«Lo scrivente Roberto Lassini, a mezzo della presente, intende irrevocabilmente rinunciare alla propria candidatura nella lista del Pdl a Milano». La lettera è datata 19 aprile ed è stata consegnata dall’avvocato di Turbigo, indagato per l’affissione dei manifesti «Via le Br dalle procure», al coordinatore regionale del partito Mario Mantovani. Una dichiarazione d’intenti che per il sindaco di Milano Letizia Moratti è più che sufficiente a risolvere la spinosa questione di un’eventuale nomina di Lassini in consiglio comunale. «La lettera è in linea con le modalità comunicate dal Viminale – afferma il primo cittadino – Per me il caso è chiuso». Eppure, non è affatto così.
Perché la missiva del candidato alle comunali è solo l’ultima goccia che fa appena intuire la portata dello scontro interno alla maggioranza. C’è il sottosegretario all’Attuazione del programma Daniela Santanchè chi si schiera al fianco di Lassini e contro la Moratti, la Lega che punta i piedi e sbarra l’ingresso di palazzo Marino all’avvocato, i vertici nazionali del Pdl che cercano una via d’uscita e Lassini che un giorno dice bianco e l’altro dice nero. Prima sostiene di aver incassato l’appoggio di Berlusconi, poi di aver tentato invano di stralciare il suo nome dall’elenco dei candidati del Pdl. «Non è colpa mia se non sono stato tolto dalla lista. Premesso che non posso essere cancellato, chi vuole votarmi metta semplicemente una croce sul nome Moratti», consiglia ora. Certo lo sconquasso che ha provocato nel partito è notevole: «Non me l’aspettavo di certo, non sono così diabolico». Obiettivo di Letizia Moratti è riportate in fretta la calma nelle agitate acque preelettorali. «Il partito ha espresso una condanna piena, il segretario regionale Mantovani ha in mano una lettera di dimissioni irrevocabili da parte di Lassini quindi per me è finita qui. Continuo a occuparmi della città», afferma. Spiegando che quando le liste sono state presentate non è più possibile ritirare il nome di un candidato, tuttavia «le dimissioni irrevocabili equivalgono a una sua non candidatura». E in ogni caso Mantovani ci tiene a tranquillizzare: «Nessuno voterà Lassini. Non credo infatti che i milanesi siano interessati a disperdere il proprio voto». Ma non si può dimenticare l’ultimo duello con Santanché schierata a tutto campo con l’ex sindaco di Turbigo per capire che gli esiti del voto a Milano, per il Centrodestra, non sono affatto scontati.
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