e giaguari. Una ‘favola’, quella del pittore, in cui emerge tutta la ricchezza della sua diversità.
Un grande film, dunque, che mette in luce anche, la capacità interpretativa di Elio Germano. E quale ricompensa migliore per i suoi 40 anni che stringere tra le mani l’ennesima statuetta che ne conferma la bravura? Dalla prima apparizione televisiva, a 8 anni, nello spot del pandoro Bauli, passando per la pellicola di Ettore Scola «Concorrenza sleale» (2001), «Liberi» di Gianluca Maria Tavarelli, «Che ne sarà di noi» di Giovanni Veronesi, «Quo vadis, baby?» di Salvatores, «Melissa P» di Luca Guadagnino, «Sangue» di Libero De Rienzo e «Romanzo Criminale» nella quale interpreta Il Sorcio. Per lui non sono mancate diverse serie televisive tra le quali «Padre Pio», «Un medico in famiglia 2», «Via Zanardi 33», «Ferrari», «Paolo Borsellino», «Faccia d’angelo», «Il sequestro Soffiantini» e molte altre.
Il personaggio di Ligabue è solo l’ultima e l’orso d’argento consegnatogli sul palco del Gala della Berlinale solo l’ultimo riconoscimento che Elio Germano ha voluto dedicare “a tutti gli storti, tutti gli sbagliati, tutti gli emarginati, tutti i fuori casta e ad Antonio Ligabue e alla grande lezione che ci ha dato, che è ancora con noi, che quello che facciamo in vita rimane. Lui diceva sempre ‘Un giorno faranno un film su di mè, ed eccoci qui!”.
Ora, aggiunge, “approfittate, andate al cinema, perché le sale sono vuote, si trova parcheggio,” scherza Germano.
A.B.
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